E' morto John Hansen con lui la Juventus vinse due scudetti

E' morto John Hansen con lui la Juventus vinse due scudetti Boniperti: «Perdo un fratello» E' morto John Hansen con lui la Juventus vinse due scudetti Lutto per il calcio mondiale, per lo sport danese, per la Juventus. John Hansen è morto per infarto ieri mattina all'alba, a Copenaghen. La moglie l'ha sentito lamentarsi, poi l'ex campione si è come assopito. Non si è più svegliato, vano il trasporto in ospedale. John Hansen aveva 65 anni, dirigeva una agenzia di viaggi e trasporti con ufficio all'aeroporto della capitale. Gli amici di Copenaghen, i vecchi compagni di squadra sono sconvolti. Karl Aage Praest era il più vicino a John, li legava un profondo affetto, avevano fatto coppia con successo nella selezione danese e in bianconero. «Sono disperato, perdo uno della mia famiglia — ha detto Praest al telefono —, avevamo giocato a tennis insieme mercoledì sera, John mi eia parso in ottima forma. Il 1990 si apre con una tragedia che mi lascia di sasso. Non puoi perdere così, senza neppure una parola, un compagno di tanti anni felici». La notizia l'abbiamo ricevuta ieri sera da Flemming Nielsen, che ha giocato nell'Atalanta ed ora è giornalista al B.T. di Copenaghen. Abbiamo chiamato Boniperti. Un lungo silenzio al telefono, e poi: «No, non è possibile. John l'ho sentito a Natale, ci siamo fatti gli auguri. E pochi giorni prima mi aveva avvertito lui della scomparsa di Mario Astorri, un altro dei nostri. Con John Hansen ho vinto due scudetti, giocare al suo fianco era bellissimo. Il suo colpo di testa, ecco, una cosa rara. Un grande calciatore, un grande uomo. Dopo l'amicizia cementata sul campo, abbiamo allargato i contatti alle famiglie, i figli.sono in ottimi rapporti. Perdo un fratello, insomma, e sento un gran vuoto dentro». E Boniperti ha pensato subito a ricordare il campione: «Domenica giocheremo con il lutto al braccio». John Hansen era nato a Copenaghen il 24 luglio 1924. Il calcio italiano l'ha conosciuto, e patito molto, alle Olimpiadi londinesi del '48 quando con i suoi quattro gol ha dato il colpo di grazia alla squadra azzurra, eliminandola dalla competizione. La Danimarca vinse la medaglia di bronzo. Vittorio Pozzo, et della nostra formazione improvvisata, rientrò dall'Inghilterra parlando soprattutto di Hansen. «Ho visto un gioca- tore eccezionale, dalla notevole taglia atletica, il passo lungo ma non lento, una notevole visione di gioco. Una mezz'ala con le qualità di tiro di un centravanti, e da attaccante vero il suo colpo di testa. Come una mazzata, per potenza e scelta di tempo nel colpire la palla». Pozzo ne parlò a Ferruccio Novo, che cercò di mettersi in contatto con John Hansen per assicurarselo. Il contatto avvenne con il presidente del Frem Copenaghen, Bernard Langvold, commerciante di vini, che era a Canelli per contatti di lavoro con la Riccadonna. Ma più rapido fu un dirigente della Nordisk Fiat di Copenaghen, Boella, che chiuse la trattativa in due giorni direttamente col segretario del Frem che avvertì il presidente in Italia. Al suo arrivo in bianconero per la stagione '48-49 già iniziata (firma del contratto il 18 novembre 1948), John Hansen trovò qualche difficoltà nelle prime settimane. Guidava la squadra l'inglese Chalmers, che non accettò volentieri il danese per partito preso, i dirigenti l'avevano acquistato prima di avvertire il tecnico. Ma furono le qualità del lungo Hansen a chiudere ogni polemica. John ha giocato sei stagioni nella Juventus, anche la sua firma sotto gli scudetti del '50 e del '52. Nel lungo periodo in bianconero, 187 partite e 124 gol. Tornato in Danimarca, John Hansen giocò ancora ma il periodo migliore della sua carriera è stato quello vissuto nella Juventus. Scrisse un libro sulle sue esperienze nel calcio, dedicando la maggior parte delle pagine alla sua avventura italiana. Con un ricordo toccante: «Durante il mio primo campionato in Italia, una grave sciagura ha colpito il calcio italiano e anche me. La morte della squadra del Torino. Sono stato fra i primi ad accorrere a Superga dove un uomo bianco in volto, i capelli grigi, stava ritto fra i cadaveri con le lacrime agli occhi Era mister Pozzo, che diceva: "I miei ragazzi, i miei ragazzi" e li chiamava uno per uno. E io cercavo di riconoscere i miei amici. Mazzola, Ballarin, Gabetto, Ossola. Andavamo spesso a pranzo insieme da Mamma Gina». Bruno Perucca John Hansen al Comunale: il suo stile nel calciare a rete