Milano, Fim commissariata per debiti

Milano, Fim commissariata per debiti Deficit di oltre 800 milioni per il sindacato dei metalmeccanici Cisl, interviene Roma Milano, Fim commissariata per debiti // leader Tiboni replica: «E' solo un pretesto perfarmi fuori» MILANO. Travolta da 885 milioni di debiti, l'intera struttura dirigente della Fim-Cisl milanese è stata «azzerata, sciolta e commissariata» alle 15,30 di ieri. Un drammatico esecutivo nazionale della Cisl, riunito in via d'urgenza a Roma, ha accettato la relazione preparata da tre sindaci revisori che in questi mesi hanno spulciato il libro dei conti. A fronte di un passivo ufficiale di 80 milioni, i contabili mandati da Roma hanno scoperto una voragine di 885 milioni. Da qui la decisione di spedire Salvatore Biondo, in qualità di commissario, per riassestare i conti della categoria metalmeccanica forte di 15 mila iscritti. Biondo si insedia oggi e nelle prossime ore delegherà l'incarico a Vito Milano, segretario regionale Fim-Cisl, che lavorerà per 18 mesi. Imputato numero uno di queste «gravi irregolarità amI, ministrative, distrazioni di ri¬ sorse e manifesta ingovernabilità della struttura» è il leader storico dei metalmeccanici Cisl, Pier Giorgio Tiboni, accusato esplicitamente di avere sperperato il denaro in «iniziative incongrue e improduttive», cerne le definisce Roncato della Cisl milanese. Per esempio? L'acquisto di un appartamento costato 180 milioni, dove si è installata la segreteria della FimCisl. L'aver finanziato la rivista mensile Azimut «che costava 30 milioni a numero e ne incassava sì e no cinque». L'aver investito 20 milioni annui nell'emittente Radio popolare di Milano. Ma soprattutto l'aver ingigantito la pattuglia dei collaboratori pagati a tempo pieno. Precisa Roncato: «La sue segreteria era formata da almeno dieci persone, il suo apparato, da cinquanta funzionari. Tutti a carico del sindacato. Tiboni è arrivato a finanziare una cooperativa di cibi naturali, il Gli¬ cine, che ci è costata un sacco di soldi». Si chiede polemico: «Perché mai un sindacato metalmeccanico deve investire in patate e frutta biodinamica?». Tiboni, che ha misurato il proprio isolamento ieri pomeriggio all'esecutivo romano, quando il commissariamento è stato deciso con 22 voti favorevoli e solo il suo contrario, si difende accusando: «Quella che si scrive oggi è una pagina ingloriosa e miope nella storia della Firn. Non esistono questioni economico-finanziarie alla base delle decisioni della segreteria nazionale, ma la volontà di attentare all'autonomia politica della Firn milanese». Tiboni non è nuovo ai contrasti con Roma. Sulla vertenza Fiat, dopo l'acquisizione dell'Alfa Lancia, le posizioni del segretario erano in rotta di collisione con i vertici nazionali. Contrario all'accendo separato siglato tra la Fiat e i metalmec¬ canici di Cisl e Uil nell'87, Tiboni fu deferito ai probiviri e poi sospeso per sette mesi. Rientrò in segreteria e nel dicembre dell'88 fu rieletto segretario generale. Dice oggi: «Tra noi e la Firn nazionale c'è una sostanziale differenza politica di fare sindacato. Noi abbiamo difeso, anche ricorrendo alla magistratura, i lavoratori espulsi. E, recentemente, ci siamo costituiti parte civile nel processo torinese per la tutela dei diritti dei lavoratori alla Fiat». Si dichara «vittima della maggioranza» e promette che non si rassegnerà «alla pax romana*. Secca la risposta in casa Cisl: «Quando uno viene preso in castagna — dice Giorgio Capriolo, della segreteria regionale — cerca sempre di parlar d'altro. Nessuno vuole liquidare politicamente Tiboni, ma recuperare questi benedetti 885 milioni». Pino Corrias

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