«Bulgari, scioperiamo contro i turchi»
«Bulgari, scioperiamo contro i turchi» A Sofìa in diecimila assediano il Parlamento che dovrebbe riabilitare la minoranza etnica «Bulgari, scioperiamo contro i turchi» Una città incrocia le braccia: «Tornatevene a Istanbul» SOFIA. A Kardzali, la città ove la minoranza turca è più forte, la popolazione di lingua bulgara ha cominciato ieri sera uno sciopero generale che si protrarrà oggi per tutta la giornata come «avvertimento» alle autorità di Sofia. Il «Comitato di Kardzali», che intende rappresentare gli interessi dei «bulg^arofoni», ha invitato ad aderire all'astensione i lavoratori di tutto il Paese per protesta contro la sospensione del programma di bulgarizzazione della comunità turca. Nella tarda serata di ieri, migliaia di bulgari continuavano ancora ad assediare, sia pure in modo pacifico, il Parlamento scandendo slogan contro la dirigenza di Sofia che avrebbe «abbandonato al loro destino i bulgari-bulgari». La manifestazione di Sofia ha visto scendere in piazza diecimila «bulgari etnici» provenienti da Haskovo, Kardzali (due città circa 250 chilometri a Sud di Sofia) e Razgrad (quasi al confine romeno). I dimostranti hanno circondato il Palazzo dell'Assemblea Nazionale per denunciare la proposta di permettere alla minoranza turcobulgara di riprendere i nomi tradizionali. «I turchi in Turchia», «Referendum», «La stampa disinfonna», «Non vendete la Bulgaria»: questi alcuni degli slogan gridati dai dimostranti che oltre la sede del Parlamento hanno anche circondato la basilica di Alexander Nesvki, cioè la chiesa-simbolo di Sofìa, costruita in ricordo dei 200 mila soldati inviati nel 1877 dallo zar per aiutare i bulgari a rovesciare il dominio turco che da cinque secoli incombeva sul Paese. Il 29 dicembre il consiglio dei ministri e il Comitato Centrale del pc bulgaro hanno proposto che siano abolite le norme varate nel 1984, sotto il regime di Todor Zhivkov, che obbligavano tutti i bulgari di lingua turca e religione musulmana (circa un milione di persone su una popolazione complessiva di dieci milioni di abitanti) ad abbandonare i loro nomi tradizionali per assumere nomi e cognomi tipicamente bulgari. Queste e altre proposte liberalizzanti dovranno essere discusse dall'Assemblea Nazionale il 15 gennaio. I dimostranti chiedono invece che la discussione in Parlamento sia differita. Già nei giorni scorsi vi erano state vane manifestazioni a Kardzali (70 mila abitanti, capoluogo d'una regione di lingua turca) dove, i bulgari avevano protestato contro le proposte del 29 dicembre minacciando uno sciopero generale se non fossero state revocate. Ieri pomeriggio i dimostranti hanno chiesto di parlare con le massime autorità del pc bulgaro: avuta risposta negativa, hanno proclamato lo sciopero. L'agitazione ha turbato il secondo round dei preliminari della «tavola rotonda» tra rappresentanti del pc ed esponenti dell'Unione delle forze democratiche. Voci non confermate sostengono che le due parti avrebbero quasi raggiunto un accordo. Zhelio Zhelev, presidente dell'Unione ha dichiarato all'cAnsa» che il grosso nodo da risolvere attualmente riguarda la composizione stessa della tavola rotonda. Il pc vorrebbe infatti che fossero rappresentate diverse parti, inclusa la gioventù comunista e i sindacati ufficiali. Invece, ha sottolineato Zhelev, «noi vogliamo che ci siano solo il partito comunista — con tutti gli alleati che vuole — é il nostro cartello. In caso contrario, le organizzazioni collaterali inquineranno il dibattito». (Ansa]
Persone citate: Todor Zhivkov, Zhelev, Zhelio Zhelev
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