Venne il figurino e rivoluzionò la moda

Venne il figurino e rivoluzionò la moda Venne il figurino e rivoluzionò la moda La collezione di Carlo Gamba: una mostra e un libro M ODA e pubblicità: assilli dei giorni nostri? Si direbbe proprio di no, se — come scrive Marisa Santarsiero — il primo figurino «come intenzionale immagine di moda» nasce intorno al 1540. Insomma che l'abito non faccia il monaco è certamente vero, ma che tutti, fin dai tempi più antichi, cerchino nell'abito dei messaggi sociali ben precisi, è pure una verità assodata. Ma perché questi segnali arrivino a tutti occorre che tali «etichette» siano divulgate, conosciute e quindi immediatamente riconosciute dalla gente. Che cosa meglio dell'immagine, della pubblicità, per dirla in modo moderno? L'abito, inteso quindi come «status symbol», vede H suo boom durante il Settecento e si afferma poi largamente nell'Ottocento. Complice di questo modo di pensare, il figurino. Ancora una volta la moda — argomento frivolo per molti — diventa veicolo e testimonianza di un'epoca. Carlo Gamba, fiorentino, critico d'arte, esperto e appassionato collezionista, raccolse nel corso della sua vita oltre quindicimila stampe sul tema, tratte dalle più note riviste — soprattutto francesi — dell'Ottocento e dei primi '900. Dalla sua morte (avvenuta nel 1956) questi figurini sono proprietà della Biblioteca Marucelliana di Firenze, ma solo adesso, grazie all'interessamento di Rossella Todros, responsabile del settore stampe e disegni della biblioteca, sono stati ordinati e catalogati. Da questo lavoro è nata una mostra (ospitata in una sala della biblioteca e aperta fino al 31 gennaio) e un libro II figurino di moda - La donazione Carlo Gamba, edito dal Poligrafico dello Stato e contenente, oltre a una selezione di disegni, cinque interessanti saggi sulla figura del conte, sulle caratteristiche della collezione, sul significato sociale della moda, sulle tecniche e sull'«arte» del figurino. Un centinaio di pagine dalle quali emerge l'immagine della donna nelle varie occasioni della giornata, casalinghe o mondane, e dove soprattutto si vede l'importanza del figurino come veicolo della moda e vero anticipatore dei metodi pubblicitari attuali. Interessante, anche a occhi profani, è vedere lo stile usato. Ben lontano dai veloci schizzi odierni, dove poche linee danno l'idea del modello e il senso del movimento (lì tutto è ben definito fin nei mimini particolari), il figurino, non disegnato dai maestri sarti ma da veri e propri pittori, seguiva di pari passo gli stili della pittura contemporanea. Disegni rigidamente «manieristi» lasciano così a po¬ co a poco il posto ad altri più leggiadri di chiara impronta impressionista, se non nel tratto almeno nello spirito «en plein air». > Curioso è anche notare come quasi mai l'abito sia dipinto da solo. Intorno c'è sempre un ambiente, una situazione che lo inserisce nella realtà e che nello stesso tempo dà alla donna il suggerimento di quando usare quell'abbigliamento. Guai sbagliare, infatti. Disgraziata la donna che «riceveva» con lo stesso abito usato per la passeggiata o che, peggio che mai, usciva con lo stesso vestito con cui andava a tavola. La moda aveva delle regole rigidissime — che erano poi quelle dettate dalle abitudini sociali e dagli impegni quotidiani —, trasgredirle significava «perdere la faccia» davanti alle amiche e soprattutto alle nemiche. I più esperti, attraverso il libro, potranno poi apprezzare le diverse tecniche di stampa, dalla xilografia alla litografia, dall'acquatinta all'acquaforte e così via. E qui la bravura viene messa davvero a dura prova. Fu quindi il figurino l'artefice di quella grande macchina che è diventata la moda. Le signore curiose di sapere come vestivano le dame, soprattutto quelle francesi, sfogliavano avidamente le riviste che poi sottoponevano ai loro sarti di fiducia. I couturière più intraprendenti capirono subito l'importanza di determinare un loro stile attraverso questo mezzo di divulgazione. Il figurino assunse così molteplici funzioni: di riflessione del creatole prima, di strumento di personalizzazione poi e, infine, di mezzo pubblicitario. Non era ancora il tempo di collezioni e stilisti ma il principio era nato. Tiziana Longo