Manfredonia si riprende fuori pericolo

Manfredonia si riprende, fuori pericolo Il romanista esce dal coma, parla e chiede una sigaretta: nessuna lesione a livello cerebrale Manfredonia si riprende, fuori pericolo //presidente Viola ottimista: «Potrà tornare a giocare» BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO E' fuori pericolo, è uscito dal coma ed è nettamente migliorato, visto l'infarto miocardico da cui è stato colpito, ma difficilmente, salvo miracoli, tornerà a giocare, anche se Viola, presidente della Roma, è apparso stranamente ottimista. Lionello Manfredonia, 33 anni il 27 novembre, ieri ha ripreso conoscenza, ha parlato e ha chiesto una sigaretta alla moglie. Una sorpresa per gli stessi medici dopo lo stato di semincoscienza in cui il romanista era precipitato durante la partita col Bologna, choc che si è protratto sino alle 8 di ieri mattina, complici i sedativi dati al giocatore. Manfredonia na ricevuto anche la visita di Viola, che ha cercato di scherzare: «Alla tua età, a 25 anni, non è un problema riprendere...» e Manfredonia, prontamente: «Che 25 anni, ne ho 33...». L'ex senatore voleva provare lo spirito di reazione, ì riflessi dell'ammalato. «Secondo me e secondo logica —ha poi detto — Lionello potrà anche riprendere l'attività. Purtroppo la sua vita è sempre stata un dramma, compresa l'assurda contestazione dei nostri tifosi a Vipiteno». «Dove sono, cosa è successo?», ha chiesto Lionello alla moglie Carolina che non l'ha mai abbandonato un attimo e quando questa le ha spiegato la situazione, Manfredonia rivolgendosi ai medici ha aggiunto: «Com'è finita la partita?». «M'è sembrato di rinascere», ha confidato Carolina Sciomer, la seconda moglie del calciatore (dalla prima si era diviso dopo lo scandalo del calcioscommesse). Era giunta a Bologna lasciando i due figli, Andrea, 4 anni e Greta, 1 anno, alla madre. «Quando ho visto che apriva gli occhi, m'è venuto istintivo augurargli buon anno e lui, sorpreso, si è guardato attorno, ha capito che era in ospedale: "Perché sono qua?", ha chiesto e poi voleva addirittura una sigaretta...». Poi ha ringraziato medici e città: «Se tutto questo fosse successo altrove, Lionello non si sarebbe salvato». Nel pomeriggio è giunto da Torino uno dei massimi specialisti in neurologia, il professor Lodovico Bergamini, capo dell'equipe medica della Juventus (suocero di Spinosi, l'ex bianconero ora tecnico della primavera giallorossa) per un consulto con i medici. «Se Lionello è ancora vivo — ha ripetuto il dottor Alicicco della Roma — si deve proprio alla prontezza dei soccorsi. Fosse successo ad una persona qualsiasi, probabilmente sarebbe già morta». E' stato lui a fare il primo massaggio al cuore. Bergamini ha controllato un encefalogramma con i colleghi: tutto regolare. La lunga, interminabile notte, ha avuto così un epilogo positivo all'alba e più tardi il primario cardiologo, professor Daniele Bracchetti ha potuto confermare: «Il malato risponde alle domande, c'è un'evoluzione continua, non sembrano esserci, apparentemente, effetti dello choc cerebrale legato alla mancanza di ossigeno. Manfredonia ricorda anche qualche aspetto della carriera, è sembrato abbastanza lucido». Il timore di un ictus cerebrale, con gravi conseguenze per cervello e arti, si è dissolto dopo i controlli mattutini: il giocatore muove le gambe, risponde alle sollecitazioni, evidentemente l'infarto o meglio «la lunga fibrillazione ventricolare, protrattasi per quasi venti minuti», col cuore che aveva smesso di pompare, come precisava il dottor Dalmastri, non ha avuto conseguenze peggiori. Già i primi bollettini di sabato sera avevano aperto qualche spiraglio: «E' stata eseguita intubazione e rianimazione cardiopolmonare con ventilazione assistita» dicevano i medici e poi «Manfredonia non è più in pericolo di vita ma solo domani valuteremo gli effetti dello choc». Ieri mattina la conferma dell'evoluzione positiva dell'infarto anche se saranno necessari ancora 7-8 giorni prima che venga sciolta la prognosi: per valutare il futuro del calciatore, invece, bisognerà attendere 4 o 5 mesi. Quanto alle cause, tutte le ipotesi sono possibili: dall'affaticamento, al freddo. Alicicco ha prospettato la possibilità di una «vasocostrizione» (blocco temporaneo di un vaso sanguigno), dovuta a un precedente contrasto di gioco. In effetti, poco prima di crollare a terra quasi ai piedi di Giordano, amico e compagno dei tempi laziali, Manfredonia aveva avuto un contrasto aereo con un avversario che potrebbe averlo colpito, involontariamente, alla testa. Purtroppo in passato ci sono stati casi analoghi, sia ai massimi livelli che, soprattutto, fra i dilettanti. Molti hanno pagato con la vita. Manfredonia, a parte una parentesi fra i cadetti con la Lazio dopo due anni di inattività a causa del calcioscommesse, era al dodicesimo campionato di serie A: Lazio, Juventus e Roma i suoi club con quasi 300 presenze. Aveva partecipato come azzurro alla spedizione argentina anche se Bearzot non l'aveva mai utilizzato. Giorgio Garado!fi La grande paura. Giordano, Comi, Cervone, Desideri e Waas, sconvolti per l'infarto che ha colpito Manfredonia dopo questo contrasto con Marronaro