Smentita per Gheddafi

Smentita per Gheddafi Ustica, l'Alitalia non ha mai dato assistenza ad aerei libici Smentita per Gheddafi Aveva detto: quella notte il mio Boeing veniva in Italia per riparazioni Sollecitazioni al nostro governo perché richieda a Tripoli le «prove» ROMA. Le nuove accuse di Gheddafi agli americani riaccendono la polemica sulla strage di Ustica. Ancora una volta il leader libico — questa volta nel corso di una affollatissima conferenza-stampa alla quale hanno preso parte giornalisti di tutto il bacino mediterraneo — ha indicato nei caccia della Sesta flotta i .«colpevoli» dell'abbattimento del Dc9 Itavia la sera del 27 giugno 1980. E, per rendere forse più credibile la sua versione, ancora senza prove nonostante le promesse, ha detto che i piloti Usa volevano colpire il suo jet personale (un Boeing 707) pensando che lui fosse a bordo: hanno invece abbattuto il Dc9 italiano. Il suo Boeing, ha aggiunto, quella sera era effettivamente in volo: andava «in» Italia o «verso» l'Italia (nemmeno l'interprete ha dato la versione corretta), «per riparazioni». Ma chi avrebbe dovuto effettuarle? All'Alitalia sostengono di non aver mai dato assistenza a velivoli libici. Unica eccezione: un jet uscito fuori pista a Fiumicino. La nostra compagnia di bandiera non ha mai schierato nella sua flotta quel tipo di Boeing. Perciò risulta davvero difficile pensare che potesse dargli assistenza. Gheddafi ha aggiunto inoltre che eli Usa, insieme con il Dc9, avrebbero abbattuto un aereo militare libico, rilanciando così anche le polemiche che hanno accompagnato il ritrovamento, 20 giorni dopo la strage di Ustica, di un Mie 23 con Te insegne di Tripoli sui monti della Sila. Anche dopo l'ultima sortita del leader libico, rimane dunque in piedi il vecchio interrogativo: Gheddafi conosce la verità o, come sospetta il democristiano Pier Ferdinando Casini, vicepresidente della Commissione stragi, di regime libico non esita a strumentalizzare anche i morti di Ustica per le sue sceneggiate»? Anche un anno fa, Tripoli aveva accusato gli americani (i quali avevano escluso per l'ennesima volta ogni responsabilità). E aveva promesso le prove. Ma, nonostante i passi ufficiali del governo italiano, dalla Libia non è mai giunta alcuna collaborazione. Prove non ne sono mai arrivate, né attraverso i canali diplomatici, né attraverso quelli giudiziari. Sia Casini che Filippo Caria, capogruppo socialdemocratico a Montecitorio, chiedono ora al governo di convocare l'ambasciatore e di insistere sull'esibizione di queste prove sempre promesse e mai fornite. «Ne va — sostiene Caria — dei rapporti fra il nostro Paese e la Libia». E i parenti delle vittime ricordano che, a quasi 10 anni dalla strage, «il nostro governo non è riuscito ad attivare rapporti diplomatici utili; i tempi sono sempre troppo lunghi; manca la volontà politica: e deprimente che la nostra democrazia funzioni in questo modo». Ruggero Corri educa

Persone citate: Filippo Caria, Gheddafi, Pier Ferdinando Casini