L'UTOPIA DIETRO LE SPALLE

L'UTOPIA DIETRO LE SPALLE L'EST ANTICOMUNISTA L'UTOPIA DIETRO LE SPALLE Icorni principali della questione postcomunista sono tre e i comunisti occidentali più intelligenti e più scaltri li impostano, all'incirca, così. Primo: dicono che un fenomeno come quello di Ceausescu in Romania rappresenta la variabile impazzita di un comunismo mondiale che, per se stesso, sarebbe ancora riformabile e salvabile. Secondo: confondono ad arte la restaurazione della democrazia senza aggettivi con la revisione critica del comunismo, facendo capire che la revisione nell'Est europeo avrà la meglio sulla restaurazione. Terzo: deducono, dall'impostazione alquanto settaria dell'intera questione, che, grazie all'audacia politica di Gorbaciov, sarebbe in atto nell'Unione Sovietica e nell'Europa centrorientale una spettacolare e promettente «rifondazione del comunismo». Si tratta di opinioni interessate più che di giudizi sereni, di cui la prima, concernente Ceausescu, non solo è la più debole ma contiene in sé anche l'intrinseca debolezza delle altre due. Si sa che i perdenti hanno sempre torto, a sinistra come a destra. Ma prima di diventare un perdente, un mostro, un paranoico, Ceausescu era stato comunque un comunista classico nella struttura di tutta la sua carriera e perfino nella qualità sociale della sua biografia. Figlio di ciabattino come Stalin, ex ciabattino lui stesso, aveva sposato un'operaia poi laureata in ingegneria chimica. Partendo da queste umili origini, aveva abbracciato con fervore la causa del partito comunista, aveva combattuto assieme al partito la dittatura reazionaria di re Carol II e lo «Stato legionario» del generale Antonescu, era finito per il partito in carcere e per il partito aveva sfidato gli squadroni della morte delle Guardie di Ferro. Né Anna Pauker né Gheorghiu Dej, che provenivano dalle viscere dello stalinismo, erano stati migliori di Ceausescu. Sulla Pauker, esule fra le due guerre a Mosca, grava tuttora il sospetto di avere aiutato la polizia di Stalin a liquidare il marito deviazionista. Quanto al fanariota Dej, il predecessore di Ceausescu alla segreteria generale, si sa con certezza che fece assassinare freddamente il rivale Lucretiu Patrascanu, militante leggendario negli anni della clandestinità. Il gusto sfrenato per il potere Ceausescu lo erediterà dal suo maestro Dej. Come lui, cumulerà le cariche di segretario del partito e di capo dello Stato e delle forze armate. Come lui, liquiderà spietatamente tutti i rivali. Come lui, proseguirà e anzi esaspererà, in difesa dell'indipendenza nazionale, una strategia industrializzatrice ad alto contenuto tecnologico e una politica estera equilibrata fra Est e Ovest, Nord e Sud, arabi e israeliani. Si opporrà alla dottrina brezneviana della «sovranità limitata», appoggerà Dubcek, esporrà nel 1968 anche la Romania al rischio di un'invasione militare sovietica. L'ideologia e la pratica di Ceausescu diventeranno un condensato di tutte le ideologie e le pratiche comuniste mondiali. Già Dej gli aveva trasmesso in ereditala formula EnzoBettiza CONTINUA A PAGINA 2 PRIMA COLONNA

Luoghi citati: Europa, Mosca, Romania, Unione Sovietica