Suicidio nella Trabant di E. N.

Suicidio nella Trabant Dottoressa dell'ex Ddr: non aveva clienti nel suo nuovo studio Suicidio nella Trabant La donna si era indebitata per realizzare il sogno della libera professione Si è cosparsa di benzina e data fuoco nella sua auto, simbolo del passato BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Ci si può uccidere perché si è medici e non si ha più un cliente, la Germania unificata ancora in cerca di unità nasconde pagine di amara quotidianità. Renate Pfeifer, cinquantun anni e da oltre venti medico all'ospedale di Annaberg in Sassonia, nell'ex Ddr, si è tolta la vita dandosi fuoco dopo essersi cosparsa di benzina, riferiva ieri la «Bild Zeitung»: come ha spiegato in una lettera al marito ritrovata accanto a lei, la dottoressa Pfeifer era arrivata alla «fine di ogni speranza», ha ceduto allo sconforto di non avere più nessuno da visitare e da curare dopo avere investito tutti i suoi risparmi, ed essersi indebitata fino al collo, per aprire uno studio privato. Nella sua esasperata esemplarità, la storia di Renate Pfeifer è un caso limite della disperazione nata fra le macerie di un sogno: quello esploso all'improvviso, con la caduta del Muro, e finito presto fra le difficoltà della vita d'ogni giorno, fra i problemi di integrazione in una società diventata più libera e più aperta ma anche più difficile da vivere. Per questo la vicenda di Annaberg ha cadenze emblematiche: la dottoressa Pfeifer aveva aperto da tre st Mimane uno studio nella stessa città in cui aveva lavorato per vent'anni come medico ospedaliero. Per riuscirci non aveva investito soltanto tutto quel che aveva e aveva ottenuto in prestito 250 mila marchi, quasi duecento milioni di lire - ma anche ogni energia e tutte le emozioni, si direbbe. Dal giorno dell'inaugurazione, però, nessuno si era rivolto a lei. Per questo, forse, per uccidersi ha scelto un modo drammatico e vistoso, lo stesso già usato altrove per manifestare una protesta pubblica, oltreché un disagio personale: è salita sulla sua «Trabant» - un altro simbolo di un passato che non si è risolto - si è fermata in una piazzola ai margini di un bosco, si è cosparsa di benzina e si è data fuoco. L'hanno trovata due ore dopo, insieme alla lettera per il marito nella quale spiegava le ragioni del suo gesto e la sua disperazione. Nessuno si fidava di lei nonostante la lunga pratica, nota il giornale, la gente preferiva forse i medici arrivati da Occidente e cresciuti a un'altra scuola, o continuava ad affidarsi all'ospedale come sempre: un mese fa, un altro medico si era ucciso, ad Annaberg, «per angosce esistenziali». Di certo, il tentativo fallito della dottoressa Renate Pfeifer è stato anche una sfida al suo passato, mentre la confusione è grande, ancora, nelle regioni orientali in cerca di una reale integrazione e mentre tutto, dopo essere cambiato in fretta, non riesce ancora a darsi un equilibrio, fra abitudini e obblighi di un tempo, necessità e tensioni d'oggi, desideri di affermarsi e scontri brutali con la competizione individuale. [e. n.]

Persone citate: Renate Pfeifer

Luoghi citati: Annaberg, Ddr, Germania, Sassonia