«Amnistia per le droghe leggere» di Francesco Grignetti
«Amnistia per le droghe leggere» Confermata invece l'esclusione dei reati fiscali e contro la pubblica amministrazione «Amnistia per le droghe leggere» Voto a sorpresa in commissione ROMA. Gli spacciatori di droghe leggere potrebbero essere amnistiati: l'ha deciso ieri, con un voto a sorpresa che ha preso in contropiede la maggioranza di governo, la commissione Giustizia della Camera. La proposta, partita da verdi, demoproletari e radicali, ha trovato l'appoggio di una parte della de e del liberale Alfredo Biondi; astenuti i comunisti. I socialisti sono rimasti soli ad opporsi al provvedimento e ora chiedono che questo voto non concordato sia smentito da un pronunciamento opposto dell'aula. Niente amnistia, invece, per sindaci e assessori corrotti. Né riguardi per gli evasori fiscali, come avevano proposto 78 deputati della maggioranza. Saranno amnistiati solo i reati tributari commessi con vizi di forma: la contabilità irregolare, ad esempio, o il ritardo nel versamento delle imposte da parte delle aziende. «Il voto sulla droga leggera è un segnale, per noi socialisti, preoccupante», ha polemizzato, immediatamente dopo la decisione, il deputato psi Raffaele Mastrantuono, vicepresidente della commissione Giustizia. Il testo messo a punto dal ministro Vassalli escludeva esplicitamente dall'amnistia il reato di «vendita e cessione anche gratuita» di spinelli e quello di «proselitismo all'uso di stupefacenti leggeri». A sorpresa, in- vece, l'inedita maggioranza formatasi in commissione li ha voluti rein3erire. «E' un reato veramente minore: in genere sono ragazzi che si passano uno spinello», hanno spiegato i deputati favorevoli. «Io ho votato sì — ha sostenuto Alfredo Biondi — e con me diversi democristiani. E' un fatto innegabile che la de, sulla questione droga, è spaccata». Ma il disegno di legge governativo sull'amnistia, dopo l'esame della commissione Giustizia, arriverà in aula e 11 molti giochi potrebbero essere riaperti. A far da «mastini», perché il progetto non venisse stravolto da emendamenti, già ieri erano arrivati il ministro della Giustizia, Giuliano Vassalli, e il suo collega Formica. Quest'ultimo è venuto espressamente a osteggiare una proposta (firmata, tra i primi, dal deputato de Mario Usellini e dal socialista Franco Piro) che di fatto avrebbe voluto estendere l'amnistia a tutti i reati fiscali. «Io dico un no grande come una casa — ha detto, riferendosi alla proposta di legge Usellini-Piro —. Come può seriamente sostenersi, senza offendere il sentimento collettivo, che non dichiarare o non fatturare miliardi costituisce un reato minore, che merita la benevolenza dello Stato?». Nel complesso, ieri la commissione ha accolto la linea proposta dal governo di un'amnistia «magra», con limiti assai rigidi. Quanto agli amministratori corrotti, come s'è detto, l'amnistia è stata preclusa. In questo caso, complice anche l'assenza di molti parlamentari del pentapartito, sono stati bocciati alcuni emendamenti molto attesi dagli assessori comunali di mezza Italia: si proponeva di amnistiare il peculato per distrazione (utilizzo improprio di fondi pubblici), l'interesse privato e il falso ideologico. Vassali si è opposto e con lui i repubblicani e i comunisti. A favore, invece, hanno votato esponenti socialisti e democristiani. Dopo alcune bocciature, tutti gli emendamenti sono stati ritirati. «Li ripresenteremo dopo un vertice della maggioranza che dia uniformità alle varie proposte», ha spiegato Mastrantuono, lasciando intendere che anche su questo punto il confronto riprenderà in aula. «Sui reati tributari e su quelli legati alle amministrazioni locali, so bene che in Parlamento ci sarà battaglia: e inevitabilmente i tempi si allungheranno», ha commentato amaramente il ministro Vassalli. Sul suo capo, infatti, piovono i solleciti di tutta la magistratura alle prese con il nuovo codice di procedura penale. Francesco Grignetti Il ministro di Grazia e Giustizia Giuliano Vassalli
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