II prezzo amaro del «do di petto»

II prezzo amaro del «do di petto» Quanto guadagnano i protagonisti della musica? Dipende, c'è chi è calmierato e chi no II prezzo amaro del «do di petto» Le ultime quotazioni alla borsa degli Enti lirici CI sono ancora i re del «do di petto»? Si contano sulle dita di una mano. E' un regno in disfacimento. Quanto guadagnano le ugole d'oro? E' possibile fare i conti in tasca a tenori, soprani, baritoni e bassi? E i direttori d'orchestra, i grandi strumentisti della musica da camera fanno eccezione? GU enti lirici, oggi, sono veramente dei pozzi di San Patrizio che arricchiscono i cantanti? Da quando Tamagno (primo interprete dell'Otello di Verdi) e Caruso inventarono il divismo e di conseguenza il business, i fan della lirica si tormentano per sapere quanto guadagna questo o quell'artista, se Gigli era più bravo di Lauri Volpi, se Renata Tebaldi e Maria Callas fossero veramente due «adorabili nemiche», se l'una guadagnasse più dell'altra, se Di Stefano era più ricco di Del Monaco, se Pavarotti fa incassi miliardari (nei concerti e con tutto ciò che scaturisce da videocassette e ed) e perché mai Domingo non gareggi con lui nell'arte di far soldi, così come fece Herbert von Karajan, impareggiabile neiramministrare il suo favoloso patrimonio discografico. In questo fiume ribollente di miliardi (alimentato dalla miriade di incisioni), l'unico artista di cui tutti, da 40 anni parlano assai poco, è il grande tenore Alfredo Kraus che, a 65 anni buoni (ma della sua età non c'è certezza), prende cachet di 30 milioni a sera apparendo al momento giusto, quasi con pudore sui giornali. Il pazzo mondo. Il teatro d'opera è un «pazzo mondo», che nell'arte fa storia a sé, in cui cantanti celebri incassano più di direttori celebri (con qualche rara eccezione come nel caso di Muti, per esempio), in cui i direttori celebri adorano, odiano e invidiano (per la maggior parte) i loro dirimpettai in palcoscenico. «Talmente atipico - dicono i melologi più attenti - che storicamente non è cambiato quasi nulla. Due esempi: Tamagno nel 1887 per una recita di Otello prendeva 10 mila lue a sera, pari a 45 milioni di oggi, e Adelina Patti in America, nel 1870, guadagnava l'equivalente dei nostri 100 milioni. E che dire di Enrico Caruso, forse il più ricco (ai suoi tempi) in assoluto? Miliardi favoleggiati o reali che siano, le cose vanno più male che bene: c'è chi grida allo scandalo per certi cachet astronomici; chi si lamenta (gli artisti in particolare) dell'incidenza delle tasse (il 40% in progressione a seconda delle fasce di reddito cui bisogna aggiungere i costi vivi e tassabili per viaggi aerei, le spese per i lunghi soggiorni nei residence durante le prove di un'opera); delle prove che non vengono pagate come invece avviene all'estero. Ma c'è anche l'Anels (Associazione nazionale enti lirici e sinfonici) il cui presidente è Carlo Fontana, sovrintendente della Scala, che intende moralizzare l'ambiente. Il calmiere. Che cos'è il calmiere? E' un meccanismo economico in base al quale si stabiliscono cachet, cui si devono attenere gli enti lirici, gli artisti che lavorano in Italia (anche direttori e strumentisti), pena una denuncia al ministero Turismo e Spettacolo per ogni trasgressione. Il top viene fissato, insieme alle altre fasce di valori, periodicamente: dal 12 novembre scorso è di 30 milioni. Le esagerazioni sono state dunque evitate? In linea di massima sì, ma molte eccezioni restano, rappresentate dalle ugole d'oro, appunto, che superano il «tetto», e che proprio per questo sono