«Acna, niente diossina»

«Acna, niente diossina» L'Istituto Superiore di Sanità ha consegnato ieri il rapporto «Acna, niente diossina» In 12 campioni solo tracce «mille volte inferiori al limite tollerabile» Lo stabilimento non riaprirà V8 gennaio: è stato confermato il rinvio ROMA. Non c'è diossina nelle acque di scarico dell'Acna, lo stabilimento chimico Enimont di Cengio, ai confini tra Piemonte e Liguria. Ovvero: è presente in quantità talmente bassa (mille volte inferiori al limite tollerabile), da non suscitare preoccupazioni. E' questo il verdetto dell'Istituto Superiore di Sanità, consegnato ieri al comitato tecnicoscientifico per l'Acna riunito al ministero dell'Ambiente. Il rapporto, una ventina di pagine, è stato illustrato dal direttore del laboratorio di analisi dell'Istituto, Alessandro Di Domenico, considerato uno dei maggiori esperti mondiali nel campo delle diossine. L'analisi è stata effettuata su 12 campioni prelevati in vari punti dove affiorano le acque che trafilano dal terreno inquinato dagli scarichi. Un campionamento che, secondo il professor Di Domenico «non è tuttavia ancora sufficiente a escludere totalmente la presenza di diossina» dalla fabbrica di vernici di Cengio, da decenni accu- sata di inquinare la Valle Bormida. «Nella maggior parte dei campioni non c'è evidenza di diossina — ha spiegato Di Domenico — almeno stando alle soglie di rilevamento possibili. Soltanto in due campioni si sono rilevate delle tracce, sia pure non allarmanti». Una valutazione molto prudente dunque. Per il tecnico dell'Istituto Superiore di Sanità, infatti «l'urgenza con cui le analisi sono state compiute», non darebbe quelle garanzie «assolute» considerate indispensabili. Per questo motivo il comitato tecnico-scientifico ha ritento opportuno proseguire gli accertamenti analitici. Di Domenico ha annunciato a questo proposito una convenzione tra il ministero dell'Ambiente e l'Istituto Superiore di Sanità per un monitoraggio sulle diossine. Allo scopo sono già stati stanziati 500 milioni. Sia pure con queste cautele, l'autorevole responso dovrebbe mettere fine alle polemiche innescate giusto 2 mesi fa, quan¬ do un laboratorio torinese, la «Sea Marconi Technologies», lanciò l'allarme-diossina. Sulla base di prelievi compiuti per conto della Usi di Acqui e di analisi effettuate dall'università del Missouri, sembrava che la presenza di «diossina 2-3-7-8 tetracloro» nelle acque reflue fosse addirittura 64 mila volte superiore al limite tollerabile. Quell'allarme fu immediatamente ridimensionato da un gruppo di esperti convocati dai ministeri dell'Ambiente e della Sanità. Quei valori — dissero i tecnici — sembravano così alti perché erano stati intepretati male e confrontati con i limiti massimi tollerabili, non per i rifiuti, ma per le acque potabili. Citando un recentissimo rapporto dell'Organizzazione Mondiale di Sanità, i tecnici di fiducia dei due ministeri avevano ricordato che «tracce minime di diossine — variabili da poche ad alcune centinaia di parti per trilione — sono riscontrabili in tutti i campioni di suolo e sedimenti analizzati dall'Ortis». [m. g. b.]

Persone citate: Di Domenico, Marconi Technologies, Ortis

Luoghi citati: Acqui, Cengio, Liguria, Missouri, Piemonte, Roma