IL BRICOLEUR DELLE LETTERE di Giampaolo Dossena

IL BRICOLEUR DELLE LETTERE IL BRICOLEUR DELLE LETTERE Dossena giocatore e filologo GL'INTIMI di Giampaolo Dossena (titolo al quale aspiriamo invano da anni) sono facilmente identificabili. Se alla cassa di un bar, davanti a un'edicola, all'ingresso di un cinema vi capita di vedere qualcuno sbottonarsi la giacca e cercare gli spiccioli in una scarselletta appesa alla cintura, ebbene colui fa certamente parte della ristretta «cotteria» del geniale bricoleur lombardo. n borsellino, di cuoio naturale, tagliato e cucito dalle mani di Dossena, altro non è che la miniaturizzazione delle vecchie borse dei tranvieri quando ancora il biglietto si pagava «in vettura»; talché nel biondo dono si trovano simbolicamente riunite tutte le componenti del Dossena scrittore, praticità e meticolosità artigianali, affettuoso ricupero del passato, puntuale memoria storica, e beninteso il gioco, un gioco di allegra ambiguità, sempre impegnato a mascherare il serio da futile, a truccare da solenne lo stravagante, da irrilevante il funzionale. A petto di altre, la letteratura italiana passa per impettita, aulica, noiosa, o tale almeno è l'impressione generale che lascia nello scolaro. Una casta o corporazione «di color che sanno» sembra averla gestita fin dagli inizi, e cospicui lasciti di tale secolare dominio sono ancora reperibili nel linguaggio e nell'atteggiamento degù intellettuali d'oggi. Sussiego, distanza, oscurità, iniziatica altezzosità hanno col tempo finito per offuscare o far dimenticare quell'altra parte della foresta fin dagli inizi popolata di gnomi irriverenti, spiritosi folletti, orchi bonaccioni e beffardi, oltraggiosi maghi. A questa razza parallela, cui ovvia¬ mente appartiene egli stesso, Dossena ha dedicato la sua vita di ricercatore e saggista. Per diventare un illustre, togato accademico non gli mancavano certo le doti, né la corporatura imponente, la voce flemmatica, l'impassibilità facciale. Gli mancò (scelse di farsi mancare) «il prestigio del tedio», secondo l'immortale formula di Bioy Casares. E i tre volumi della sua Storia confidenziale della letteratura italiana (Rizzoli) sono quanto di più audace sia mai stato tentato per smontare e rimontare quella tradizionalmente tediosa materia secondo geometrie sorprendenti, estrose, inedite. Ma attenzione: Dossena non è affatto ciò che si chiama un «divulgatore», il suo coloratissimo banco non offre liofilizzati e surgelati. Il suo stile casual viene di lontano, da quel filone di eccentrici dotti cinque-sei-sette-ottocenteschi che hanno sempre fatto il controcanto alle paludate «arie» ufficiali. E l'impresa è ambiziosa, titanica: mostrare che dottrina, filologia, storia - insomma, «il sapere» - è in grado di procurare infinito divertimento, se chi lo avvicina non se ne fa impressionare ma lo esplora con occhio Ubero, ludico, confidenziale appunto. Si può «giocare» con le successive stesure della Vita di Alfieri o dei Promessi sposi? Ma certo che si può! Mani in tasca, chiacchierando amabilmente col lettore, fermandosi ora qui ora là, aprendo parentesi e digressioni, fischiando per richiamare un attimo Shakespeare o Edipo, Bertolucci o Tessa, il bricoleur fa entrare nel «gioco» anche Gadda e Agatha Christie, anche Calvino e Porta, anche Salgari e Bertoldo. Il suo ultimo libro, Fai da te. Saggi di letteratura, turismo, bricolage (Rizzoli, pp. 336, L. 38.000), si svolge come una passeggiata di domenica mattina, quando il traffico tace e una certa antica, civile quiete riemerge, e strade, piazze, ponticelli, riacquistano una loro visibibta d'incanto. Lungo questi percorsi bighelloni incontriamo vecchi conoscenti dimenticati, facce nuovissime, celebrità che non avevamo mai visto vestite così, e un passo dopo l'altro, da un erudito cremonese a un capo pellerossa, da Ercole ad Anteo, ci lasciamo via via conquistare dalla voce garbata e pungente dell'accompagnatore. Dossena ha vinto: non solo è riuscito a metterci alla cintura la sua personalissima e insaziabile curiosità come se fosse una scarsella per gli spiccioli (che a sapersela fare da sé ci si diverte di più, e se no, niente di male, ce la regala lui) ma ci ha più sottilmente condizionati. Sarà difficile d'ora in poi leggere un qualsiasi autore della letteratura italiana senza il conforto volubile, spregiudicato, illuminante della sua conversazione, senza il sospetto che sotto, e tutto intorno, ci sia molto di più che varrebbe la pena di sapere. Dossena, se la squadra narcotici ce lo consente, è habit-forming. Carlo Frutterò Franco Lucentini schiando per richiamare un attimo Shakespeare o Edipo, Bertolucci o Tessa, il bricoleur fa entrare nel «gioco» anche Gadda e

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