Il doping va nel museo degli errori di Gian Paolo Ormezzano

Il doping va nel museo degli errori Tricolori a Trecate: il sollevamento pesi ricomincia da zero dopo scandali e morti sospette Il doping va nel museo degli errori TRECATE. Nello scorso settembre la pesistica italiana si autosospese: stop all'attività, per indagarsi dopo tanto doping. Sei atleti (tre uomini, tre donne) di interesse nazionale erano stati trovati positivi a un controllo di routine. Prima, ad aprile, c'era stato lo scandalo di Merano, due cultori del body building morti di tumore, frequentavano la palestra di Norbert Oberburger, medaglia d'oro a Los Angeles 1984 e poi sospeso per doping anabolico. C'era stato lo scandalo ufficiale, firmato anche Coni, e quello ufficioso, di benpensanti veri o improvvisati, in pieno shampoo delle coscienze. Si era ricordato lo scandalo di Savona, due anni prima, doping guidato da responsabili federali, questa almeno l'accusa. Ieri a Trecate, presso Novara, davanti al presidente federale Matteo Pellicone, la pesistica italiana ha ricominciato a vivere ufficialmente, con i campionati nazionali. Lo stri¬ scione fuori del Palazzetto dice: «Da Trecate '91 a Barcellona '92». Iscritti 190, quasi la metà donne. Ai Giochi non c'è la pesistica femminile, dovremmo andarci con tre atleti - Scarantino, Oberburger, Lanzana - di una tribù ripulita. Quella di ieri a Trecate è stata una specie di domenica della resurrezione. Gradinate piene di pesisti e amici. Distribuzione di opuscoli che dicono tutto sulla Brutta Bestia. In ogni categoria controlli al primo e a due sorteggiati. E tutti disposti a parlare del passato, per avere il diritto al futuro. Una specie di confessióne, o almeno di seduta psicoanalitica. Trecate ospita un grosso centro di testimoni di Geova, e ieri sembrava di essere al centro di un'assise religiosa. Il passato viene esposto a livello museale (museo degli errori e degli orrori). Aldo Bergamaschi, presidente della commissione d'inchiesta su Merano, dice: «Facciamo due controlli al mese, praticamente a tutti gli atleti. Speriamo di li¬ berarci dal pedaggio costituito da un problema generazionale e internazionale: i riveriti allenatori dell'Est europeo. Con la loro scomparsa, scompare automaticamente tanto doping». Troppo comodo dare la colpa all'Est, anche questa colpa: e noi? «Abbiamo fatto i nostri errori, li abbiamo pagati. Ma il primo errore lo fanno gli altri, confondendo i sollevatori di pesi con quelli del body building, che sono tutta estetica, niente sport», dice Giampiero Danesi, comitato piemontese. E comunque sugli errori ci sono due precisazioni. Pellicone: «I sei scoperti nello stesso collegiale sono stati vittime di un sabotaggio da parte di una atleta delusa. Prodotti vecchi, assurdi. Ci manca soltanto la confessione della ragazza, ma sappiamp già tutto». Bergamaschi: «A Merano si va verso l'archiviazione:'due morti, ma uno per tumore antico, probabilmente precedente alla pratica culturistica, l'altro per tumore congenito, rarissimo. Era anche stato annunciato un moribondo, sta benone». Tutto dunque spiegato, tutto patito ma a livello di ferita, non di onta. C'è Oberburger, possiamo parlargli? Dice, gentile e chiaro: «Si riparte senza vergogna. Io ho pagato, noi abbiamo pagato, anche per i culturisti, che cercano il bel fisico mentre noi cerchiamo il risultato. Certo che si è fatto in fretta a dire doping, liquidando sacrifici, allenamenti, sofferenze. Io ci vado piano anche con l'Est, anche con i bulgari massacrati a Seul 1988 dai controlli, sino al ritiro della squadra. Ho 31 anni, spero di fare la quarta Olimpiade, non ho paura di guardare nessuno in faccia. Noi pesisti siamo asceti solitari, ognuno a lavorare con e contro se stesso». Due pesisti giovani. Luigi Pilato di Caltanissetta, 19 anni, tricolore juniores, sesto al mondo: «Schifato per il doping, io non prenderei manco una pastiglia. Sono pesista per ambizione, è una religione nella mia famiglia». Claudia Dona di Borgomanero, 23 anni, campionessa italiana ed europea assoluta: «Non confondeteci con i culturisti, oltretutto siamo diversi di fisico, di testa». Diversissimi. Nessun orco, nessuna balena. Nessun omone (o donnone) da ormone. Fisici molto armonici. Bei ragazzi, e belle ragazze non più muscolate di quelle di altri sport: alla Gabriela Sabatini, ecco. Il medico federale Domenico Centonza dice: «Stiamo responsavilizzando tutti, e intanto controllandoli. Fra poco qui tutti sapranno tutto, e capiranno che da uova, carne e latte si hanno i vantaggi degli steroidi, senza scassarsi il fisico. E se venisse da noi gente di altri sport, dall'atletica come dal calcio, per lasciare il doping e stare in un ambiente controllato con sicurezza?». Viene in mente la splendida definizione di Eddy Ottoz, ostacolista degli Anni Sessanta: «Il doping è quello che praticano gli altri». Gian Paolo Ormezzano