In Borsa sciopero con grida stanche

In Borsa sciopero con grida stanche La protesta degli agenti di cambio ha provocato più polemiche che effettivi disagi per il pubblico In Borsa sciopero con grida stanche Da Roma accuse all'immobilismo del Parlamento Replica Piro (psi): «Sono arroganti e corporativi» MILANO. Si apre con un'astensione dal lavoro degli agenti di cambio il nuovo anno di Borsa. Ieri mattina alle 12 in punto le contrattazioni sono state sospese per circa 20 minuti in tutte le Borse valori italiane. A Milano, Roma, Genova, Venezia, Napoli, Torino gli agenti hanno simbolicamente incrociato le braccia. Non ci sono stati picchetti, né slogan o proteste, né infuocate assemblee. Non si può certo parlare di «storica» iniziativa. In Piazza Affari qualcuno ha abbandonato il parterre per andare al bar a fianco a prendere un caffè, la televisione ha ripreso le corbeille inattive e il presidente del Comitato direttivo della Borsa di Milano, Attilio Ventura, che spiegava il senso della protesta. In effetti la categoria non è compatta, ci sono state delle polemiche. Quando il Consiglio e l'Unione dei comitati degli agenti di cambio decisero un mese fa questa iniziativa per sollecitare la riforma del mercato mobiliare si levarono proteste e commenti ironici. Qualcuno teme che l'iniziativa possa essere interpretata come una sfida ai politici. Mentre a Milano Ventura riduce il tutto a un «momento di riflessione» (ma, per la verità, è stato difficile individuare ieri agenti di cambio intenti a pensare) a Roma il più bellicoso Giuseppe Gaffino, presidente del Consiglio nazionale, arringa i suoi colleghi e parla esplicitamente di «astensione dal lavoro». Per che cosa? «Non solo per la questione delle Società di intermediazione mobiliare — spiega Gaffino — ma per avere regole per un mercato più veritiero e concorrenziale con quelli esteri, la legge più importante è quella sull'opa». Certo fa sensazione che proprio gli agenti di cambio scendano in sciopero per chiedere un mercato più trasparente, per sollecitare la legge sulle Sim dopo averla per lungo tempo osteggiata. L impressione è che la categoria, poco più di 200 operatori in tutta Italia (la maggioranza a Milano), cerchi di difendere antichi privilegi dall'attacco di altri protagonisti dell'intermediazione finanziaria, come le banche e le assicurazioni, ansiose di intaccare il redditizio monopolio degli agenti di cambio. La protesta non è piaciuta a Franco Piro, presidente della Commissione Finanze della Camera, che si è espresso in termini molto pesanti. «Spero che il cocktail di arroganza, ignoranza e corporativismo non venga assimilato alla interruzione di pubblico servizio, rivendicato come diritto esclusivo. Le società di intermediazione mobiliare — ha insistito Piro — non sono feudi riservati in nessuna parte del mondo, scioperare contro il Parlamento significa ignorare le decisioni che abbiamo già assunto: la legge sull'insider trading turberà i sonni del signor Gaffino, ma deve entrare nell'ordinamento insieme a quella sulle Sim». Piro, infine, ha detto che intende verificare «con un'apposita audizione del Comitato di difesa dei risparmiatori i danni provocati dalla opposizione dei politicanti romani alla perestrojka della Borsa italiana, anche per l'eventuale alterazione delle quotazioni di oggi». L'agitazione ha turbato il mercato? L'attività è stata molto ridotta, non sembrano esserci state conseguenze. «La sospensione delle contrattazioni — ha precisato Ventura — non ha creato scompigli proprio perché di solito il primo giorno lavorativo di gennaio non è impegnativo». E adesso cosa succede? Il presidente della Borsa di Milano si dice «convinto che i primi mesi del '90 saranno decisivi per risolvere i problemi della Borsa». Ci saranno altri scioperi? Dopo quello di ieri è molto improbabile. Meglio evitare brutte figure. Rinaldo Gianola Nella sala contrattazioni due giovani operatori trascorrono chiacchierando i venti minuti di sciopero

Persone citate: Attilio Ventura, Franco Piro, Gaffino, Giuseppe Gaffino, Piro, Rinaldo Gianola, Ventura