NUOVI FUOCHI D'AMERICA

NUOVI FUOCHI D'AMERICA NUOVI FUOCHI D'AMERICA Un 'antologia curata da Franco Cordelli Un lungo viaggio letterario cinquantanni dopo Vittorini Franco Cordelli compiere scelte prevedibilmente discutibili, privilegiare autori rispetto ad altri, ma non recuperare dalla bottiglia un manoscritto trascurato o sin qui ignoto. O no? Questo è, a mio avviso, l'interrogativo che La mia America fa rimbalzare sul lettore, quasi che, per quanto riguarda gli Stati Uniti, nel segno del verso memorabile di Mallarmé abbiamo ahimè - letto tutti i libri. Cordelli rimedia alla scoperta impervia, o forse impossibile, con una scelta deliberatamente soggettiva e, in taluni casi, anomala. A parte l'esclusione di autori peraltro esplicitamente nominati nella prefazione - intervista a se stesso -, per esempio Richard Ford, qualche grosso personaggio irrompe sulla pagina Saul Bcllow accettare il fatto che la letteratura metropolitana, ma non soltanto quella, tende a divenire quasi inevitabilmente sincronica. Vittorini la pensava diversamente, e con ottime ragioni, ma Cordelli non si lascia coinvolgere dal vitalismo che contrassegnò, non soltanto in Italia, la scoperta, e che ancora si riproduce in forma mascherata. Da Dahlberg a Pynchon, da Bellow a Carver, a Shepard, l'itinerario proposto da Cordelli segue gli ultimi grandi fuochi del modernismo, la sua consumazione, in un Paese ove si tende a una forte accelerazione del consumo, fino al postmoderno, al supposto minimalismo, intersecandoli e scompaginandoli proprio per dimostrarne il continuo rimando interno. Sfiora l'attualità con la satira impietosa, eppure complice, di Gore Vidal, dove emergono Bush e Saddam Hussein a sostanziare interrogativi che potrebbero valere un'epigrafe. Ma il tocco a sorpresa sta proprio nel finale, con il brano di un saggista tanto sottile quanto creativo, ingiustamente trascurato da noi, Norman 0. Brown, a sanzionare la sezione «Humanae Litterae». Proviene da Corpo d'amore, un libro in cui psicanalisi, indagine concettuale, autobiografia sfociano in scrittura «mitica», e - se Cordelli mi consente - forse mistica o comunque orientata verso quella specie di sovraesposizione trascendente, spiritualistica, che percorre buona parte della cultura americana: l'arte come salute del corpo, dove «la pulsione del singolo coincide con la media delle pulsioni collettive». Cordelli confessa che la sua impresa nasce nel segno della contraddizione. Felix culpa. Sotto questo profilo, si trova in buona compagnia, e gli tende la mano uno dei grandi padri che sfugge sempre ad ogni tentativo di canonizzazione. «Mi contraddico? Sì, ebbene, mi contraddico». Firmato Walt Whitman. Claudio Gorlier