«L'esercito imbosca gli aiuti, affidiamoli ai giovani»

«L'esercito imbosca gli aiuti, affidiamoli ai giovani» ROMANIA Silviu Brucan denuncia la «mafia militare» e promette che il Fronte non parteciperà come tale alle elezioni «L'esercito imbosca gli aiuti, affidiamoli ai giovani» Libero espatrio per tutti, abolito il <prezzo politico» dei prodotti agricoli BUCAREST. Silviu Brucan, uno dei leader della rivoluzione romena, ha detto senza mezzi termini che se si vuole evitare il furto o lo storno degli aiuti alimentari giunti dall'estero bisogna affidarne la custodia «ai giovani» anziché all'esercito. Negli ultimi giorni la stampa ha infatti denunciato molte malversazioni sui generi di conforto occidentali, finiti in buona parte sul mercato nero: i responsabili sono stati severamente puniti, ma la popolazione è allarmata. Per cercare una via d'uscita dalle difficoltà economiche, il nuovo regime ha chiesto di ammodernare la cooperazione nel Patto di Varsavia («altrimenti non ci interessa») e regolamentare le relazioni con la Cee (unica in Europa con Tirana, Bucarest non era istituzionalmente in contatto con i Dodici). La Romania sollecita inoltre gli Stati Uniti a restituire al Paese la clausola di «nazione commercialmente favorita». Il Paese, insomma, vuole aprirsi ai rapporti economici con l'estero. Per rassicurare l'Europa sul carattere non autoritario del nuovo regime, il Fronte di salvezza nazionale ha approvato l'altra notte una legge che abolisce le limitazioni sugli spostamenti all'interno del territorio nazionale e sulla concessione dei passaporti. Chi ne farà richiesta, riceverà un passaporto valido per tutti i Paesi del mondo, mentre i romeni residenti all'estero non avranno più bisogno del visto per recarsi in patria. Sul piano politico, Brucan ha ribadito che il Fronte intende mantenere il dialogo con tutte le forze per discutere del liberoaccesso dell'opposizione ai mezzi di comunicazione e predisporre le imminenti elezioni (un progetto di legge elettorale, ha precisato, sarà presentato in Parlamento la prossima settimana). Brucan ha poi ripetuto che il Fronte si presenterà alle elezioni, ma non come superpartito, una formula che aveva allarmato i giovani della rivoluzione romena non meno che celbri dissidenti come Doina Cornea, timorosi di nuove involuzioni. Il governo provvisorio ha inoltre emesso decreti che liberalizzano agricoltura e attività accademica. Per frutta e verdura, tra l'altro, non esisterà più il prezzo «politico» imposto dallo Stato. La televisione ha infine ripreso ieri a trasmettere i programmi in ungherese, e da venerdì riprenderanno le trasmissioni in tedesco, sospese da cinque anni. La situazione del Paese resta complessa. Esponenti della minoranza etnica ungherese nelle province di Miercurea, Ciuc e Harghita, in Transilvania, ieri hanno protestato con durezza contro la «rivoluzione incompleta», attaccando nuovamente le istiiuzioni. Gli attacchi, che seguono la morte di cinque poliziotti periti il 7 gennaio ad Arad nell'incendio di un commissariato, hanno indotto il ministero degli Esteri romeno a rivolgere un appello al governo ungherese, il quale ha a sua volta chiesto a tutti i cittadini romeni d'etnia magiara di «non ingerirsi negli affari interni dei cittadini romeni». Nel primo processo contro i «terroristi», altri due ufficiali di polizia sono stati condannati ieri per avere aperto il fuoco contro la folla a Sibiu: hanno avuto 12 anni da un tribunale militare. Il processo si è svolto nel teatro di una caserma, presidiato da carri armati per impedire «attacchi terroristici». E' stata consentita la presenza dei giornalisti stranieri e della televisione romena che ha trasmesso le fasi salienti del processo. Sibiu è stata la seconda città a sollevarsi dopo Timisoara. L'ordine di aprire il fuoco sui dimostranti disarmati, si è appreso da una telefonata registrata, è stato dato dallo stesso figlio del dittatore, Nicu: «Vi dico io che cosa sta accadendo a Timisoara: un prete è stato cacciato dalla città e vuole organizzare la rivoluzione con un gruppo di pazzi. D'ora in poi siamo in guerra. Agiremo con le nostre unità di combattimento come se fossimo in guerra e non solo in stato d'emergenza. Dovete prendere misure adeguate e riferire a me personalmente. L'esercito, le truppe del ministero degli Interni e le guardie agiranno senza discutere e saranno ai loro posti di combattimento. Dovrete dare ordine di sparare senza avvertimento». Il padre, almeno, aveva detto a soldati e miliziani di rispettare le procedure. [Ansa-Agi]

Persone citate: Arad, Brucan, Doina Cornea, Nicu, Silviu Brucan

Luoghi citati: Bucarest, Europa, Romania, Stati Uniti, Tirana, Transilvania