Nuove ombre sul suicidio di Bergamini di Enzo Laganà

Nuove ombre sul suicidio di Bergamini Il magistrato di Cosenza che ha ordinato la perizia vuole controllare le lesioni sul corpo del giovane Nuove ombre sul suicidio di Bergamini // calciatore travolto da un camion davanti alla fidanzata Sipario di implicazioni con il Totonero e presunti debiti REGGIO CALABRIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Fu davvero suicidio quello di Donato Bergamini? Il centrocampista del Cosenza il 18 novembre scorso venne travolto da un autotreno sulla statale ionica, quasi al confine tra Calabria e Basilicata: sul suo caso si riaprono interrogativi. Quello su un possibile omicidio colposo, quello di una disgrazia della stradale. Su questo «giallo» che ancor oggi appassiona a Cosenza non soltanto la tifoseria, che ha perso uno dei suoi beniamini, forse ne sapremo di più non appena il direttore dell'istituto di medicina legale dell'Università di Ferrara consegnerà ai magistrati le risultanze della perìzia che ha effettuato sul cadavere dell'atleta ed avrà risposto ai molti quesiti che gli sono stati elencati. La riesumazione del cadavere nel piccolo cimitero di Boccaleone di Argenta, in provincia di Ferrara, dove «Denis» — così lo chiamavano amici e tifosi — era nato e dove è stato inumato, è avvenuta il 18 dicembre. Soltanto l'altro ieri, però, — e non se ne conoscono i motivi — è stata data la notizia di questa perizia effettuata dal professor Francesco Abate. «Nulla di eccezionale o di misterioso», ha dichiarato il dottor Ottavio Abate, sostituto procuratore della Repubblica di Castrovillari, competente per territorio delle indagini. «Dopo i primi accertamenti — ha continuato — ho ritenuto doveroso un approfondimento attraverso una perizia necroscopica e la mia richiesta è stata accolta dal giudice delle indagini preliminari, il dottor Montrone, che, a sua volta, ha delegato il suo collega di Ferrara. «Sono io — prosegue — ad essere meravigliato per lo stupore che c'è su queste perizie che, invece, possiamo definire di routine». Di più il magistrato non ha voluto dichiarare. Ha preferito trincerarsi dietro al consueto «segreto istruttorio», quando gli sono stati chiesti alcuni particolari sui quesiti posti al perito e sugli interrogatori che aveva condotto dopo la tragica fine del calciatore e che hanno interessato principalmente la fidanzata ventenne della vittima, Isabella Internò, e il conducente dell'autotreno, Raffaele Pisano. Il dottor Ottavio Abate ha comunque specificato: «Le indagini, e quindi anche la perizia, tendono a ricostruire l'accaduto. Ed a proposito della perizia aggiungo che si ritiene pcssa essere utile, perché ci permetterà di sapere, ad esempio, se le lesioni riscontrate sul corpo di Bergamini sono compatibili con la dinamica dell'incidente». E infine: «Ripeto: nessun sospetto; nessuna ipotesi». Quindi, nessuna indiscrezione sugli ultimi giorni del calcia¬ tore, sui presunti motivi che lo avrebbero spinto al suicidio o che potrebbero esserci dietro il «giallo», pur se tifosi, ma anche gente comune, sembrano poco convinti di quel che si è detto e scritto su questa misteriosa, incredibile fine di un giocatore giovane, benvoluto e stimato, sufficientemente affermato e ben pagato. Donato Bergamini viveva a Cosenza ormai da vari anni e si doveva trovar bene se andava anche affermando: «Mi hanno offerto 200 milioni, più di quanto avevo intenzione di chiedere alla dirigenza». A Cosenza aveva anche una ragazza, Isabella Internò, con la quale si trovava al momento dell'incidente, ed alla quale si era rivolto in toni drammatici nel pomeriggio di sabato 18 novembre. Era la vigilia dell'incontro casalingo tra il Cosenza ed il Messina, la squadra era andata in ritiro e si trovava al Cinema Garden, ma Bergamini, con una scusa, aveva lasciato i compagni. Al telefono aveva detto alla fidanzata: «Passo a prenderti», e dopo pochi minuti era sotto casa di Isabella con la sua Maserati bi-turbo. La breve passeggiata in auto si era però trasformata in una lunga e veloce corsa, dapprima in autostrada, poi sulla statale 106: centocinquanta chilometri con «Denis» alla guida che ripeteva in modo monotono alla ragazza: «Se mi vuoi bene, devi venire con me in Grecia. Raggiungiamo Taranto e ci imbarchiamo. Non ti posso dire il perché». A Roseto Capo Spulico la sosta ai margini della strada con Isabella che continuava a chiedergli spiegazioni di questa sua strana richiesta e delle sue decisioni. Pochi attimi appena, e poi il pesante automezzo lo ha travolto. Si è detto che il calciatore era forse perseguitato da uomini del Totonero che lo avevano minacciato e si ricordò anche una misteriosa telefonata che Bergamini, in vacanza dai genitori, aveva ricevuto qualche giorno prima. Dopo quel colloquio il giovane era apparso stravolto al padre. Si disse an- che che l'atleta aveva debiti e si insinuarono voci di legami con persone poco raccomandabili. Tifosi e semplici cittadini non ci hanno mai creduto. Il magistrato, giustamente, vuole vagliare ogni ipotesi: la tesi del suicidio non convince in pieno. Enzo Laganà Donato Bergamini, il giovane calciatore morto in circostanze misteriose, era un idolo dei tifosi del Cosenza