le «due anime» della Casa Bianca

le «due anime» della Casa Bianca le «due anime» della Casa Bianca Gorbaciov va ancora aiutato? Il governo Bush si spacca WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Salvare o non salvare Gorbaciov? Con la visita del presidente sovietico in Lituania, il dibattito segreto, sviluppatosi nell'amministrazione nonostante il successo del vertice di Malta, è uscito di colpo allo scoperto. Lo ha reso pubblico la crisi baltica, che secondo i media americani deciderà il destino del leader del Cremlino. Gli schieramenti sono chiari. Il segretario di Stato Baker e forse anche Bush antepongono la sopravvivenza politica del presidente sovietico a ogni altra considerazione, persuasi che sia portatore di democrazia. Gli altri membri dell'«inner cabinet», dal vicepresidente Quayle al consigliere della sicurezza nazionale Scowcroft al ministro della Difesa Cheney, ritengono invece che Gorbaciov resti «un rosso» e perciò vada ostacolato, in modo che con lui crolli l'Urss e finisca il comunismo. Nell'immediato, salvare o non salvare Gorbaciov significa appoggiarlo o no nel suo confronto con la Lituania, l'Esto¬ nia e la Lettonia. In apparenza, l'amministrazione ha fatto la sua scelta, ha deciso di aiutare Gorbaciov. Per la seconda volta in due giorni, il portavoce del dipartimento di Stato Boucher ha dichiarato ieri che «gli Usa vogliono progressi pacifici verso l'autodeterminazione, passi che mettano nelle mani di questi popoli i loro destini politici ed economici». Baker, na aggiunto il portavoce, ne parlerà col ministro degli Esteri sovietico Shevardnadzc nei loro colloqui di Mosca il 6 e 7 febbraio. E' una dichiarazione assai sfumata: invita i Paesi baltici alla gradualità e indica che potrebbero decidere non la piena indipendenza, ma una forma di federazione o di associazione stretta all'Urss. Baker insomma vuole dare respiro a Gorbaciov. Nella sostanza tuttavia, la scelta dell'amministrazione non è definitiva. Non lo è proprio a causa del pubblico dibattito se si debba salvare o no Gorbaciov. Col'suo solito ottimismo, ieri l'ex presidente Ronald Reagan, ammettendo di nutrire per lui «una grande simpatia», ha dichiarato che «se è furbo, Gorbaciov lascerà subito liberi i Paesi baltici». Reagan, che non è privo d'influenza a Washington, si è mostrato fiducioso che il leader del Cremlino sopravviva a an'eventuale crisi interna e che i rapporti Est-Ovest non ne soffrano: «Non c'è più motivo per mantenere soggiogate la Lituania, l'Estonia eia Lettonia». Ma voci più vicine a Bush della sua chiedono che l'amministrazione non dia spazio a Gorbaciov. Una è quella di un misterioso «Z», che ha pubblicato un articolo sul «New York Times», l'altra è quella dell'ex negoziatore del disarmo Nitze. «Z» ha scelto il proprio pseudonimo in omaggio a George Kennan, che nel '47, con un articolo firmato «X», enunciò la politica di contenimento dell'Urss, poi adottata da Truman. Probabilmente «Z» è Bob Gates, il vice di Scowcroft al consiglio di sicurezza della Casa Bianca, ex vice direttore della Cia, il massimo esperto americano dell'Urss. L'articolo s'intitola: «La crisi terminale dei sovietici: tutte le strade conducono all'impasse». «E' errato — ha scritto "z'' — guardare a Gorbaciov come al demiurgo della democrazia istantanea. Non dimentichiamo che il comunismo ha sempre trionfato in una cosa sola: nel restare al potere. Forse Gorbaciov succederà a se stesso, se la perestrojka finirà in un altro 18 brumaio sarà il suo Bonaparte». Nitze ha espresso analoghi concetti. In un articolo sul «Washington Post», «Comunismo: i fautori del potere del partito non si arrendono», Nitze ha affermato che «a breve termine Gorbaciov cerca di preservare le strutture comuniste, rinviando invece il confronto ideologico». Il suo consiglio: «Gli Usa non devono accettare il ripristino della disciplina comunista. Se Gorbaciov si avviasse in quella direzione, l'America deve opporsi. Credo che dobbiamo essere pronti a rischiare i pericoli dello scoppio del caos nell'Urss». Sono pareri condivisi a Washington: anche al Congresso, la tentazione più forte è di lasciare che Gorbaciov «vinca o perda da solo», come ha detto il senatore repubblicano Cohen. [e. e.) Paul Nitze