Havel ai tedeschi: riuniti, ma nella casa comune

La marea nera distrugge il tesoro del Marocco La petroliera, rimorchiata in alto mare, perde 200 tonnellate di greggio all'ora. Predisposte barriere galleggianti La marea nera distrugge il tesoro del Marocco Pesca e turismo in crisi per la catastrofe ambientale, ma la Cee tranquillizza RABAT NOSTRO SERVIZIO Ore di tensione in Marocco per la catastrofe ecologica che minaccia le coste del Paese nordafricano. L'emergenza non accenna a rientrare, nonostante fonti ufficiali di Rabat abbiano fatto sapere che la petroliera iraniana «Kharg» è stata ieri rimorchiata ad oltre 300 chilometri dal litorale marocchino. Le autorità del Paese affermano di tenere la situazione sotto controllo e hanno fatto dislocare, per oltre 20 miglia al largo delle ceste più minacciate dal greggio, alcune barriere galleggianti. Un esperto di situazioni d'emergenza, inviato dalle autorità portuali di Marsiglia, ha detto che i tecnici marocchini hanno la situazione sotto controllo. Al suo ritorno in Francia, ha dichiarato che la maggior parte del petrolio è evaporato o si è disintegrato in particelle più minute. «La situazione appare sotto controllo», sostiene la «task force» comunitaria per le emergenze ambientali. La dichiarazione, fatta ieri a Bruxelles, precisa che «sembra svanito un rischio immediato per le coste marocchine». Ma l'immensa macchia di petrolio, non meno di 80 mila tonnellate su una superficie di 300 chilometri quadrati, fuoriuscita dalla superpetroliera, è ormai a meno di 25 chilometri dalla costa. Nelle stive della nave si trovano ancora 200 mila tonnellate di petrolio che rischiano di finire in mare: per ogni ora che passa, dalla nave fuoriescono 200 tonnellate di petrolio. La quantità di greggio riversata in mare dalla «Kharg» è quasi doppia di quella persa dalla «Exxon Valdez» quando lo scorso anno naufragò sulle coste dell'Alaska. Gli esperti ritengono che i danni alla costa del Marocco potrebbero essere comunque meno gravi, in quanto la più alta temperatura dell'acqua sta contribuendo a disciogliere il greggio. Ieri mattina, contrariamente alle note di ottimismo provenienti da più parti, il segretario per l'Ambiente francese, Fabrice Lalonde, ha seccamente smentito gli esperti che escludono il pericolo di una catastrofe ecologica: «La macchia di petrolio rischia di devastare per lo meno quattro zone costiere del Marocco», ha detto il segretario dopo avere effettuato una ricognizione in elicottero sulla zona del disastro. Il petrolio che continua a riversarsi in mare, ha detto il ministro, potrebbe raggiungere la costa «entro due o tre giorni». Il 19 dicembre scorso, a bordo della «Kharg» si sviluppò un incendio (le cause sono ancora sconosciute) ed il petrolio cominciò lentamente a riversarsi in mare. L'incidente avvenne quando la petroliera, con a bordo oltre 280 mila tonnellate di greggio, si trovava a 200 chilometri dalla costa atlantica del Marocco. L'equipaggio, composto da 32 persone, venne tratto in salvo da un cargo sovietico e la nave fu trainata in mare aperto da due rimorchiatori per allontantare dalla costa il pericolo di inquinamento. Tutte le operazioni sono risultate molto complicate dal vento che spirava, e spira ancora oggi, impetuoso. Sarà proprio il vento a decidere le proporzioni di quest'ennesima catastrofe ambientale: se continuerà a soffiare come sta facendo, sospingerà il petrolio verso le coste marocchine e i danni ambientali saranno incalcolabili, così come quelli economici per un Paese che vede nel turismo una delle principali fonti di introito. Il 19 dicembre, i soccorritori preferirono non spegnere l'incendio a bordo della nave, in modo tale che il petrolio, bruciando, non continuasse a riversarsi nell'oceano. La società olandese di recuperi in mare Smit Tak, incaricata di tentare di salvare dal naufragio la petroliera iraniana, ha accusato ieri le autorità marocchine e spagnole di avere impedito il recupero della nave. Daniel Kaakebeen, portavoce della società, ha dichiarato: «Avremmo già completato il recupero della Kharg se le autorità marocchine e spagnole non ci avessero vietato di avvicinarci alle loro coste». Oltretutto, ora un'altra macchia di greggio, fuoriuscito da una petroliera spagnola, minaccia anche le coste dell'isola portoghese di Madeira, nell'Oceano Atlantico. Dalle stive della «Aragon» sono già state versate in mare più di 25 mila tonnellate di petrolio che hanno formato una scia lunga circa 60 chilometri. (e. st.] 1 1 1 I » 1 X 1 1 1 1 19 DICEMBRE ESPLOSIONE A BORDO DELLA PETROLIERA IRANIANA "KHARG" . ■ ■ . ■ , i ■ . ■

Persone citate: Aragon, Bordo, Daniel Kaakebeen, Fabrice Lalonde, Madeira, Smit, Valdez