Stato impotente contro i brogli

Stato impotente contro i brogli Polemiche dopo la scelta di non annullare le elezioni «irregolari» a Napoli-Caserta Stato impotente contro i brogli Ripetere le elezioni significa rimettere in gioco 113 deputati Migliaia di schede bruciate, calcoli fasulli, verbali sospetti ROMA. C'è un partito di vari colori, a Montecitorio, che con elezioni regolari forse non sarebbe mai esistito: è quello che ieri, passando un colpo di spugna sui brogli avvenuti fra Napoli e Caserta, la Giunta per le elezioni della Camera ha deciso di legittimare, nonostante tutto. Una forza pari a un quinto dei deputati, un gruppo più nutrito di quello del psi e di poco inferiore alla rappresentanza comunista. «E' mancato il coraggio», commenta amaro Giancarlo Salvoldi, il deputato Verde che per due anni e mezzo aveva condotto l'indagine sui brogli in Campania. «Un'aggressione così violenta alla legalità, una situazione cosi degenerata avrebbero richiesto interventi di chirurgia anche dolorosa, non un esame condotto col bilancino del farmacista». Invece l'altro ieri, dodici voti contro dieci, la maggioranza ha deciso che a Napoli, Marcianise, Torre del Greco non è accaduto nulla, che migliaia di schede falsificate, sottratte, bruciate non meritano un intervento. La polemica è violenta. Per la sinistra indipendente, l'onorevole Pinuccia Bertone annuncia una lettera a Nilde lotti: «Intendiamo chiedere al presidente della Camera che i risultati della nostra indagine siano discussi in aula. Non vogliamo drammatizzare, né colpevolizzare alcuno: ma ci domandiamo quale fiducia possa nutrire il cittadino, soprattutto alla vigilia delle amministrative, sul fatto che il suo voto venga almeno rispettato». Per i liberali, Paolo Battistuzzi commenta: «Sa non vogliamo che la farsa si ripeta all'infinito, bisogna dire basta e cambiare sistema». La proposta di Battistuzzi è di affidare il giudizio su questa materia alla Corte Costituzionale. Il radicale Massimo Teodori annuncia dimissioni. Anche il presidente della Giunta, il missino Enzo Trantino, si dichiara pronto a dimettersi se anche in aula la maggioranza dovesse far prevalere la linea del «non è successo niente». Il socialista Nicola Savino parla di strumentalizzazioni, in base al fatto che la Giunta non poteva convalidare né annullare, ma solo riferire dettagliatamente all'aula. Eppure basta scorrere i dati per trovare una spiegazione: fra quelle suggerite dal relatore l'ipotesi limite, che era poi anche la più credibile, cioè l'annullamento del voto a Napoli e Caserta, avrebbe finito col coinvolgere 133 deputati: i 42 eletti nella circoscrizione più i •91 nominati nel resto d'Italia grazie ad un gioco dei resti che inevitabilmente si sarebbe modificato. C'è bisogno d'altro per capire le ragioni del voto con cui la maggioranza della Giunta ha preferito chiudere la vicenda? L'altro ieri il controrelatore de Nicola Quarta aveva accusa¬ to Salvoldi di avere scritto un thriller degno di «Telefono giallo». Il relatore si difende: «Quella dell'annullamento in tutta la circoscrizione era solo una delle proposte: ne avevo suggerito altre, alternative. Annullare il voto, per esempio, solo in quattro sezioni totalmente irregolari. Ciò che più mi ha sconcertato, è che per assumere questa decisione la maggioranza si è basata su una relazione preliminare, riguardante oltre 5 mila sezioni, e non sugli accertamenti fatti dopo, in maniera molto più particolareggiata». Scorrendo i dati raccolti nella relazione risulta evidente che quando Savoldi parla di «irregolarità» continua a usare un gentile eufemismo. Nella circoscrizione Napoli-Caserta, su 5081 sezioni 1800 sono state scoperte «irregolari» a vari livelli. Fra queste, 118 rappresentano un concentrato di incompetenza, approssimazione, ma ne sono state individuate altre 110 in cui le «irregolarità» hanno raggiunto livelli criminali. Sezioni in cui la Giunta ha riscontrato «scorrettezze procedurali, disordine, clima di intimidazione, effrazioni, denunce autorevoli sul mercato dei voti, leggerezze e sottovalutazioni dei fatti da parte di taluni organi istituzionali, brogli evidenti». I casi più clamorosi sono quelli di Marcianise e Torre del Greco. A Marcianese, 40 mila schede di 60 sezioni bruciate o mandate al macero (e uno degli incaricati della loro custodia è misteriosamente morto). A Torre del Greco qualcuno ha aperto le buste in cui le schede erano custodite per sottrarre quelle col voto a socialisti e democristiani. Ad una prima verifica, nelle varie liste sono stati contati 4465 voti in realtà mai espressi. Quelli della sezione 53 di Ercolano sono scomparsi in blocco. In molte sezioni non risulta una sola scheda bianca o nulla, in altre compaiono verbali con firme della stessa grafia o a stam- patello, in molti casi i voti di preferenza (com'è accaduto al figlio di Nicolazzi, Massimo, primo dei non eletti nel psdi) sono risultati addirittura superiori a quelli di lista. Ma c'era una regìa, nel meccanismo dei brogli? Salvoldi dice di non poterlo affermare. Il /icepresidente della commissione, il comunista Francesco Forleo, dice al contrario che in qualche caso si è avuta l'impressione che a gestire le operazioni fosse la criminalità organizzata. Giuseppe Zaccaria Sono 42 i deputati eletti nella circoscrizione Napoli-Caserta, altri 91 con i «resti»