Non c'è colpevole per la strage Chinnici
Non c'è colpevole per la strage Chinnici Proscioglimento con formula piena, si farà invece un nuovo processo per l'associazione mafiosa Non c'è colpevole per la strage Chinnici La Cassazione conferma le assoluzioni per i fratelli Greco ROMA. Resta senza colpevole anche la strage di via Pipitone Federico in cui il 27 luglio '83 rimasero uccisi il consigliere istruttore Rocco Chinnici, i due carabinieri della sua scorta Mario Trapassi e Salvatore Bartolotta e il portiere dello stabile dove abitava l'alto magistrato Stefano Li Sacchi. Per fare luce sull'attentato non sono bastati 7 processi, 30 magistrati e 24 giudici popolari. I fratelli Michele e Salvatore Greco sono stati definitivamente prosciolti dall'accusa di strage. Lo ha deciso ieri sera dopo otto ore di camera di consiglio la quinta sezione penale della Cassazione, presieduta da Raffaele Dolce, su conforme richiesta del sostituto procuratore generale Carmine Cecere. E' stata così confermata la sentenza con cui il 21 dicembre '88 la Corte d'assise d'appello di Messina, occupandosi per ultima dell'efferato delitto, aveva decretato l'assoluzione per insufficienza di prove dei fratelli Greco, ritenuti i mandanti della strage. Michele, il «Papa», indi¬ cato come il capo della «cupola» di Cosa Nostra, è tuttora in carcere perché condannato in primo grado all'ergastolo nel maxiprocesso, mentre Salvatore è latitante. La Suprema Corte in applicazione del nuovo codice di procedura penale ha, però, cancellato la formula dubitativa del proscioglimento. Ugualmente prosciolti con formula ampia anche i «manovali» della mafia Pietro Scarpisi e Vincenzo Rabito, ritenuti i responsabili materiali dell'attentato (un'autobomba comandata a distanza). Sulla drammatica vicenda non è, comunque, calato il sipario. Ci sarà un nuovo processo, l'ottavo, in Corte d'assise d'appello a Reggio per ricalcolare le pene per «associazione a delinquere di stampo mafioso». Per tale reato Michele Greco era stato condannato a 12 anni, Salvatore a 10 e Rabito a 5 anni e 10 mesi. Per Scarpisi sono, invece, definitivi i 5 anni e 10 mesi di carcere perché non ha presentato ricorso. I legali di parte civile e l'av¬ vocato dello Stato avevano, invece, chiesto l'annullamento del processo di appello per un motivo formale: si sarebbe dovuto svolgere a Catania, e non a Messina, sede erroneamente designata senza tener conto che a Catania (dove si era celebrato il precedente processo d'appello) esisteva già una seconda sezione di Corte d'assise dove il dibattimento doveva celebrarsi. Ma la Cassazione, che per la terza volta (è quasi un record) si occupava della strage, ha respinto questa tesi, condannando addirittura la Presidenza del Consiglio, i ministeri dell'Interno, della Difesa e di Giustizia, nonché la Regione siciliana al pagamento delle spese di quest'ultima fase del processo. L'intera vicenda ruota intorno alle accuse di un «pentito», considerato il testimone-chiave. Si tratta di Bou Chebel Ghassan, un libanese doppiogiochista, ex confidente della polizia e trafficante di droga. In base alle sue dichiarazioni, ritenute attendibili, il 24 luglio '84 la Corte d'assise di Caltanis- setta condannò i Greco all'ergastolo e assolse per insufficienza di prove Scarpisi e con formula piena Rabito. In appello, il 14 giugno '85, il verdetto fu confermato per i due presunti mandanti, mentre anche Scarpisi e Rabito furono condannati a 22 anni di carcere, come autori materiali della strage. Ma il 3 giugno '86, con una clamorosa decisione, la prima sezione penale della Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, annullò le pesanti pene inflitte in secondo grado e dispose un nuovo processo a Catania che il 10 luglio '87 si concluse con una nuova condanna all'ergastolo per i Greco e a 22 anni per Scarpisi e Rabito. Il 18 febbraio '88 le sezioni unite penali della Cassazione annullarono tutte le condanne. Sesto verdetto il 21 dicembre '88: la Corte d'assise d'appello di Messina assolse i quattro imputati per insufficienza di prove dall'accusa di strage. Ma )i ritenne, invece, responsabili di associazione a delinquere di stampo mafioso. Ip. 1. f.] Michele Greco: processo a Reggio
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