L'auto gialla ora gioca la carta dell'Est

L'auto gialla ora gioca la carta dell'Est Intesa tra la Suzuki e l'Ungheria per una fabbrica che produrrà 50 mila vetture di media cilindrata L'auto gialla ora gioca la carta dell'Est // 40% della produzione esportato in Europa occidentale La Toyota sostiene la Daihatsu per trattare con la Polonia TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Cadono le barriere dell'Est europeo e, puntuali, i giapponesi si presentano all'appuntamento con questo nuovo mercato dell'auto in Europa. Ma l'obiettivo, dall'Ungheria alla Polonia, non è solo la crescita sui mercati nazionali: l'investimento è ad Est, ma i clienti cui guarda Tokyo sono ad Ovest, nel ricco mercato comune della Cee. Le prime macchine ungheresi, ormai è ufficiale, saranno giapponesi. Con l'etichetta magiara saranno in buona parte esportate in Europa occidentale. La Suzuki ha annunciato ieri la conclusione d'un accordo con l'Ungheria per uno stabilimento che comincerà ad assemblare vetture vicino a Budapest dal '92. Intanto la Toyota corre in soccorso della Daihatsu: la società si è trovata in un momento di particolare difficoltà e rischiava di dover rinunciare alla trattativa in corso con la Polonia (ove la società giapponese è in concorrenza con la Fiat). Ma torniamo all'Ungheria. L'accordo annunciato dalla Suzuki prevede che dal 1992 saranno montate in Ungheria 15 mila vetture annue per il primo e secondo anno, e 50 mila dal terzo. Secondo le intese, il 40 per cento della produzione sarà destinato ai paesi della Comunità, grazie ai trattamenti preferenziali che la produzione ungherese riceverà dalla Cee in base agli accordi in corso. L'obiettivo produttivo a lungo termine è di 100 mila unità all'anno del modello Swift, da mille e 1300 ce di cilindrata, e a quattro ruote motrici. L'intesa è stata raggiunta alla vigilia della visita del premier Kaifu, che arriverà in Ungheria la settimana prossima. La joint-venture è stata realizzata da parte giapponese dalla Suzuki e dalla Itoh, una delle maggiori compagnie di trading, che avranno insieme il 40 per cento; da parte ungherese da un consorzio di varie imprese che avranno il 50 per cento, sostenute da un'affiliata delle Banca Mondiale, la Icf, cui andrà il 10 per cento. Capitale iniziale 100 miliardi di lire, con un primo investimento di 200 miliardi per lo stabilimento che sorgerà a Esztergom, a circa 60 chilometri da Budapest. Il 50 per cento di cui sono titolari gli ungheresi è costituito sulla base di prestiti giapponesi. Almeno in una prima fase secondo le ammissioni ufficiali, la fabbrica di automobili ungaro-giapponese sarà in realtà solo montaggio di materiale nipponico. Secondo la Suzuki, infatti, l'obiettivo è di arrivare dopo il primo anno al 50 per cento dei componenti di produzione locale: un piano ambizioso e non si sa quanto raggiungibile. La Tv ha ieri mostrato il presidente della Suzuki in visita a una fabbrica ungherese, visibilmente depresso se non irritato per lo stato degli impianti locali. Quasi certamente per il primo anno si farà solo montaggio, appunto. L'obiettivo proclamato è comunque di arrivare al 70 per cento dei componenti di produzione locale. La strategia commerciale immediata, come indica l'inizio della produzione dal 1992, è la penetrazione del mercato dell'Europa occidentale, pur puntando sul lungo termine anche ai mercati orientali. Intanto la Toyota rafforza e mette ancor più le mani sulla Daihatsu per sostenerla nel negoziato per uno stabilimento in Polonia che in cinque anni dovrebbe produrre 120 mila vetture all'anno, anch'esse in buona parte destinate all'esportazione sui mercati euro-occidentali. Già maggior azionista della Daihatsu col 14 per cento, Toyota si appresta a portare la sua quota al 20 per cento con un sostanzioso apporto di capitali e sollevare la società da un momento di difficoltà. Il mese scorso infatti Daihatsu ha dovuto richiamare 6135 vetture dei modelli Applause e Charade per accertati gravi difetti al sistema frenante e al serbatoio. L'operazione comporta di per sé una perdita per Daihatsu di oltre tremila miliardi di lire, e secondo analisti del settore avrebbe potuto pregiudicare le sue strategie di espansione. L'aumento della quota di partecipazione Toyota sembra diretto da una parte a evitare questo rischio, dall'altra a sostenere l'ingresso in Polonia come testa di ponte verso i mercati europei. Fernando Mozzetti I Hfipi TOTALE /r=r=K 1988 TOTALE 1989 =K isoti VENDITE 1 DI AUTO NEL MONDO I DATI IN MIGLIAIA I DI UNITA' VENDITE 19U □VENDITE 1989 [STIMA] GIAPPONE è jE'4.000/iga _ /7TT\

Persone citate: Fernando Mozzetti I, Itoh, Kaifu, Suzuki, Swift