Trema l'impero di Bond
Trema l'impero di Bond Investimenti errati, forte indebitamento e mancanza di liquidi la eausa della crisi Trema l'impero di Bond Vendute attività per5500 miliardi L'impero di Bond è stato per molti mesi sull'orlo del crollo, ma la decisione presa alcuni giorni fa dalla National Australia Bank, una delle maggiori del Paese, di chiedere mnministrazione controllata, ha dato il colpo di grazia al gruppo. Nel tentativo di racimolare liquidi e di ridurre i propri debiti, Bond ha ceduto attività per 5,5 miliardi di dollari australiani (all'incirca 5500 miliardi di lire) lo scorso anno e, anche se si è opposto presso il tribunale di Melbourne contro la decisione di nominare un curatore, di fatto ogni attività del gruppo è stata messa in vendita. Ouello che desta stupore è come Bond sia riuscito a farsi concedere prestiti che all'inizio dell'88, il periodo di maggiore successo per Bond, hanno rag- E'unto la cifra-record di 13 miirdi di dollari australiani (13.000 miliardi di lire). Come, cioè, banche quali la Hong Kong e la Shanghai (a cui deve all'incirca 600 milioni di dollari australiani), la Midland, la First National Boston, la Indosuez, la Drexel Burnham Lambert, la Merril Lynch e un consorzio guidato dalia Salomon Brothers, possono essersi esposte in tale misura nei confronti di una persona con una limitata esperienza internazionale e con un passato non tranquillo in Australia. Con questi finanziamenti, intanto, Bond si è dato da fare, mettendo insieme un acquisto dopo l'altro. A un certo punto sembrava non ci fosso limite all'ambizione del finanziere di vedere riconosciuta a livello internazionale la propria potenza. La sua fama nel mondo degli affari era, infatti, divenuta quasi leggendaria. Qual è stata la sua strategia? Il settore della birra ha ricoperto un ruolo di primo piano all'interno del gruppo. Perché è un'attività capace di generare un forte flusso di cassa che doveva andare a finanziare i prestiti contratti per la diversificazione in altri settori, quali le miniere d'oro, le proprietà immobiliari e le comunicazioni. Forte della sua esperienza nelle birrerie, Bond nell'autunno dell'87 è sbarcato all'estero per acquistare la Heileman. Ma, secondo gli analisti, è stato il peggiore affare mai concluso dal finanziere e quello che poi 10 ha portato alla crisi attuale. Bond, infatti, avrebbe pagato una somma spropositata per l'acquisto della società. L'operazione, inoltre, è stata realizzata in un momento in cui 11 mercato Usa della birra era in calo per il crescente interesse per la salute e la rivalutazione dei vini. Anche la natura regionale dell'attività, che era concentrata in tre città, è stato un altro elemento che ha creato parecchie difficoltà a Bond nella competizione con le marche maggiori. Ano stesso tempo, anche in Australia il mercato della birra subiva un calo. L'arrivo di numerosi piccoli produttori ha scatenato una lotta per la conquista ' delle quote delle due maggiori società. La difficile situazione sul mercato domestico e su quello internazionale ha indebolito la principale fonte di guadagni del gruppo, mentre il carico degli interessi era in continua crescita, fino a raggiungere il massimo di un milione di dollari australiani la settimana (un miliardo di lire). Il segnale che la musica stava cambiando per Bond è venuto lo scorso anno, quando il finanziere ha cercato, senza riuscirci, di vendere le attività industriali nel settore della birra. Dopo numerosi tentativi il ramo di attività è stato ceduto a 2,5 miliardi di dollari australiani, un miliardo in meno del prezzo fissato in partenza. Da questo momento in poi, Bond ha iniziato a vendere tutte le attività una dietro l'altra. Dopo la birra, è stata la volta della televisione. E, poi, di tutte le altre: il 38% che il gruppo australiano possedeva nel British Satellite Broadcasting, le miniere di carbone del Queensland, il 53% dell'azienda di Stato per i telefoni cilena, una catena di giornali australiani, un gruppo di assicurazioni inglese, una serie di stazioni radiofoniche australiane. Ray Bashford Copyright «Financial Times» e per l'Italia «La Stampa» Il finanziere Alan Bond
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