E Garibaldi disse: cambio vocali

E Garibaldi disse: cambio vocali E Garibaldi disse: cambio vocali da cui non si può tornare senza fare qualche riflessione sulle infinite risorse e i sorprendenti meccanismi del linguaggio e dell'inconscio, e sui loro rapporti sempre un po' loschi. Se applichiamo quella che Dossena chiama la «vocalizzazione ciclica» in u al primo verso della Divina Commedia, salta fuori un nul mazze dil commun da nestri vota, mentre il canto l'arme pietose e 'l capitano del Tasso diventa cunta l'ermipoutase i 1 caputane. Qui, osserva Dossena, di solito i lettori si dividono tra quelli che son colti alla sprovvista dall'arrivo del caputane e quelli che invece se lo sentono arrivare «con suspense analoga a quella che si prova se si dice il baco del calo del malo». Per far durare un bel gioco, occorre dargli sopraffine strutture ingegneresche, arte in cui Dossena eccelle, come sanno i fedelissimi che da anni fanno l'esperimento delle sue inesauribili risorse di enciclopedista e sperimentatore. I suoi «numeri», elementari e sofisticati come tutte le tecniche circensi, nascondono la precisione dei meccanismi sotto le apparenze del divertimento pazzerellone. Ma che cosa c'è di più serio ed esatto di un gioco? Esiste forse una via migliore alla conoscenza e all'apprendimento? Un massimo di rigore produce un massimo di libertà, e quindi di fantasia, come aveva già scoperto Valéry e Calvino dopo di lui. Per fare un Dossena, tutto questo non basta ancora. Ci vuole il suo ghigno di Bertoldo che in fatto di scacchi potrebbe metter sotto un computer, la sua ruvida bravura di Bogart padano che dispensa schiaffi e carezze, che mescola il quotidiano e l'iperculto, la filosofia e la risata grassa, che non tiene separate la letteratura e la vita, ma le illumina attraverso una serie di cortocircuiti di sua personalissima invenzione. I suoi «a parte», spesso occultati in ghiotte note, sono irresistibili: «Io ancor oggi so a memoria gran parte delle parole dell'inno dei bersaglieri, e so di non essere una persona normale. Mi ricordo un romanzo di spionaggio in cui un agente segreto russo, catturato dagli americani in anni di guerra fredda, viene sottoposto al consueto esame: egli svela la sua natura mostrando di sapere a memoria le parole dell'inno nazionale americano...». Nulla di meglio di un bel vaccino Dossena per proteggere i giovani dal virus del grigiore accademico e dello specialismo burocratico, ma anche dello sbracamento metropolitano. Funziona egrègiamente, e non incide sui delicati calcoli della legge finanziaria. Ernesto Ferrerò