Lucca: le croci d'oro nascoste nel fienile

Lucca: le croci d'oro nascoste nel fienile Presto in mostra tesori dal '200 al '500 Lucca: le croci d'oro nascoste nel fienile rt LUCCA ■ 1 IRCA 250 croci procesI sionali, calici, reliquiari 1 i d'argento dorato e smal-Mitato dal '200 al '500 saranno esposti a Palazzo Mansi (19 gennaio-30 settembre). Un tesoro sorprendente raccolto in dieci anni di ricerche da 500 chiese e oratori di Lucca e provincia. Un territorio che coincide in gran parte con l'antica diocesi e si estende dalla Versilia alla Garfagnana, sino a Pisa, Firenze, Pistoia, Modena. Nascosti in cassaforti di vecchie canoniche, in case e in fienili, come racconta Clara Baracchini, curatrice della mostra, sono emersi pezzi inediti, croci soprattutto, nomi sconosciuti di orefici trecenteschi, qualche dat Sti ll ta. Scampati alle distruzioni del tempo, alle fusioni e esportazioni ottocentesche, permettono di delineare una prima storia dell'oreficeria lucchese del Medio Evo e Rinascimento. Li vediamo in anteprima, sdraiati sui grandi tavoli dei laboratori di Palazzo Mansi, vere e proprie sculture d'oro e d'argento, solidi, ricchi, lucenti (una settantina restaurati), pronti a essere sistemati nelle vetrine di 15 sale del palazzo. Li accompagneranno didascalie, grandi foto con raffinati particolari che faciliteranno confronti tra gruppi di og- getti di una stessa ottega o di maestri diversi. Calchi e sculture del '300 e '400 e i due dipinti, finalmente visibili, della collezione Mazzarosa, con i santi Biagio e Lucia di Michelangelo di Pietr chelangelo di Pietro, importante lucchese del tardo '400, sottolineeranno gli scambi con pittori e scultori contemporanei. Tre sezioni illustrano tipologie, tecniche di fabbricazione e restauro. Quando comincia in Lucchesi;! una produzione orafa? Gli oggetti più antichi che conosciamo, del XII Secolo, il cofanetto della chiesa di San Frediano, forse danese, il reliquiario a cassetta di San Tommaso Beckett del Duomo e il braccio-reliquiario di San Paolino, tutti esposti, sono di officine straniere: testimoniano come anche a Lucca si apprezzasse la fine produzione di Limoges, che con la varietà cromatica degli smalti e i costi relativamente bassi, aveva invaso il mercato europeo. I primi documenti noti di un'attività orafa a Lucca sono gli Statuti degli orefici del 1371, compilati dopo la riacquistata libertà da Pisa. Ma è quasi certo che l'Arte esisteva già nel '200, quando intorno alla cattedrale fervevano i lavori degli scultori lombardi e dei pittori lucchesi Berlingbieri. Tra le più antiche croci ritrovate, rarissime, ci sono quelle di Casoli in Lunigiana, Granaiola in Val di Lima e Pomezzana in Versilia: tre splendidi pezzi di cultura ancora bizantina e protoromanica. Alla fine del '200 e nella prima metà del '300 si affermano tendenze varie, articolate, che indicano la presenza di prodotti legati a Pistoia, Pisa, Siena e Firenze. Sono anni drammatici per Lucca coinvolta in guerre contro Pisa e Firenze,'in saccheggi, dominazioni straniere, fino a quella pisana dal 1342 al 1369. E' probabile che le officine lucchesi siano in crisi e che i committenti si rivolgano ad artisti forestieri. Le tre bellissime croci di Convalle, Lucchio, Lupinaia di Fosciandora (una scoperta) appartengono, ad esempio, ad Andrea di Jacopo, uno dei maggiori orefici pistoiesi, documentato dal 1284 al 1316 e autore del paliotto e della tavola dell'altare d'oro del Duomo di Pistoia, eseguito dal 1287 al 1316 come gli ultimi studi confermano. Opera di anonimi collaboratori pistoiesi di Andrea di Jacopo sono le croci di Vagli di Sotto e di Crasciana o quelle inedite di Tereglio e Casciana di Camporgiano. Altre (Famocchia, Retignano, Colognora, Trassilico) sono influenzate dal prestigioso orafo senese contemporaneo Guccio di Mannaia e, nei disegni degli smalti, dallo scultore Giovanni Pisano. Quelle di Cune, Sillano, Gramolazzo dimostrano invece la fortuna incontrata in Lucchesia dal pisano Lotto: firma il calice di Gbivizzanò e la preziosa croce di Pontremoli, che traducono in argento e smalto ritmi e motivi della pittura e scultura pisana (Traini, Buffalmacco, Tino di Camaino). La croce di S. Lorenzo a Vacceli simpatizza. per Firenze, mentre è certamente prodotta a Lucca la croce di Albiano, seneseggiante, che porta il marchio con pantera simbolo dello Stato. Nel secondo '300 prevale invece in Lucchesi a un nuovo tipo di croce, rappresentato da 22 esemplari omogenei, di cui 8 inediti, cui si possono aggiungere 3 calici, realizzati a sbalzo e decorati con smalti traslucidi. Anonimi, eleganti, come quelli di Sorbano del Vescovo o di Sant'Andrea in Caprile, o più modesti, fanno pensare al risorgere, con la libertà, di un certo numero di botteghe. I modelli comuni, variamente interpretati, s'ispirano ai grandi scultori pisani Nino e Tommaso. Se gli orefici lucchesi si svegliano dopo il 1369, nel '400 pullulano. Recenti ricerche di archivio ne hanno individuati ben 23 con relative botteghe tra 1400 e 1440. Le moltissime croci riemerse (da San Cassiano di Menano a Montemagno, da San Cassiano di Controne a Gattaiola fino a frazioni periferiche) indicano un mondo eclettico, ancora da sondare: una mescolanza, come nella contemporanea pittura, di motivi emiliani, nordici, fiorentini. Proprio a Firenze, nuovo polo di attrazione, guarda Francesco Marti, il maggiore orafo lucchese del '400, noto dal 1479 al 1521. Di famiglia pisana, impiantata da decenni a Lucca, è strettamente legato all'ambiente fiorentino del Verrocchio e lavora in città con la sua bottega in piazza San Michele, in contatto coi maggiori pittori e scultori lucchesi. Lo dimostrano oggi tutte insieme le sue affascinanti croci, innovatrici nella tecnica, struttura e iconografia. Saranno esposte le quattro documentate (Tresana, Ombreglio, Pietrasanta, Lucca), quelle certe di Marlia e Seravezza, e una ventina delle quaranta di bottega o repliche tarde ritrovate nel territorio, che dimostrano l'enorme successo sino al '600. Maurizia Tazartes Orafo affine a Nino Pisano: Croce di Sorbano del Vescovo (pan.)