«Berlino Est deve essere socialista»

«Berlino Est deve essere socialista» «Berlino Est deve essere socialista» BERLINO EST. «La Repubblica Democratica Tedesca deve essere un Paese socialista. Perché socialismo significa innanzitutto gestione collettiva dei servizi e dell'economia, solidarietà, rapporto nuovo ed autentico fra società o Stato. Niente a che fare con quello che abbiamo conosciuto qui, cioè quarant'anni di monopolio della Sed». A parlare è Jorn Reissig, un trentenne timido e forse un po' impaurito, vissuto fino a pochi mesi fa nel timore di essere arrestato. E' portavoce della sede berlinese di Neues Forum, il gruppo d'opposizione della Ddr più noto all'estero, riunitosi ieri a Lipsia per discutere le proprie sorti e quelle del Paese. Già all'inizio di settembre Neues Forum aveva proposto una piattaforma politica, firmata da un centinaio di persone. In testa i fondatori del movimento: la pittrice Bàrbel Bohley, gli scienziati Sebastian Pfiugbeil e Jens Reich. Il documento — che si apriva indicando nella crisi economica e nel deterioramento delle condizioni di vita le cause dell'esasperazione collettiva e della massiccia fuga ad Ovest — era una richiesta inequivocabile di rinnovamento: di giustizia, democrazia, libertà, pace, protezione dei cittadini dalla violenza dello Stato e di misure per impedire il disastro ecologico. Ora che la Ddr ha guadagnato la simpatia del mondo dopo aver spazzato via, con la pacifica rivoluzione, quarant'anni di cupo regime, la situazione interna è ad un passo dal caos. La gente non è tranquilla. Cosciente d'aver eliminato il vecchio sistema, trova difficoltà nel farne funzionare uno nuovo. Come al solito, il rinnovamento politico è più veloce di quello economico e sociale. E, anche se è di questi giorni la notizia che i sei gruppi principali si presenteranno insieme nella coalizione «Alleanza '90» alle elezioni di maggio, l'opposizione rimane divisa sulle questioni fondamentali: il ruolo futuro del socialismo, i rapporti con l'altra Germania, modi e tempi della riunificazione. Neues Forum in particolare attraversa una fase critica, in cui si scontrano quanti contestano la trasformazione del movimento in partito e quanti invece vedono questo passaggio come una necessità. A fine gennaio si tireranno le fila in un congresso di fondazione e si deciderà la linea da adottare in Jòrn Reissig vista delle prime elezioni libere, indette il 6 maggio prossimo. Abbiamo incontrato Reissig a Berlino Est. Nella capitale quelli di Neues Forum si trovano in un vecchio stabile della Rosa Luxemburg Strasse, dove stanno organizzando la redazióne del loro settimanale, «Die Andere» (L'Altro), in un locale affollato da un continuo andirivieni di persone. Un po' diffidente e incerto, forse perché il suo gruppo non ha attualmente una linea ben definita, Reissig risponde alle nostre domande. Qual è il ruolo dell'opposizione e di Neues Forum in particolare? Non si deve pensare all'opposizione come ad una struttura compatta. Le differenze fra i vari gruppi sono notevoli e non è semplice ripercorrerne la storia. Alcuni sono orientati sulla linea dei partiti di Bonn e sono forse i più forti. Mi riferisco all'Sdp, il partito socialdemocratico costituitosi ufficialmente ad ottobre. Fra gli esponenti di spicco ci sono il pastore Markus Meckel e lo storico Ibrahim Bòhme e sono orientati verso i socialisti della Repubblica Federale. L'altro movimento cui mi riferivo è quello del pastore Reiner Eppelmann, «Demokratischer Aufbruch», anch'esso filoccidentale a mio giudizio. «Demokratie Jctzt» è più a sinistra, e insiste molto sull'indipendenza del nostro Paese dalla Repubblica Federale. Neues Forum si presenta come un'alternativa. La nostra attività è qualcosa di nuovo e di importanza vitale. Diecimila adesioni dimostrano che l'impegno civile, nonostante la stagnazione della nostra società,