Il boss salva l'icona di Sant'Irene

Il boss salva l'icona di Sant'Irene New York, gli Ortodossi ringraziano Cosa nostra: era stata rubata 5 giorni fa Il boss salva l'icona di Sant'Irene Restituita per intercessione di John Gotti NEW YORK NOSTRO SERVIZIO I fedeli greco-ortodossi del Queens, quartiere newyorkese, esultano: l'icona di Sant'Irene è tornata in tempo per la celebrazione del loro Natale, che secondo il calendario giuliano cade il 7 gennaio. I ladri che cinque giorni fa l'avevano portata via si sono tenuti la cornice d'oro e i gioielli che avevano aggiunto al loro bottino, e hanno restituito l'immagine della santa, quella che durante la Guerra del Golfo fece sensazione perché aveva cominciato a piangere. Ieri mattina, nella chiesa di Chrysovalantou, nella zona di Astoria, si è presentato come sempre il postino a consegnare le lettere. Ma stavolta aveva in mano un pacco e nella mente un sospetto. Che dentro ci sia l'icona rubata l'altro giorno? Eccitato, il portalettere ha avvertito il vescovo Vikentios che ha subito aperto il pacco, ed eccola lì Sant'Irene, priva della cornice d'oro ma intatta. «Non c'importa nulla dell'oro, non c'importa nulla di niente altro», ha esclamato il vescovo Vikentios, ed è corso a dare la notizia ai suoi fratelli. Anche la polizia e l'Fbi hanno subito avuto la notizia, e i loro specialisti si sono precipitati nella chiesa per esaminare l'icona e cercare di carpirle qualche impronta digitale. Non sembra che abbiano trovato molto. Se mai i ladri saranno individuati, si diceva ieri con una specie di smarrimento, sarà attraverso strade del tutto diverse. Quali? E' presto detto. In favore della restituzione di Sant'Irene, l'altro giorno si era espresso, diciamo così, nientemento che John Gotti, noto per la sua sconfinata ricchezza ma anche e soprattutto per i vari processi cui è stato sottoposto e da cui è sempre uscito indenne. La giustizia spera di incastrarlo nella prossima causa, che è già stata rinviata varie volte, ma non è detto che ci riesca. John Gotti, insomma, è l'attuale «pezzo da novanta» di New York, indicato come capo della famiglia Gambino, la più potente della mafia. «Non ci sono prove - ha detto la polizia ieri - che la restituzione dell'icona sia avvenuta grazie ai buoni uffici della mafia». Ma quando mai ci sono prove su una qualsiasi azione che la mafia compie, a New York come in ogni altra parte del mondo? Così, come non si riesce a individuare i colpevoli di tanti delitti, si diceva ieri fra le migliaia di persone accorse a vedere la santa ritrovata, non si riuscirà neppure a individuare gli autori di questa «buona azione», che di buono, comunque, non si sa quanto abbia. Insomma, l'idea che l'artefice di questo miracolo sia stato lui, John Gotti, sarà difficile da estirpare quanto da dimostrare. L'icona risale al 1919, è alta 24 centimetri e larga diciotto e raffigura per l'appunto Sant'Irene, che per i greco-ortodossi è la santa della pace e quella che protegge dalle malattie. Questa icona in particolare è sempre stata considerata capace di fare miracoli, e sono migliaia coloro che affermano di essere guariti da malattie varie grazie alla deposizione di una candela davanti ad essa e quindi alla sua intercessione. Il suo momento di massimo fulgore però lo ha avuto l'anno scorso, durante la Guerra del Golfo. Il 17 ottobre, nel periodo in cui George Bush stava costruendo la grande alleanza contro Saddam Hussein, l'icona di Sant'Irene non si trovava nella chiesa di Chrysovalantou. Era stata «prestata» alla chiesa di Sant'Anastasio di Chicago, affinché anche i fedeli di lì potessero godere almeno per un po' dei suoi favori. E proprio lì, a Chicago, aveva cominciato a piangere. Naturalmente ci furono subito gli scettici che cercarono la spiegazione razionale: l'umidità, la reazione del legno al cambiamento di ambiente, eccetera. Ma per i fedeli quelle erano solo chiacchiere. Nei sei giorni che restavano, prima che l'icona ripartisse per il Queens, si recarono in migliaia a vedere le sue lacrime, anche se pochi ci riuscirono. Quando poi tornò a casa, il pellegrinaggio continuò. L'afflusso nella chiesa del Queens in quei giorni fu spropositato e di fatto «l'icona piangente» diventò uno dei punti di riferimento di coloro che si opponevano alla guerra contro l'Iraq, che all'epoca erano parecchi perché non c'era ancora stata la Grande Vittoria che poi li avrebbe costretti a nascondersi. Un'avvisaglia che qualcuno aveva messo gli occhi su Sant'Irene c'era stata una quindicina di giorni fa. I fili che la collegavano al sistema d'allarme destinato a proteggerla erano stati tagliati. Immediatamente, era stata organizzata una vigilanza 24 ore su 24, in attesa che l'allarme fosse ripristinato. Ma cinque giorni fa i ladri decisero che, allarme o non allarme, loro quell'icona la volevano. Entrarono in chiesa armati, e minacciando di uccidere i presenti se la portarono via senza trovare ostacoli. Quando il postino l'ha riportata, le campane hanno subito preso a suonare e in pochi minuti la chiesa si è riempita di fedeli, impazziti di gioia. Unico dubbio, se ringraziare il Cielo oppure il boss mafioso John Gotti. Franco Pantarelli Il capo clan aveva lanciato un monito ai ladri «Pentitevi» L'immagine sacra è stata recapitata senza la cornice da un postino Due sacerdoti ortodossi mostrano l'icona di Sant'Irene restituita dai ladri che l'avevano rubata Il boss di Cosa Nostra John Gotti crminale efferato ma devoto

Persone citate: Franco Pantarelli, Gambino, George Bush, John Gotti, Saddam Hussein

Luoghi citati: Chicago, Iraq, New York