Gli orfani da terrorismo demografico

Gli orfani da terrorismo demografico Gli orfani da terrorismo demografico Ceausescu vietava aborto e anticoncezionali Voleva portare i romeni da 24 a quaranta milioni entro il Duemila^ "con* uria" politica di terrorismo demografico senza precedenti nell'Europa del dopoguerra. Ma la grandeur di Nicoale Ceausescu in questo campo ha portato solo lutti e miseria, aborti clandestini a macchia d'olio e persino un'epidemia di Aids rigorosamente nascosta dalle autorità: in un Paese che vietava per legge ogni metodo contraccettivo, i preservativi erano tabù e ogni rapporto sessuale con nuovi partner diveniva fatalmente ad alto rischio. La storia di questa ennesima politica liberticida da parte del Conducator è ancora quasi tutta da scrivere, malgrado le tante denunce avanzate in questi ultimi mesi, a cominciare da quelle del più celebre esule romeno, il commediografo Ionesco. Ma si sa che fin dal 1966, un anno dopo la sua ascesa al potere, Ceausescu introdusse una legge che comminava cinque anni di carcere per gli aborti clandestini. E necessariamente clandestini erano gli aborti di chi non avesse già partorito almeno cinque volte, meritandosi l'una tantum del regi- me per l'elevata prolificità: 60 mila lire circa. Tre anni fa, nondimeno, la legislazione venne ulteriormente inasprita: indipendentemente dal numero di figli, le donne sotto i 45 anni non potevano abortire a meno che la gravidanza le mettesse in pericolo di vita. L'obiettivo tradiva la megalomania del Conducator: imporre al Paese un tasso demografico quintuplo rispetto ai vicini, in particolare l'odiata Ungheria. «Non so che cosa avesse in testa — ha raccontato al "Washington Post" Eudora Coma, 39 anni, ricoverata nell'ospedale municipale di Bucarest per un aborto clandestino — ma certo è meglio avere tre figli sani che cinque malati. Mio marito ed io piangevamo quasi ogni sera perché non avevamo cibo per i nostri bimbi». Un'altra storia esemplare è quella di Iuliana Moraru, 19 anni, che tentò d'abortire al sesto mese di gravidanza, senza successo: dopo il parto, non sentendosi «fisicamente e psichicamente in grado d'allevare il bambino» firmò una richiesta allo Stato perché s'incaricasse di crescerlo. Risultato: oggi, a sei mesi, la piccola Elena pesa solo tre chilogrammi e mezzo, cioè quanto un neonato, e denuncia una preoccupante denutrizione. Il suo destino, secondo le ferree regole del regime era segnato: internamento in un orfano¬ trofio di Stato, gli stessi che selezionavano ragazzi da addestrare per i «corpi speciali di Ceausescu», ove gli istruttori insegnavano loro a «non aver pietà di niente e di nessuno». Cosa non impossibile dopo un'infanzia di privazioni, sotto l'incubo della fame quotidiana e del freddo sei mesi l'anno. Interrogata sulle condizioni dei 226 bambini affidatile, Titza Betezatu, direttrice della «scuola per orfanelli n° 6» di Bucarest, ha infatti spiegato al quotidiano Usa: «Molti sono malati, semplicemente, di freddo». Nelle aule dell'edificio — una serie di baracche a tre piani in periferia — la temperatura nel cuore dell'inverno si abbassava spesso sino allo zero, e i piccoli vivevano 24 ore su 24 con letteralmente tutto addosso: maglie, cappottini, berretti, guanti. Poi la mancanza strutturale di cibo, beffardamente camuffata dal regime come «programma di nutrizione scientifica» per «mantenere l'organismo sano ed evitare malattie». «Quello che avete di fronte — ha spiegato Ekaterina Lazar, un'ispettrice sanitaria — è la tragedia della disumanizzazione», [e. st.)

Persone citate: Ceausescu, Ekaterina Lazar, Ionesco, Moraru

Luoghi citati: Bucarest, Europa, Ungheria, Usa