Influenza in marcia, milioni di italiani a letto di Maria Grazia Bruzzone

Influenza in marcia, milioni di italiani a letto L'epidemia procede secondo le previsioni: per anziani sopra i 65 anni e bimbi sotto i 12 è consigliato Tanti-virus Influenza in marcia, milioni di italiani a letto L'Istituto di Igiene: niente allarmi, grazie al vaccino è sotto controllo ROMA. Mezza Italia è a letto con l'influenza. Dal Trentino alla Sicilia, non c'è famiglia che non trascorra le feste con un figlio, un nonno, uno zio colpito da uno dei tre virus della «cinese» stagione 1989-90. Cifre globali ancora non ce ne sono, ma si calcola che alla fine dell'epidemia saranno parecchi milioni gli italiani colpiti dal virus. Eppure, alla direzione Igiene Pubblica, i responsabili del ministero della Sanità non sono particolarmente allarmati. L'influenza 1989-90 procede secondo le previsioni, anzi gli italiani dimostrano di aver imparato a prevenirla con i vaccini. Gli osservatori epidemiologici regionali cominciano soltanto adesso a far affluire le informazioni ai computer del ministero e dell'Istituto superiore di Sanità. Dai primi di dicembre a oggi, le assenze dalle scuole e dai posti di lavoro sono nella norma, più o meno corrispondenti allo stesso periodo dell'anno scorso. La campagna per la vaccinazione antiinfluenzale, condotta quest'anno con grande spiegamento di forze — in tv, sui giornali, presso le Regioni — sembra aver dato buoni risultati. «I primi dati sulle vendite di vaccini che arrivano dalle industrie farmaceutiche sono largamente positivi», riferiscono al dipartimento Igiene Pubblica del ministero. Sia pure lentamente, gli italiani imparano a correre ai ripari in anticipo. Si vaccinano più di prima, anche contro l'influenza, vincendo pregiudizi vecchi e nuovi: la paura antica c irrazionale di inoculare in qualche modo la malattia aumentando il rischio di una forma grave di contagio; e la moderna, ecologica convinzione che, meno farmaci si introducono nel corpo, meglio è. «Finalmente qualche superstizione in meno», commenta il dottor Rino Squarcione che all'Igiene Pubblica è responsabile del settore malattie infettive. Il suo ufficio è istituzionalmente il promotore delle campagne di prevenzione anti-influenzale che per settimane hanno consi- gliato il vaccino almeno alle categorie «a rischio»: anziani sopra i 65 anni, bambini sotto i 12, immunodepressi, diabetici, persone che per lavoro e tipo di vita frequentano luoghi affollati o poco igienici dove è più facile il contagio, addetti ai pubblici servizi. A mettere l'influenza sotto controllo ha giovato anche quest'anno la conoscenza anticipata del tipo di virus che si stava diffondendo. «Dei tre virus che quest'anno circolano per l'Italia, solo uno — il B/Yamagata, dal luogo, in Giappone, dove è stato isolato — è nuovo» spiega Squarcione. «Gli altri — l'A/Singapore e l'A/ Shanghai, che sono anche i più comuni — sono gli stessi degli ultimi due anni». Per questo la nuova influenza si presenta con sintomi non molto diversi da quelle tradizionali: irritazione alle vie respiratorie, dolori alle articolazioni, a volte disturbi gastrici, febbre che può raggiungere punte anche elevate. Non sarà semplice, invece, alla fine della stagione, conoscere il numero esatto delle persone colpite. La scorsa stagione i casi di influenza ufficiali, da gennaio a maggio, sono stati 13.850, distribuiti in grandissima parte nell'Italia settentrionale: 11.176 casi riguardano infatti il Nord, 1927 il Centro, 747 il Sud. Ma secondo gli stessi funzionari della Sanità, si tratta di numeri largamente inferiori alla realtà. «Per dare un'idea veritiera del fenomeno bisognerebbe moltiplicare queste cifre per cento», dicono all'Igiene Pubblica. Tanto grande è stimata infatti l'evasione delle denunce da parte del sistema sanitario. In teoria, spiegano, il medico che compie la diagnosi di influenza — come quella di una qualsiasi altra malattia infettiva — dovrebbe infatti denunciarla alla Usi, la quale la spedisce alla Regione che, a sua volta, la trasmette al ministero e all'Istituto Superiore di Sanità. Ma la maggior parte dei medici si limita a diagnosticare una qualsiasi «malattia da raffreddamento». Per scrivere «influenza» è necessario infatti provvedere all'isolamento del virus con un'apposita analisi di laboratorio. Una prassi seguita quasi solo negli ospedali. Non che il medico non sia in grado di distinguere fra la «vera» influenza provocata dai virus e la «pseudo influenza» dovuta a bacilli relativamente «buoni» come YEmophilus Influenthiae. «Anche se i sintomi sono simili — spiega il dottor Squarcione — la virulenza, le probabilità di complicazioni, la stessa trasmissività sono molto di- Maria Grazia Bruzzone

Persone citate: Rino Squarcione, Squarcione

Luoghi citati: Giappone, Italia, Roma, Shanghai, Sicilia, Singapore, Trentino