state considerate «fuori quota» dalla stessa assemblea dell'Anels. La «Borsa» Anels si riferisce all'ultima indicazione fornita dai direttori artistici degli enti lirici. Ma anche su queste valutazioni esistono divergenze. Chi sono gli artisti fuori calmiere? Dal 12 novembre, Luciano Pavarotti, Mstislav Rostropovic (come direttore), Mirella Freni, Karlos Kleiber (che nonostante il cachet «fuori» dirige pochissimo, per sua scelta, anche all'estero), Georg Solti, Claudio Abbado, Riccardo Muti, Lorin Maazel. Gli artisti quotati 30 milioni (lordi) dall'Anels, sono: Placido Domin¬ go, Montserrat Caballé, Carlo Maria Giulini, Ruggero Raimondi, Samuel Ramey, Giuseppe Giacomini, Georges Prètre. Poi ci sono le altre fasce da 29 milioni, 28, a scalare, fino a raggiungere i 6-7 milioni per recita. Carlo Fontana. Il sovrintendente della Scala sull'utilità del calmiere non ha dubbi, così come alcuni cantanti, direttori artistici e sovrintendenti; altri, gli agenti della lirica, preferirebbero che il meccanismo che regola i cachet in Italia venisse modificato. «Agli artisti - dice Fontana - non si possono pagare anche le prove. Non siamo in America o in Germania, in Francia o in Inghilterra, dove il numero delle recite è elevato e conviene quindi pagare le prove, e cachet inferiori per ogni recita. In Italia il numero delle rappresentazioni è limitato: se pagassimo anche le prove, sia pure in misura inferiore, faremmo bancaròtta». Tutti i teatri rispettano il top Anels? «La Scala per prima, da quando c'era Badini. E qualche volta paga anche di meno perché il prestigio è maggiore. Certo, tutto è perfettibile, ma il calmiere placa le richieste folli. Ora io penso che i cachet, per loro natura economica, dovrebbero es¬ sere indicati dai sovrintendenti e non dai direttori artistici». E i teatri di tradizione che fanno? «Concorrenza. Come i Festival, gli assessori in cerca di gloria, che fanno lievitare i cachet. Ma forse anche loro, alla fine, dovranno imporsi un loro calmiere». Luciano Pavarotti. E i grandi artisti che dicono? Pavarotti: «Si parla sempre dei miei cachet stratosferici, del quasi miliardo che prenderei a Buenos Aires il 14 dicembre, per cantare davanti a 500 mila persone. Se così fosse, farei tre concerti e me ne starei in panciolle per il resto del- l'anno. La verità è che rispetto il calmiere (fino alle penultime quotazioni Anels, perché dal 12 novembre n'è fuori anche lui n. d. r.), e che per i concerti non supero i 50 milioni a percentuale, più i rimborsi spese e qualche gettone di presenza». Fuga a Montecarlo. Dal «pazzo mondo» che regola la Urica in Italia, alcuni fuggono: a Montecarlo. «Perché le tasse incidono fino al 40-50 per cento - dice il tenore Veriano Luchetti - e l'artista non è garantito». Angelo Gabrieli, dirigente dello Stage Door Opera Management (il segretariato artistico diretto da Adua Pavarotti), ammette: «Fontana e Paolo Manca, segretario generale dell'Anels, stanno sicuramente moralizzando il mondo della lirica, ma qualche correttivo ci vorrebbe. Se un artista si ammala all'ultimo momento e non va in scena, ci rimette tutto: chi gli rimborsa alberghi, viaggi aerei, spese di rappresentanza? Si dovrebbero pagare le prove, ma mi rendo conto che i problemi finanziari degli enti lirici sono gravi. Gli artisti che possono permetterselo prendono la residenza a Montecarlo e in Italia pagano soltanto il 20 per cento delle tasse». Da Torino, Tessore-Majer. Elda Tessore, sovrintendente del Regio di Torino e Carlo Majer, direttore artistico, formano ufi" duo affiatato. Tessore: «Il