Così Venezia può «morire» nel Duemila

Così Venezia può «morire» nel Duemila La città, sporca e inefficiente, non è in grado di resistere al previsto aumento del turismo (+40%) Così Venezia può «morire» nel Duemila Mancano vaporetti, alberghi, ristoranti Iprezzi scacciano la popolazione attiva VENEZIA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Una città che ha perso 13 mila abitanti nell'ultimo decennio e che ne perderà altri 20 mila entro la fine del millennio. Una città dove in dieci anni il turismo degli alberghi è aumentato del 9,2 percento, mentre quello pendolare, «mordi e fuggi» come si dice qui, è cresciuto dell'89 per cento, cioè quasi raddoppiato. Una città dove i posti letto in albergo sono rimasti 13 mila, come nell'81, ma dove un terzo dei turisti, per ragioni di prezzo o di spazio, non pernotta, orientandosi sull'offerta di Mestre e Marghera. E questo, in previsione di un aumento fra il 30 e il 45 per cento degli arrivi, fra il 33 e il 49 per cento delle presenze in città per il Duemila. In quell'anno, si calcola che i quattro quinti degli arrivi e i due terzi delle presenze saranno di turisti escursionisti, per un buon 40 per cento costretti al pendolarismo dalla mancanza di posti letto nel centro storico. Una città, insomma, che non sembra attrezzata per ricevere quei 10,8 milioni di turisti all'anno, cui si arriverà nel prossimo decennio, 30 mila al giorno di media. Vale a dire, uno ogni due abitanti, se — come è previsto nell'ipotesi più sciagurata — la popolazione dovesse scendere a 60 mila. La radiografia di una Venezia disorganizzata di fronte al galoppo del turismo di massa la fornisce uno studio sullo stato dei servizi, compiuto dalla Rivista Veneta in collaborazione col Censis. Le cifre sono lampanti: 13 mila posti letto; 331 ristoranti e 196 bar nei tre quartieri centrali, ma coti un orario medio di chiusura del 60 per cento delle cucine ctvIto Ve 22.30. Che appare ancora un calcolo ottimistico, ma non è certo il meglio per una capitale del turismo che si rispetti. E ancora, un terzo dei vaporetti in servizio con un'età di trenta o quarant'anni, e un altro terzo che ne ha più di dieci, il che non può dirsi certo il massimo dell'efficienza. Tuttavia, a testimonianza che sempre di più !a città è una città per il turismo, stanno i numeri che riguardano l'età degli abitanti e un servizio essenziale come la raccolta dell'immondizia. Gli abitanti nei prossimi dieci anni si prevede cresceranno soltanto in due fasce: fra i 30 e i 45 anni e oltre i 60 anni. Nella fascia intermedia e sotto i 30 anni scenderanno di 40 mila unità, i tre quarti soltanto nella fascia compresa fra i 15 e i 30 anni. Segno che la popolazione non aumenta per la caduta delle nascite, ma soprattutto che la popolazione attiva se ne va: un po' costretta dalla disoccupazione, un po' dalla mancanza di case a prezzi adeguati ( + 40 per cento in due anni), un po' dalla stessa pressione «fisica» del turismo. Chiudono i negozi di generi di prima necessità e di servizio, aprono i negozi di souvenirs e maschere, in sintonia con la vocazione di turismo selvaggio proliferata in questa città negli ultimi quindici anni. Quanto all'immondizia, 50 mila tonnellate all'anno, nei due mesi estivi — con le punte massime dei flussi e quelle minime dei cittadini via per ferie — la raccolta non decresce, restando a più di 4000 tonnellate per il solo centro storico. Da 140 a 180 al giorno, con un peso di 150 chilogrammi al metro cubo per oltre 1200 metri cubi, che viene pagato dai cittadini assenti. Ebbene, di fronte a un simile quantitativo, le barche di raccolta sono una settantina e le chiatte di trasporto alla stazione di travaso appena una decina, con 170 punti di raccolta e un personale che non raggiunge il mezzo migliaio. Una città sporca non attrae certo i turisti, offende i propri cittadini, va a collasso quando il flusso si moltiplica, come di Ferragosto e di Carnevale. Si discute ancora di Expo del Duemila, che comunque accentuerà la crisi di capacità di Venezia. Ma il punto è che questa situazione caotica non avrà sbocchi comunque, se sono vere le previsioni che si fanno sulle nuove direttrici in arrivo: il Giappone su tutti, ma poi i Paesi dell'Est europeo, gli altri Paesi dell'Asia e quelli dell'Africa, oltre al consueto trend ascendente del mondo occidentale. La città può correggere la rotta in due modi: facendo una politica della casa e dell'occupazione in settori diversi dal turismo. L'università propone la ricerca applicata. L'osservatorio casa propone di assegnare una funzione di «calmiere» al Comune sui prezzi delle abitazioni, per offrire spazio alla popolazione più giovane e attiva, e insieme riaprire il mercato degli affitti. Riducendo contemporaneamente l'impatto del turismo sulla capacità produttiva della città. Anche perché, come osserva uno studio elaborato dal dipartimento di Economia del Turismo di Ca' Foscari, la città storica attrezzata com'è oggi, può accogliere dignitosamente al massimo ventiduemila ospiti. La stessa media giornaliera registrata nell'87. Nonostante sempre più spesso si tocchino punte oltre i centomila. L'altro modo è organizzarsi davvero per i centomila turisti costanti, come Disneyland. Diventare una città di 60 mila abitanti o meno ancora, con un numero doppio di visitatori che si trattengano magari per qualche giorno, con prezzi sempre in salita, ma con servizi efficientissimi: pulizia, mezzi di trasporto rapidi, musei e mostre sempre aperti, camere in abbondanza e ristorazione ottima. Ma questa città, probabilmente, non piacerebbe neppure ai turisti, e finirebbe per non attrarli più. Perché il segreto di Venezia non sono soltanto i monumenti maestosi. Mario Lollo CAE Centinaia di turisti «soffocano» piazza San Marco A Venezia i visitatori pendolari sono quasi raddoppiati negli ultimi dieci anni

Persone citate: Foscari, Mario Lollo

Luoghi citati: Africa, Asia, Giappone, Venezia