Un delitto «bene», vergogna di Boston di Ennio Caretto

Un delitto «bene», vergogna di Boston USA Accusato ingiustamente un nero per l'omicidio di una bianca: si scatena la rabbia del ghetto Un delitto «bene», vergogna di Boston L'assassino, il marito della vittima, aveva già intascato l'assicurazione sulla moglie: si è ucciso appena è stato scoperto Tutto era stato calcolato per incolpare un presunto rapinatore di colore, e i media hanno scatenato la caccia al mostro WASHINGTON DAL NOSTRO CORRISPONDENTE La notte del 23 ottobre scorso, la polizia di Boston riceve una drammatica chiamata da un telefono cellulare di un'auto ferma noi ghetto cittadino. L'uomo che invoca aiuto, Charles Stuart di 29 anni, è in preda a crisi isterica. «Ci hanno sparato — grida — mia moglie muore, aspetta un bambino, perdiamo sangue, non riesco a muovermi, soccorreteci». L'uomo non sa dove si trova, e l'agente che gli ha risposto lo tiene al telefono, mentre le autoambulanze e le macchine della polizia partono con le sirene urlanti. «Da dove venivate? — chiede —. Dalla clinica della maternità, dalla visita a mia moglie. Un nero è salito in auto mentre eravamo fermi al semaforo davanti al ponte e ci ha imposto di girare a destra», è la risposta. L'agente ordina ai soccorsi di ispezionare il quartiere a palmo a palmo. «Che è successo? — continua —. Ci ha sparato, è fuggito». La ricerca frenetica della donna morente e del ferito si protrae per un quarte d'ora circa. L'uomo è disperato: «Mia moglie non respira più», grida. «Carol, Carol, tienimi la mano, non cedere Carol, non cedere». L'agente al telefono è sconvolto, sonte Charles Stuart gemere dal dolore, implorare: «Il bambino deve nascere tra un mese, salvatelo, salvatelo». E ancora, tra i singhiozzi: «Non mi lasciare Carol, resisti anche per nostro figlio». Alla fine è il suono delle sirene che si avvicinano, raccolto dal telefono cellulare, che permette all'agente di individuare dove si trova l'auto. «Vi sento, venite avanti, siete sulla strada giusta» urla ai soccorsi. Lo spettacolo che si presenta ai poliziotti e agli infermieri è agghiacciante: la donna, Carol di Maiti di 30 anni, giace riversa sul sedile anteriore, colpita al capo, il marito è accasciato sul volante. La coppia è trasportata in ospedale e operata all'istante. Per Carol di Maiti non c'è più nulla da fare: è in coma, e spira dopo poche ore. Viene alla luce una bambina, ha perso ossigeno, sta male: morirà tre settimane più tardi. L'unico che sopravvive è Charles Stuart: colpito all'addome, sarà dimesso in capo a tre settimane. Il suo resoconto commuove la città. Il nero che lo ha ferito, dice, è magro, con la barba, sui 35 anni, è chiaramente un drogato. E' fuggito con la borsetta della moglie. Come scrive il Washington Post, la triste vicenda diventa «il simbolo nazionale della delinquenza nera urbana, della degenerazione del ghetto nella giungla». Le autorità ordinano una caccia spietata al nero assassino: in due mesi, seicento giovani del ghetto vengono fermati, interrogati e spesso malmenati. Dieci giorni fa, un colpo di fortuna: Charles Stuart, che nel frattempo è tornato al suo lavoro di direttore di una pellicceria di lusso, riconosce in William Bennett, un nero di 35 anni in carcere per altri reati, il proprio aggressore. Autorità e inedia reclamano una punizione esemplare, la condanna a morte. Quasi nessuno si aspetta la svolta clamorosa che sta per aver luogo. Tra tutti gli inquirenti e i giornali radio-Tv, solo il viceprocuratore Paul Leary e un paio di cronisti non sono rimasti persuasi del resoconto di Charles Stuart. Li hanno insospettiti questi particolari: che la notte del 23 ottobre Stuart aveva preso in auto una strada diversa dal consueto per tornare a casa, e che il nero gli aveva sparato all'addome invece di sparargli al capo come alla moglie. I sospetti si rivelano fondati. Mercoledì scorso, il fratello minore di Charles Stuart, Matthews, si reca dalla polizia Racconta che la notte del 23 ottobre Charles lo incontrò in macchina, gli diede una borsetta e una pistola — «non sapevo di chi fossero» — e gli disse di buttarle via. «Non guardai nella macchina, non so se ci fosse Carol dentro, non vidi se Charles fosse fprito», conclude Matthews Stuart. «Ma temo che l'assassino sia mio fratello». In poche ore, gli eventi precipitano. Charles Stuart fugge: viene ritrovato cadavere la mattina dopo nel fiume, una nota ambigua nel portafoglio «mi tolgo la vita, mi pesano troppo i sospetti». La polizia accerta che ha già riscosso una polizza di oltre 100 milioni di lire sulla vita della moglie, e che stava per riscuoterne un'altra di 120 milioni; giunge anche alla conclusione che la pistola da lui usata è quella scomparsa dalla sua pellicceria alcuni mesi or sono. E infine rintraccia una «dama bianca», la sua presunta amante: la bellissima Deborah Alien, 22 anni, sua ex compagna di lavoro, discendente da una delle grandi famiglie di Boston. Venerdì scorso, esplode la rabbia del ghetto. I neri di Boston si ribellano: per due mesi e mezzo, non una voce si è levata a loro difesa, sono stati perseguitati, vogliono le dimissioni del sindaco, del procuratore, del capo della polizia. Per l'America bianca è il momento della vergogna. Ennio Caretto

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