E con la Francia è quasi la rottura di E. St.

E con la Francia è quasi la rottura E con la Francia è quasi la rottura ROMA. Cresce la tensione negli ambienti petroliferi in attesa delle decisioni della Comunità europea sul caso Lockerbie. L'ipotesi di un embargo petrolifero contro la Libia alimenta le voci di possibili aumenti dei prezzi del greggio, con una serie di gravi ripercussioni sul mercato italiano. L'Enel, ad esempio, consuma per le sue centrali 20 milioni di tonnellate di olio combustibile ogni anno, e 20 milioni sono le tonnellate di greggio che l'Italia importa annualmente dalla Libia. Del petrolio libico che prende la strada dell'estero, ben il 65 per cento finisce infatti in Italia: comprensibili, quindi, le preoccupazioni dell'Unione petrolifera italiana, secondo la quale - in caso di sanzioni contro il regime di Muammar Gheddafi - si potrebbero avere non solo problemi di approvvigionamento di greggio ma anche possibili aumenti del prezzo della benzina. IL CAIRO. Dal Cairo, dove si trova per discutere col presidente egiziano Hosny Mubarak delle accuse di terrorismo lanciate alla Libia dalle magistrature britannica e francese e dal dipartimento di Stato americano, Muammar Gheddafi ha risposto picche alle richieste di estradare i presunti responsabili degli attentati contro il Jumbo della «Pan Am» C88) e il DclO dell'«Uta» ('89). E, subito, la Francia ha minacciato di rompere le relazioni diplomatiche con Tripoli, se - come ha dichiarato ieri il ministro degli Esteri francese Roland Dumas - «si chiarisse una diretta responsabilità libica nell'attentato contro il DclO dell'Uta del 19 settembre '89». Gheddafi ha ribadito la sua posizione in un'intervista a Telemontecarlo, andata in onda ieri sera. «La legge libica non permette, come la legge di qualsiasi altro Paese, di consegnare alle autorità degli Stati Uniti, della Gran Bretagna e della Francia i cittadini libici sospettati per la strage di Lockerbie». Il leader libico ha precisato che «non ci sono accordi di estradizione tra noi e l'America e l'Inghilterra» e che, inoltre, «manca un'imputazione vera contro i due accusati». Gheddafi ha ribadito la totale estraneità di uno dei due accusati, Amin Khalifa Fhima. Quanto al secondo, Abdel Basset Ali, il Colonnello ha detto che molti cittadini libici hanno questo nome e che non è stata individuata la persona interessata. «Sfidiamo gli esperti a portare la loro prova davanti a una parte neutrale», ha detto Gheddafi, aggiungendo: «Chiunque voglia partecipare alle indagini lo faccia». E quindi, se verrà accertato che Tripoli ha a che fare con l'attentato, «la Libia si assumerà le sue responsabilità». «La questione - ha sottolineato - deve essere sottoposta alla Corte internazionale di giustizia». (L'Onu, tuttavia - come ha detto ieri il segretario generale Javier Perez de Cuéllar non ha ancora ricevuto nessun ricorso ufficiale). Quanto all'altra richiesta rivolta da Stati Uniti e Gran Bretagna, quella relativa al risarcimento delle vittime, Gheddafi ha detto di non avere nulla in contrario, «se si tratta di un contributo a titolo umanitario, ma che non deve essere considerato un'ammissione di colpevolezza». Inoltre - ha precisato - si dovrebbe parlare del «risarcimento delle vittime dell'aereo libico abbattuto da Israele nel Sinai nel 1972 o dell'aereo coreano caduto sul territorio dell'Urss». Per quanto riguarda i rapporti Italia-Libia, poi, Gheddafi si è detto «molto soddisfatto» del ruolo che Roma sta svolgendo e ha aggiunto alcuni giudizi sul presidente americano George Bush e sul segretario di Stato James Baker. «E' un politico d'esperienza, è ragionevole - ha detto Gheddafi di Bush - e non ha il complesso d'inferiorità che aveva Reagan e che compensava con azioni militari». Tuttavia, «fatti come Panama, la guerra del Golfo e quello che succede ora con la Libia mi hanno dato l'impressione che Bush si comporti come se fosse il vice di Reagan». Elogi, invece, per Baker, che secondo Gheddafi non ha «malignità» come il «mediocre» ex segretario di Stato George Shultz né «aspirazioni di megalomania» come Henry Kissinger. [e. st.]