Alla Rai con Haendel Stravinskij e Liszt di Leonardo Osella

Alla Rai, con Haendel Stravinskij e Liszt CONCERTI I RITMI DI LULLI Alla Rai, con Haendel Stravinskij e Liszt ^D> IOVANNI Battista Lulli, VlÉB fiorentino di nascita emigrato a Parigi nel 1646 a soli 14 anni, è il grande caposcuola della musica francese. Il suo stile pomposo e solenne, da cerimonia, gli diede enorme fama, così come i suoi tipici «ritmi puntati». Il corettore d'orchestra wagneriano e compositore Felix Motti ne rielaborò nel 1902, con una netta impronta ottocentesca, quattro brani tratti dalle opere-balletto «Il tempio della pace», «Il trionfo dell'amore», «Alceste» e «Teseo», e ne creò una «Suite di balletto» raffinata e piacevole. E' questa una delle pagine che compongono il concerto della Rai previsto all'Auditorium per giovedì 19 (ore 20,30) e venerdì 20 (ore 21) sotto la direzione di Rudolf Barshai. La coreografia e la gran dio-' sita costituiscono il sottofondo dell'intera serata. E il classicismo di maniera di Lulli trova altro modo d'esprimersi in una nota pagina, «Apollon Musagète» di Stravinskij. L'opera fu commissionata dalla «Library of Congress» di Washington e abbina ima scrittura per lo più diatonica alla monocromia timbrica rappresentata dai soli archi. L'autore stesso, d'altronde, rivelò di voler realizzare un «balletto bianco», forse sotto la suggestione di certe marmoree statue dell'antichità classica. Anche qui abbonda il «ritmo puntato» tipico del Seicento lulliano. A proposito del balletto Gianfranco Vinay annota: «Il nume apollineo di Stravinskij, tuttavia, nel momento in cui celebra la sua apoteosi, tutto può repri- mere fuorché la coscienza dell'illusorietà del Mito ricostruito, ombra di un'ombra, e la malinconia del distacco del Mito originale: essa anzi diviene immagine trasfigurata, rituale, genuina essenza del Mito attualizzato, e conferisce all'opera più apollinea del compositore un senso di latente nostalgia per l'innocenza perduta». La serata verrà aperta da una tipica opera di circostanza, quella «Musica per i reali fuochi d'artificio in re maggiore Hwv 351» che Haendel scrisse nel 1749 per solennizzare la pace di Aquisgrana. Il concerto avvenne nel Green Park e accompagnò uno spettacolo pirotecnico malriuscito, che rischiò di arrostire parte della enorme folla accorsa per la festa. L'esecuzione all'aria aperta indusse Haendel a gonfiare l'organico a dismisura: addirittura - ricorda Lang - «9 trombe, 9 corni, 24 oboi, 12 fagotti e un controfagotto, tre coppie di timpani e una o più grancasse». Un po' a sé sta l'opera scelta per chiudere in grande una serata così invitante: «Les préludes» di Liszt. E' forse la composizione più nota del musicista, che la concepì inizialmente come ouverture per un coro di ispirazione religiosa romantica. Poi la lettura del poema «Les préludes» di Lamartine fornì all'opera il titolo definitivo e servì anche ad attribuirle una sorta di canovaccio programmatico che inizia così: «Che altro è la nostra vita se non una serie di preludi a quell'ignota canzone della quale è la morte a intonare la prima e più solenne nota?». Leonardo Osella Un'immdi GiovannBattista Lulli Un'immagine di Giovanni Battista Lulli

Luoghi citati: Parigi, Washington