Tokyo, umiliata dai lottatori la donna-ministro

Tokyo, umiliata dai lottatori la donna-ministro Dietro la parità tra i sessi riconosciuta solo formalmente, il Giappone continua a discriminare il ruolo femminile Tokyo, umiliata dai lottatori la donna-ministro Voleva premiare i campioni di sumo, ma per il loro codice resta «impura» TOKYO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Anche se ha raggiunto il rango di vice primo ministro, una donna è «impura» e quindi indegna di avvicinare coloro che praticano le nobili arti dei samurai. E' questo il messaggio che l'associazione dei lottatori di sumo ha rivolto alla signora Mayumi Moriyama, capo di Gabinetto del primo ministro (in pratica vice-premier), che aveva espresso il desiderio di consegnare personalmente al vincitore del torneo che si apre oggi la prestigiosa coppa offerta dal governo. Dovrà rinunciare. Aporgere il premio sarà il suo «vice», un uomo. Il sumo è lo sport più tradizionale, vecchio di duemila anni, caro alla casa imperiale e alle altre famiglie nobili, che, si direbbe oggi, lo sponsorizzavano, regolato da codici millenari sconfinanti nel rito. Apparentemente simile alla lotta greco-romana, ma privo di violenza, è praticato da gi- ?;anti: uomini che fin dall'adoescenza vengono gonfiati con diete speciali fino ad arrivare ai duecento chili, reclusi in monastiche e maschili comunità, con assoluta, totale obbedienza ad allenatori e maestri, circondati da mistica ammirazione e da vorticosi giri d'affari. Uno sport di artefatta possanza e irrealmente asessuato, malgrado il gigantismo dei protagonisti. Esseri fisicamente abnormi, i capelli raccolti a codino, i volti statici nella maniacale contemplazione della propria potenza muscolare, gli immensi e nudi corpi scivolosi di unguenti, i due lottatori tri affrontano sul ring per mandare a terra l'avversario: non a pugni, ma con sollevamenti o spinte per sbi¬ lanciarlo. La durata media di un incontro è meno di due minuti, sotto l'occhio vigile di ieratici arbitri in costumi tradizionali e di folle compostamente appassionate che siigli spalti bevono tè e vino di riso in graziose tazzine che cerimoniose inservienti passano a riempire. Prima di ogni incontro, i due avversari spargono sale sul ring per tener lontani gli spiriti maligni e garantire cne la lotta sarà leale e corretta. Con tutta la sua ritualità, il sumo è un simbolo della nipponiche: il defunto imperatore non mancava mai ad un torneo; mentre era morente, i lottatori in costume tradizionale andarono a esprimere il loro dolore. Bisogna sapere che, nella lingua scritta, l'ideogramma di «donna» rappresenta una figura inginocchiata e osse¬ quiente; e che lo stesso carattere unito a quello di «forza» significa «diavolo». E ciò spiega la risposta dei lottatori al vice primo ministro: il piede di una donna sul ring sarebbe una profanazione. «Il fondamento della nostra cultura deve essere rispettato», ha spiegato con sussiego il direttore dell'associazione dei lottatori. Si conferma cosi, con Mayumi Moriyama, un certo destino della donna in Giappone: parità giuridica sulla carta, porte sbarrate nella vita reale e nella coscienza collettiva. Non è per lei la prima volta: tempo fa aveva protestato contro un golf club che vieta l'ingresso alle donne. Lei è diventata nel frattempo vice primo ministro, ma quel golf club continua a sbattere la porta in faccia alle donne. Fernando Mozzetti Lottatori dl sumo

Persone citate: Fernando Mozzetti Lottatori, Mayumi Moriyama

Luoghi citati: Giappone, Tokyo