Saldarini: difficile missione
Saldarini: difficile missione Un anno dopo la nomina: i rapporti con la città, i politici, i giovani Saldarini: difficile missione Prima intervista dell'arcivescovo di Torino TORINO. L'arcivescovo di Torino, mons. Giovanni Saldarmi, commenta i suoi primi nove mesi di guida pastorale in una diocesi diffìcile e si sofferma sulle motivazioni che l'hanno spinto-a promuovere il recente incontro con le forze politiche della città, incontro che ha suscitato consensi, ma anche polemiche. Perché l'ha fatto? «Per offrire ai politici un aiuto sul piano spirituale». Stupisce, perché l'iniziativa è stata accolta con clamore: «A Milano con il cardinal Martini e monsignor Nicora ne sono state fatte molte». Ma Torino è appunto città «diversa»: in che consiste la diversità? «Il senso del religioso è meno pubblico, ma non più intimista». Nel senso che la città «ha una storia che risente più di una cultura laica che a volte diventa laicista», ossia «che tende a ridurre la Chiesa a sacrestia come per dirle: occupati delle tue cose e non delle nostre». Monsignor Saldarmi rileva la presenza prevalente di valori «laici» quali «il mito dell'uomo tecnico, o meglio tecnologico, economico. A Milano il mondo economico è molto più sensibile alla Chiesa, ai suoi interventi. Quando il cardinale parla, gli industriali ascoltano...». A Torino no? «Ho voluto intitolare la mia prima lettera pastorale "Chiamati a guardare in alto" perché ho la senzazione che spesso qui si guardi...in basso. E a quel livello non si risolvono i problemi». A monsignor Saldami si imputa una certa benevolenza nei confronti di Comunione e Liberazione. Lui spiega che «il vescovo è il pastore di tutti i cattolici, non solo di quelli che vanno a messa». Per quanto riguarda CI dice che forse qualcuno di loro si aspettava di più; «ma non possono ritenersi più Chiesa degli altri». . Cetani Martinetti IN CRONACA Monsignor Giovanni Saldarmi
Persone citate: Giovanni Saldarmi, Nicora, Saldarini
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