Asti, un poliziotto il rapinatore killer

Asti, un poliziotto il rapinatore killer Confermato l'arresto, nell'83 avrebbe ucciso un agente nell'assalto alle Poste: bottino 400 milioni Asti, un poliziotto il rapinatore killer Tre anni dopo lasciò la polizia e divenne gestore di bar e discoteche Accusato anche da una perìzia: la sua pistola è l'arma del delitto ASTI. Un ex poliziotto è finito in carcere a sei anni di distanza dalla mortale rapina alle Foste centrali di Asti. Secondo il procuratore della Repubblica Mario Bozzola sarebbe lui il bandito solitario, autore del colpo che fruttò 400 milioni in contanti e altrettanti in assegni. Per Pietro Boero, 37 anni, in Polizia fino al 1986, è un'accusa che si porta dietro anche il peso di un omicidio. Durante la rapina venne infatti ucciso uno degli agenti della: Fiorentino Manganiello di 23 anni. Il giovane poliziotto fu colpito alla gola da un proiettile esploso dalla pistola calibro 9 del rapinatore solitario. Secondo il magistrato a sparare fu l'arma che aveva in dotazione Pietro Boero e che egli stesso riconsegnò tre anni dopo al momento del congedo. Una ipotesi confermata da una prima perizia eseguita dal professor Baima Bollone di Tonno. Ieri la difesa dell'ex agente, che si dichiara innocente, ha richiesto una nuova analisi dell'arma. Il colpo avvenne poco dopo mezzogiorno del 15 novembre 1983. Un impiegato delle Poste stava trasportando una valigetta con denaro e assegni con la scorta di tre agenti. Sulle scale il portavalori venne affrontato da una bandito, con il volto coperto da un casco, che, con mossa fulminea gli strappò la borsa e fuggì inseguito dall'agente Manganiello. Sulla porta d'uscita il bandito sparò colpendo alla giugulare il giovane poliziotto. La gente, in coda agli sportelli accorse per cercare di soccorrerlo, mentre il bandito si dilegò a bordo di una potente moto Honda mille bianca, con targa risultata falsa, calandosi sugli occhi la visiera a specchio del casco. Un colpo audace, portato a termine con feroce determinazione da chi probabilmente sapeva bene orari e percorsi del portavalori e forse anche l'entità del bottino. Gli inquirenti cercarono a lungo un «basista» e invano tentarono di dare un volto e un nome al bandito del casco. Venne fermato e rilasciato, un giovane di Biella. Ai fu¬ nerali dell'agente Felice Manganiello, che si era sposato da pochi mesi, partecipò una folla commossa. Il feretro fu portato a spalle dai colleghi della questura di Asti. Un lapide con il suo nome è murata nell'atrio delle Poste. Oggi, a sei anni di distanza, nessuno ricorda con certezza se alle esequie partecipò anche Pietro Boero, che il giorno del colpo alle Poste era in permesso. Egli lavorò alla divisione amministrativa (passaporti e licenze) e poi alla squadra mobile. Si congedò nel luglio del 1986 con soli 7 anni di servizio, restituendo l'arma che oggi lo accusa. Pochi giorni prima il fascicolo sulla mortale rapina era stato archiviato e classificato «ad opera di ignoti». Una coincidenza, oppure il poliziotto si sentiva ormai al sicuro? I dubbi da risolvere in questa vicenda sono molti. Ieri il procuratore della Repubblica, Bozzola ha detto che la segnalazione alla Procura sull'«opportunità di riesaminare il caso Manganiello» è arrivata dagli am- bienti della Polizia. Bozzola, dopo aver confermato l'esito della prima perizia sull'arma in dotazione al Boero ha aggiunto: «L'improvvisa e anticipata uscita dalla Polizia del Boero e certe sue non giustificabili manifestazioni di ricchezza ci hanno indotto a riesaminare il caso». L'ex poliziotto, che vive ad Asti, separato dalla moglie fioraia a Moncalvo, è entrato con altri soci nel giro delle discoteche. Ne aprì una a Casale Monferrato e attualmente gestiva un locale con piscina a Monastero Bormida, nel sud dell'Astigiano. [s. mir.l Pietro Boero, l'arrestato Fiorentino Manganiello, la vittima

Luoghi citati: Asti, Biella, Casale Monferrato, Monastero Bormida, Moncalvo