«Il frigo-bar nelle celle »

«Il frigo-bar nelle celle » «Il frigo-bar nelle celle » Amato: contro armi e droga alt ai pacchi-dono TORINO. Punti vendita aperti ai detenuti, frigobar e citofoni dentro ogni cella, servizio di lavaderia a gettoni, cucine autonome. Ecco le prigioni degli Anni 90. Il direttore generale degli istituti di pena, Niccolò Amato, a Torino per l'inaugurazione dell'anno giudiziario, ha presentato ieri al carcere delle Vallette una serie di iniziative che l'amministrazione realizzerà a partire dalla prossima primavera. «Subito spacci, frigoriferi, citofoni e lavatrici; poi le cucine autonome, che richiedono interventi strutturali, più complessi». E' un progetto che Amato sintetizza in uno slogan: «Legalità e dignità». Spiega: «Dobbiamo assolutamente abolire i pacchi che i familiari portano periodicamente ai detenuti. Controllarli significa dover utilizzare il personale in mansioni che sono umilianti e comportano grande spreco di tempo: penso a istituti come quello di Poggioreale, dove si trovano detenute 2500 persone». Ma sulla decisione di dotare le carceri di servizi «diretti», che rendano superfluo il ricorso ai pacchi (peso massimo, 5 chilogrammi) con biancheria pulita, vivande e mille altri oggetti, ha pesato anche un altro fatto: «Si sente dire in giro che negli istituti circoli liberamente la droga. E' esagerato. Però non posso escludere che molte cose sfuggano ai nostri controlli», dice Amato. E aggiunge: «In questo modo riusciremo a utilizzare meglio il nostro personale, restituendogli dignità, e a evitare situazioni di illegalità». Nel pieno delle polemiche sui benefici della cosiddetta legge Gozzini e sugli effetti dell'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, il direttore generale degli istituti di pena vorrebbe evitare di trasmettere all'opinione pubblica l'immagine di carceri-paradiso, dove i detenuti possono andare liberamente a fare la spesa o invitare «colleghi» di altre sezioni a prendere tè e pasticcini. Niccolò Amato lo dice e ribadisce più di una volta: «Sia chiaro, questo non è il riconoscimento di un nuovo diritto ai detenuti. Si tratta solo di una diversa regolamentazione: in pratica, una diversa applicazione di un diritto che i 35 mila carcerati italiani hanno già». Quanto ai tempi di realizzazione del progetto, il direttore degli istituti di pena è sicuro di poter cambiare volto alle prigioni nel giro di due o tre mesi. Le novità saranno introdotte con semplici provvedimenti amministrativi, circolari che partiranno al più presto dal suo ufficio. «Non ci dovrebbero essere grossi problemi. Avremo punti vendita in ogni sezione: il detenuto non dovrà più ricorrere agli agenti di custodia per ordinare i suoi acquisti allo spaccio. Negli orari stabiliti, con un blocchetto di buoni nominativi, sarà lui a presentarsi direttamente al bancone. Resta inteso che, come da sempre avviene, 'h ■ non saranno ammessi scambi di denaro tra prigionieri». E per i frigobar? «Non c'è che da fare le ordinazioni». E la lavanderia a gettoni? «Oggi esiste già un servizio interno. Ma da domani i detenuti potranno lavare e stirare in carcere anche la biancheria intima, che generalmente consegnano ai loro familiari. Per alcuni sarà anche un'occasione di lavoro». I citofoni, invece, serviranno a rendere più sicura la vita oltre le sbarre: «Per qualsiasi problema si potrà comunicare con una specie di sala operativa». Nessun accenno ai costi dell'operazione («Dobbiamo ancora fare i conti») e ancora un riferimento alla qualità del lavoro del personale. Amato conclude ricordando che, in fondo, sono forse più gli agenti di custodia che i detenuti ad apprezzare le prigione degli Anni 90: «Restituiremo loro la professionalità perduta». Gianni Armand-Pilon

Persone citate: Gianni Armand-pilon, Gozzini

Luoghi citati: Torino