CARIGNANO - Il «Risveglio» dell'elfo tra sogno e memoria di Monica Bonetto

Il «Risveglio» dell'Elfo tra sogno e memoria CARIGNANO Il «Risveglio» dell'Elfo tra sogno e memoria IL «Risveglio di primavera» di Frank Wedekind, è un testo che Elio De Capitani, regista del Teatro dell'Elfo, inseguiva da parecchio tempo. Più volte ne aveva rinviato l'allestimento, fino a capovolgere totalmente il proprio punto di vista e giungere alla realizzazione dello spettacolo, che da martedì 17 dicembre sarà ospite del Teatro Carignano. «Quattro anni fa il dramma di Wedekind avrebbe dovuto concludere un ciclo partito da lontano - afferma il regista quel "ciclo della memoria" che comprende rappresentazioni che abbiamo portato in scena negli Anni Ottanta. Ma è accaduto che il testo, il suo autore, l'opera, hanno prevalso sulla mia volontà di appropriarmene. Mi accade sempre più spesso». «Così - prosegue De Capitani - la ricerca del tempo perduto, propria di quegli anni, ha ceduto il passo a un'indagine il cui centro si è spostato. Dall'introversione all'estroversione, il teatro è tornato al gioco, la memoria ha nuovamente lasciato spazio al sogno. Si riprende a mostrarsi invece che a nascondersi, e questa ostentazione richiede qualcosa che sia al tempo stesso bandiera, protezione e travestimento. La maschera è tutto questo, una maschera però assolutamente identica alla faccia dell'attore». «Risveglio di primavera» è una tragedia di fanciulli, come ebbe a scrivere lo stesso autore quando la compose, tra l'autunno del 1890 e la Pasqua del 1891. Tutti all'incirca quattordicenni, i giovani personaggi sono dunque colti da Wedekind nel momento delicato e sconvolgente della pubertà. Quesiti inquietanti, curiosità urgenti e inappagate, palpiti febbrili, atmosfere tumultuanti di sussulti mal repressi, fantasticherie tanto più folli in quanto non ancora imbrigliate dalle inibizioni proprie della maturità: questo è il loro mondo interiore, descritto con accorata delicatezza dall'autore. Di contro, denunciata con spietata lucidità, la società degli adulti, sclerotizzata nelle proprie convinzioni, inaridita da un perbenismo moraleggiante e repressivo che soffoca nel silenzio e nella paura l'istinto alla vita. La giovane Wendla, costretta dalla madre, morirà d'aborto ancora ignara dei misteri dell'amore e del sesso. Moritz si suiciderà, ucciso da un'educazione scolastica meschina e mortificante. Le maschere con cui viene recitato il dramma permettono di cancellare ogni identità cronologica degli attori, non bambini e non adulti, percepibili unicamente attraverso l'uso accentuato e ossessivo del corpo e della voce. Monica Bonetto

Persone citate: De Capitani, Elio De Capitani, Frank Wedekind, Wedekind