«Apritevi a Tokyo»

«Apritevi a Tokyo» E' arrivato a Roma il primo ministro giapponese Kaifu «Apritevi a Tokyo» L'Italia è l'unico Paese della Cee coi conti attivi rispetto al Sol Levante Il premier chiede che siano attenuate le ^protezioni» al nostro mercato ROMA. I Paesi dell'Est si aprono al libero mercato e subito arriva in Europa, con puntualità giapponese, il primo ministro del Sol Levante a stringere accordi. Nel tour europeo è compresa anche l'Italia e ieri il premier Toshiki Kaifu è atterrato alle 17,40 all'aeroporto di Ciampino, per una visita ufficiale di due giorni. Kaifu è arrivato con la moglie, un folto seguito di funzionari e due alberelli di ciliegio, un regalo per Andreotti. «E' un omaggio floreale tipico della nostra terra», spiegano in uno stentato italiano i funzionari dell'ambasciata giapponese. I rapporti diplomatici tra Roma e Tokyo sono ottimi. L'ultimo viaggio di Giulio Andreotti nel Paese del Sol Levante, in veste di ministro degli Esteri, è di pochi mesi fa. Ieri, ad attendere Kaifu all'aeroporto c'era il ministro degli Esteri Gianni De Michelis. Il premier giapponese è sceso da un Boeing 747 della Jal, compagnia di bandiera giapponese, e subito si è diretto all'appuntamento con Andreotti. L'Italia è la quarta tappa di un viaggio dai ritmi «giapponesi» che finora ha portato Toshiki Kaifu a Bonn, Bruxelles, Parigi e Londra. A Roma il premier si ferma due giorni: ieri pomeriggio ha incontrato il presidente del Consiglio, oggi vedrà il presidente Cossiga e il Papa. Nel pomeriggio una pausa per seguire «Madama Butterfly» al Teatro dell'Opera. E domani si ricomincia: un giorno a Varsavia, due a Budapest, poi il ritorno a Tokyo. Il presidente del Consiglio ha atteso l'ospite a Villa Madama. Nei colloqui si è parlato di politica internazionale, degli investimenti giapponesi in Europa, di aiuti ai Paesi dell'Est europeo, di iniziative comuni tra aziende giapponesi e italiane, e di difesa dell'ambiente. L'Italia, con la Danimarca, è finora l'unico Paese della Cee che riesce a guadagnare nell'interscambio con il Giappone. A fine 1988 la bilancia commerciale pendeva a favore dei prodotti italiani per ben 108 milioni di dollari. Nel 1989, poi, è stato il boom: il surplus sfiora il miliardo di dollari. Il «made in Italy», insomma, affascina l'Estremo Oriente. Ma da parte giapponese si sottolineano le drastiche misure protezioniste alle nostre frontiere: in Italia, ogni anno, si possono vendere al massimo 3300 vetture giapponesi, che arrivano a 33 mila soltanto con escamotage vari. In vista del '93 le barriere all'import dovranno fatalmente abbassarsi e gli industriali italiani sono preoccupati di possibili contraccolpi. Un problema che Andreotti ha subito affrontato ieri sera con Kaifu, sottolineando che da parte italiana c'è estrema disponibilità per concordare i tempi e le forme dell'apertura dei mercati. Toni ben diversi da quelli accusatori che Kaifu ha ascoltato due giorni fa a Parigi nei colloqui con Mitterrand e Rocard. Ma i francesi lamentano un deficit commerciale '89 di quasi 9 miliardi di dollari e gli umori d'Oltralpe sono neri. If.g.l