«Ecco dov'è il trucco » di Flavia Amabile

«Ecco dov'è il trucco » «Ecco dov'è il trucco » Quel giornale è troppo grande sono immagini sovrapposte Questa foto non convince. Secondo gli esperti, l'immagine fatta pervenire due giorni fa dai rapitori di Cesare Casella sarebbe un fotomontaggio. E nemmeno dei migliori. Gli stessi inquirenti sembrano molto scettici circa la sua veridicità. Anche se aspettano l'esito della perizia per pronunciarsi ufficialmente. Insomma, la «prova in vita» non sarebbe autentica. E sono parecchi i punti che lo lasciano pensare. Nell'immagine Cesare Casella appare in piedi. Davanti a lui, c'è una copia del «Corriere dello Sport» del 31 dicembre. «La prima cosa che mi ha colpito è stata la enorme sproporzione tra il corpo del ragazzo e la dimensione del giornale», afferma Aldo Gilardi, uno dei maggiori esperti italiani di fotografia, che per anni si è dedicato alle perizie sulle immagini false dei politici dell'Est. «Per esserci una differenza così grande — spiega Gilardi — il giornale dovrebbe essere stato messo ad almeno un metro e mezzo di distanza da lui». Anche la forma del quotidiano suscita parecchie perplessità. «Se la foto fosse stata scattata in condizioni normali, il giornale avrebbe una forma rettangolare e non andrebbe allargandosi nella parte inferiore», continua il fotografo milanese. Un altro elemento che aveva fatto sorgere alcuni dubbi già due giorni fa è l'assenza delle mani. «Perchè non si vedono?», si chiede Gilardi. «Quelle mani dovevano leggere la copia del giornale». E se le mani non fossero state inquadrate? «Se fosse vera quest'ipotesi il braccio del ragazzo sarebbe troppo lungo rispetto al resto del corpo», risponde Aurelio Ghio, perito del tribunale di Torino, che esasminò anche le impronte del «corvo» di Palermo. «Per mantenere il giornale il giovane dovrebbe piegare il braccio. E non è possibile che la piegatura del gomito sia così in basso». Questo significa che Cesare Casella e il giornale «si troverebbero su piani diversi», spiega Ghio. Si tratterebbe, cioè, di due foto sovrapposte. Come risulta anche dalla «strana» ombra che c'è sul lato sinistro del quotidiano, «troppo piatta». O dal fatto che «i due soggetti sono entrambi perfettamente a fuoco, cosa impossibile con una Polaroid», sostiene Gilardi. O, ancora, come risulta dal mezzo foglio che fuoriesce dalla parte superiore della copia del «Corriere dello Sport». Un particolare su cui i due esperti si trovano d'accordo. «E' in quel punto che le due foto sono state messe insieme. Un'operazione che è stata fatta in modo vera¬ mente maldestro. Perché quello che esce sembra un altro giornale», spiega Aldo Gilardi. Che cosa sarebbe accaduto, quindi? L'ipotesi finora più accreditata sembra essere questa: i rapitori avrebbero utilizzato due foto scattate in tempi diversi. Una, quella di Cesare Casella, secondo fonti delle forze dell'ordine, sarebbe contemporanea, se non precedente, all'ultima immagine fornita dall'anonima lo scorso marzo. Prova ne sarebbero i capelli e la barba più corti e le numerose analogie tra le due immagini. Ad esempio, il fatto che il giubbotto del ragazzo presenta la stessa apertura. Particolari che dovrebbero essere mutati a nove mesi di distanza. L'altra, quella del giornale, sarebbe stata scattata effettivamente il 31 dicembre 1989. «Ma il giornale sarebbe stato posato su di un tavolo. Poi, con una Polaroid, i rapitori avrebbero ripreso il quotidiano che, a questo punto, per un effetto di prospettiva, va allargandosi nella parte inferiore», è la tesi del fotografo milanese. «La foto, poi, sarebbe stata ritagliata e incollata a quella, scattata in precedenza, di Cesare Casella», continua Aurelio Ghio. Il fotomontaggio così ottenuto sarebbe stato di nuovo fotografato con una Polaroid in modo da ottenere un'immagine unica: quella che è stata consegnata due giorni fa ad Antonio Dolfino, pubblicista e preside dell'istituto commerciale di Bovalino. A questo punto, però, sostiene Gilardi, prima di passare nelle mani della magistratura, la foto sarebbe stata fotocopiata. «E' per questo che, contrariamente a quanto avviene con le Polaroid, il retino è molto grosso. E, soprattutto, è per questo che risulta sbiadita la scritta "Manfredonia" del titolo del giornale. La macchia, infatti, è il tipico segnale di una fotocopia fatta su di una macchina difettosa». Il fotografo milanese, invece, contrasta la possibilità che possa essere stato lo scatto di un flash a far risultare sbiadita la scritta. «La carta di giornale non avrebbe mai potuto creare un riflesso simile», afferma. E' stata utilizzata realmente una Polaroid? Su questo, almeno, non sembrano esserci dubbi. «Le foto sono state scattate da una distanza che è tipica di apparecchi di questo tipo», sostiene Gilardi. L'ultima parola, comunque, ora, spetta agli inquirenti che, forse, già oggi dovrebbero comunicare l'esito della perizia. Flavia Amabile

Luoghi citati: Bovalino, Manfredonia, Palermo, Torino