costo degli artisti incide poco sul bilancio generale, ma moltissimo sulla parte che riguarda la produzione artistica. Un teatro dovrebbe mediamente incassare tanto da coprire il costo di un cast, che si aggira sugli 80-120 milioni per sera. La cosa, in alcuni teatri, sarebbe comunque impossibile, perché non tutti hanno 10 stesso numero di posti. Il Regio, che dopo la Scala ha il prezzo del biglietto più alto, 40 mila lire (i posti sono 1700), dovrebbe incassare 68 milioni a sera. Cifra che in ogni caso non copre le spese del cast». I grandi teatri come Regio di Torino, Carlo Feli- ' ce di Genova, Scala, San Carlo di Napoli, Opera di Roma, Massimo di Palermo, devono fare i conti anche con la «voce cast»; i più piccoli come «La Fenice» di Venezia, sono penalizzati, perché le spese fisse restano e gli incassi sono assai inferiori. Majer: «In Italia siamo in debito di ossigeno. Il costo per ogni allestimento è elevatissimo e quello di gestione spaventoso. Solo in Inghilterra, la Thatcher ha fatto tagli a colpi d'accetta. In Germania, rispetto all'Italia, il contributo statale per la musica è triplo; in Francia, Jack Lang spende moltissimo per la cultura. Il nostro Fondo Unico Spettacolo è di 900 miliardi (con questa Finanziaria) di cui 444 riguardano gli enti lirici. Siamo all'osso, bisogna quindi darsi da fare, ingegnarsi: coproduzioni, possibili solo con pochi teatri, e riutilizzazione degli allestimenti». Negli Stati Uniti. La musica negli Stati Uniti vive di regole ferree, almeno per ciò che concerne la media degli artisti. Al Met di New York, a Washington, a Chicago, a Houston, a San Francisco a Dallas, dove ci sono i migliori complessi lirici e sinfonici, il top dei cachet non supera i 13 mila dollari, le prove sono pagate a parte, perché, appunto, 11 numero delle recite è di 20-30 per titolo, le tasse sono del 30 per cento, ma teatri e.auditorium hanno 2500-4000 posti e grazie anche alla sponsorizzazione delle multinazionali americane, sono in grado di far quadrare i loro ricchi bilanci. Armando Caruso Pavarotti e la Freni fra i più pagati Le «fughe» aMontecarlo per paura delle tasse ÌP3I QUESTA LA CLASSIFICA DEI CANTANTI, DIRETTORI D'ORCHESTRA E STRUMENTISTI CHE SI ESIBISCONO NEGLI ENTI LIRICI E SINFONICI ITALIANI, DIVISA A SECONDA DEI CACHET (LORDI) STABILITI IL 12 NOVEMBRE SCORSO DALL'ANELS (ASSOCIAZIONE NAZIONALE ENTI LIRICI E SINFONICI) FASCE INFERIORI rinnfìlO lamberti [18 MILIONI] daniela Orasi' cecilia gasdia 18 MILIONI] 17 MILIONI] riccardo chailly ghena 0imitr0va katia ricciarelli veriano luchetti mariella devia 20 MILIONI christa ludwig renata scotto ivo p0g0relic itzhak perlmann vladimir ashkenazy giuseppe sin0p0li le0nucci renato brus0n agnes baltsa kathleen battle edithagruberova annat0m0wa-sint0w francisco araiza piero cappuccilli peter dv0rsk! m nicola martinucci neil schik0ff shirley verrett giorgio zancanar0 30 MILIONI montserratcaballé placido domingo carlo maria giulini ruggero raimondi samuel ramey georges pretre giuseppe giacomini alfredo kraus 29 MILIONI kiri te kanawa 28 MILIONI marilyn horne chris merritt eva mart0n 26 MILIONI june anderson myungwhunchung | FUORI QUOTA Sffiv,Sons,tropov,h claudio abbado riccardo muti georg solti 50 MILIONI carlos kleiber luciano pavarotti 35 MILIONI ATNÌLsW.aNMUnER svwtoswv rìchter QUESTA LA CLASSIFICA DEI CANTANTI, DIRETTORI D'ORCHESTRA E STRUMENTISTI CHE SI ESIBISCONO NEGLI ENTI LIRICI E SINFONICI ITALIANI, DIVISA A SECONDA DEI CACHET (LORDI) STABILITI IL 12 NOVEMBRE SCORSO DALL'ANELS (ASSOCIAZIONE NAZIONALE ENTI LIRICI E SINFONICI)