Rauti «Pronta a salvare il msi» di Fabio Martini

Rauti: «Pronto a salvare il msi» Alla vigilia del Congresso il candidato alla segreteria pone le sue condizioni Rauti: «Pronto a salvare il msi» Oggi riunione dei capicorrente per definire la proposta: «Deciderò in base ai contenuti politici» «Dobbiamo sap^rprofittare della crisi del comunismo e tentare di sfondare a sinistra? V't VI Vi ROMA. «Io sono pronto — dice Pino Rauti — e l'idea di diventare segretario del movimento sociale, non lo nego, mi tenta molto. Se ancora esito a porre la mia candidatura è perché vorrei poter fare la politica in cui credo: un partito nazional-popolare che abbia finalmente un centro studi, una scuola di partito, una per amministratori, una politica estera. E invece nei pulviscolo di incontri di queste settimane si parla poco di queste cose...». Pino Rauti in questi giorni è un uomo corteggiatissimo. E proprio per questo tormentato dal dubbio. Il segretario del msi, Gianfranco Fini, lo vorrebbe al suo fianco come presidente del partito; ma i gruppi che due anni fa hanno eletto Fini, fanno una proposta ancora più allettante: vorrebbero scalzare il giovane leader e lanciare Rauti al posto che per 18 anni è stato di Giorgio Almirante. Tutti lo lusingano, ma lui nicchia, non si sbilancia. L'uomo che diciottenne si è offerto «volontario di guerra» alla Re¬ pubblica di Salò, che ha fondato Ordine nuovo, che è finito in carcere due volte e due volte è stato assolto con formula piena, ora, a 63 anni, ha scoperto l'arte dei chiaroscuri, dell'equilibrismo. Da una settimana ripete: «Sono sorpreso per queste offerte, devo valutarle con i delegati della mia corrente al congresso». Ma Pino Rauti e i suoi camerati non hanno molto tempo per riflettere. Le luci sul Congresso di Rimini si accenderanno tra nove giorni e in una settimana sono possibili improvvisi voltafaccia. E non sarebbe una novità in un partito sensibilissimo all'organigramma intemo, povero com è di potere esterno. Questa mattina, all'Hotel Bristol di Roma, va in scena la prova generale della possibile nuova maggioranza del msi. Rauti incontra i capi delle correnti che sostenevano Gianfranco Fini: Francesco Servello, Guido Lo Porto, Michele Marchio, oltre a Domenico Mennitti che ha già votato Rauti al congresso di due anni fa. . Allora, Rauti, oggi darà una risposta a chi le offre la guida del partito? «Anzitutto sono in attesa di una proposta ufficiale. Fino ad oggi soltanto Mennitti si è pronunciato in modo esplicito, a favore di una mia candidatura a segretario». Sì, ma non è un mistero che circa il 30% del partito è disposto a spostarsi da Fini a lei: perché esita tanto a dare una risposta? «Man mano che si esplicitavano i consensi attorno alla mia persona, ho ri- Ìietuto che avrei preso atto dele proposte politiche e che ne avrei discusso con il mio gruppo. Vedremo le proposte e poi discuteremo. Io dò molta importanza ai problemi politici». Se accetterà l'offerta degli ex amici di Fini, si ritroverà alleato (e vincolato) a quelli che qualcuno chiama i «dorotei del msi», i centristi in doppio petto lontanissimi dalla sua concezione movimentistica della politica. E' questo che la frena? «No. Di questi gruppi fanno parte esponenti storici del msi dai quali non si può prescindere e una parte molto consistente dei gruppi parlamentari. La verità è che entrambe le proposte che mi sono state prospettate presentano vantaggi e controindicazioni. Per il movimento sociale ci vorrebbe un accordo generale che abbia come punto di riferimento la mia persona». li msi è un partito in declino da anni e litiga per le poltrone: non pensa che il Congresso debba discutere soprattutto di come impedire il rischio di estinzione? «In tutto il partito c'è consapevolezza del pericolo. Ma quasi tutti, a cominciare da Fini, propongono una sorta di continuismo col passato. E invece, a mio avviso, bisogna saper profittare della crisi del comunismo e tentare di sfondare a sinistra. Oramai, col crollo del marxismo, l'unica alternativa al capitalismo è la nostra. Serve da una parte un presidenzialismo diffuso con elezioni dirette a ogni livello, dall'altra una partecipazione dei lavoratori alla gestione dell'economia». Fabio Martini

Luoghi citati: Rimini, Roma, Salò