Schillaci, nato per giocare a pallone e far gol

Schillaci, nato per giocare a pallone e far gol Accomunate dai non-gioco, la Juve si consola con il cannoniere del torneo, il Toro con la classifica da promozione Schillaci, nato per giocare a pallone e far gol «Rossi è inimitabile, ma non so cosa darei per la maglia azzurra» TORINO. Il mondo di Totò Schillaci ha i contorni di una sfera di cuoio, i profumi di una tèrra bellissima e lontana da cui è partito sei mesi fa col cuore in subbuglio: «Sono nato per giocare al pallone — confida al cronista che lo sveglia per gli auguri —, non ho altro, avendo smesso troppo presto di studiare. Sono un ragazzo venuto dalla Sicilia in cerca di affermazione e per questo il mio impegno non verrà mai meno nei confronti di chi ha creduto in me, Boniperti per primo. Non voglio che dicano di me: "Abbiamo speso un mucchio di soldi per un bidone". Cinque anni fa mai avrei immaginato un Capodanno da capocannoniere di serie A, per di più nella Juventus, la squadra per cui tifavo fin da bambino. E quest'estate ancora non credevo a un futuro bianconero. Per questo dico che finora non ho fatto niente, non mi sento davanti agli altri, migliore di altri, mi sento giocatore di una squadra, la Juve, che per me è grandissima anche se ora non sta vincendo». La famiglia Schillaci (Salvatore, la moglie Rita, la figlia Jessica) ha trascorso la serata di San Silvestro in casa di un amico siciliano, in compagnia di Napoli, altro isolano, Alessio (salernitano) e Rui Barros, unico latino tra gli stranieri della Juve. Napoli e consorte hanno pranzato a casa Schillaci ieri a mezzogiorno, dallo stereo le canzoni di Marcella, altra sici- liana purosangue. Abbiamo detto a Totò dei 25 gol segnati nell'89, miglior cannoniere tra A e B nell'anno solare, l'abbiamo paragonato a Riva per quell'ultimo exploit dell'89 calcistico (a tempo ormai scaduto) simile a tante vittoriose conclusioni del bomber di Leggiuno, stessa razza di Schillaci. «Riva e Rossi sono stati i miei idoli. Rivedo spesso le reti di Pablito, come rivedo le mie giocate, per capire dove ho sbagliato, per correggermi, migliorare. Ho forse vinto la prima battaglia contro la mia statura, non eccelsa, che mi costringe a muovermi sempre in area, devo maturare, acquisire esperienza, la A mi sta servendo». Basterà per entrare nei 22 dei mondiali? «Non lo so, sarebbe bellissimo anche vederli dalla tribuna. Non so cosa darei per far parte della nazionale in questo appuntamento. In campo sicuramente tutto il mio impegno anche se per chiunque, credo, sarà impossibile ripetere le gesta di Rossi nell'82, è inimitabile quanto ha fatto. A me basterebbe però segnare una rete decisiva nella Juve, quella dello scudetto forse è un sogno, siamo in ritardo, ma quella di Coppa Uefa è possibile». Quale delle dieci reti di campionato considera più bella: «Forse quella di San Siro contro il Milan su assist di Barros, un passaggio profondo e violento, anticipai l'avversario in corsa. Spettacolare quella di Marassi col Genoa». Ma forse quella che ha chiuso 1 ' 89 co! Lecce è quella che l'ha reso più felice: «Eh sì, terza doppietta, decima rete, dopo un turno di squalifica, alla vigilia di Capodanno. Ma non mi illudo. Van Basten e Baggio hanno qualcosa di più, allarme uno dei due la spunterà e la concorrenza ha altri nomi famosi, da Vialli a Careca, da Serena a Dezotti. Sono in mezzo a grossi campioni, ma questa può essere la mia forza, non mi sento campione, neppure titolare della Juve. Ho solo un gol di vantaggio, senza aver mai battuto un rigore, e una voglia matta di fare strada come Anastasi e Furino, altri siciliani che mi hanno preceduto qui». Che cosa si aspetta Schillaci dall'anno nuovo? «Un po' meno di sfortuna per la squadra che deve però ritrovare concentrazione perché la Juve non è inferiore a nessuno ed è in grado di battersi alla pari con tutti. Lo spettacolo è bello, qualche volta l'abbiamo anche dato, ma ho capito che contro la Juve le rivali si impegnano sempre al massimo. Vuol dire che fa sempre paura e dunque a volte va anche bene giocar male e vincere come col Lecce perché in definitiva contano solo i due punti». E i gol di Schillaci. Franco Bado lato Il perfezionista. Totò Schillaci si arrabbia molto quando sbaglia un gol

Luoghi citati: Lecce, Leggiuno, Napoli, Sicilia, Torino