«I serbi vogliono morto De Michelis»

Andreotti e Kohl: riconosceremo l'indipendenza dei ribelli entro Natale, con o senza Cee Andreotti e Kohl: riconosceremo l'indipendenza dei ribelli entro Natale, con o senza Cee «I serbi vogliono morto De Michelis» Già identificati due killer cetnici La crisi starà fuori da Maastricht L'allarme dei servizi segreti tedeschi «Anche Genscher e Dumas nel mirino dei terroristi» Un no alla naja in Croazia I genitori dei soldati contro il governo «il riconoscimento da parte di taluni non porterebbe ad alcun risultato», Croazia e Slovenia «hanno bisogno di un riconoscimento della Comunità europea e delle Nazioni Unite». Ma, aveva aggiunto De Michelis, «non c'è il minimo dubbio» che questo riconoscimento possa avvenire «prima della fine dell'anno». La crisi jugoslava non sarà tuttavia affrontata al vertice europeo di Maastricht, il 9 e il 10 dicembre, per evitare di trasformare un appuntamento chiave per il futuro dell'Europa in un «summit jugoslavo» nel quale non mancherebbero le voci discordi. Maastricht, convengono Andreotti e Kohl, dovrà prima di tutto stabilire l'«irreversibilità» del processo europeo: un modo per dire, forse, che sarà chiesta l'abolizione della cosiddetta clausola dell'«opting out» inclusa nel progetto olandese, secondo la quale nel '96 i singoli Paesi potrebbero decidere di rivedere la propria adesione al nuovo trattato. I colloqui di Bonn hanno permesso di fare molti progressi nella preparazione del summit, ma soprattutto la posizione italiana ha ricevuto un importante appoggio: il governo federale, deciso a fare di Maastricht un successo, ha riconosciuto che «la convergenza economica» alla nuova Europa «si misura in termini di tendenza», come ha detto Andreotti; la verifica dell'integrazione italiana, dunque, «sarà un esame della tendenza» della politica economica italiana, «e non una macchinetta che misura questo o quell'indicatore economico», l'inflazione e il debito pubblico per esempio in rapporto al prodotto interno lordo. Del resto, ha commentato ni Presidente, «i due Paesi hanno sempre fatto scelte europee su basi politiche, che poi si sono rivelate giuste anche sul piano economico». BONN DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Italia e Germania riconosceranno la Slovenia e la Croazia entro Natale, se una soluzione politica della crisi jugoslava non sarà trovata nel frattempo: a conclusione dell'ottavo vertice annuale italo-tedesco, il presidente del Consiglio Andreotti e il Cancelliere Kohl hanno deciso di procedere «in stretta collaborazione e in sincronia sul problema». Ma se il primo frutto dell'dntesa di Bonn» potrebbe essere un sollecito invio di ambasciatori nelle due Repubbliche, la tempesta jugoslava ha regalato un'ombra minacciosa al vertice di ieri: secondo i servizi segreti federali, citati dal quotidiano «Bz» di Berlino, i terroristi serbi vogliono assassinare il ministro degli Esteri italiano Gianni De Michelis e i colleghi tedesco e francese, Hans-Dietrich Genscher e Roland Dumas. Due killer già entrati in Germania sarebbero stati identificati, un uomo di 39 anni e un prete ortodosso. Al riconoscimento di Slovenia e Croazia si arriverà per i legami particolari che i due Paesi hanno con la Jugoslavia, ha ricordato Kohl: l'Italia con la sua vicinanza geografica e la Germania con una forte immigrazione jugoslava. Ma sulla posizione degli altri Paesi ci si affida per ora a sensazioni e speranze: «Il nostro augurio è che il maggior numero possibile di Paesi della Comunità faccia lo stesso» ha detto il Cancelliere, mentre Andreotti è convinto che «numerosi altri Paesi» seguiranno l'esempio di Italia e Germania. E' in questa chiave, probabilmente, che vanno lette le dichiarazioni del ministro degli Esteri De Michelis a «Tg2 Pegaso» di mercoledì sera, dalle quali sembrava emergere invece una netta opposizione a un riconoscimento isolato: «Una azione unilaterale rischia di scatenare la guerra totale», aveva detto il ministro, Emanuele Novazio mfJI 33 1 3 |e L Quando il piacere di guida, la polena'e pers;no l'ambiente lambda associate all'iniezione elettronica Multipoint riduco- 1351 cm3 restano inalterati. Cosi Alfa 33 in versione ca9q gy CATALIZZATI re5,ano 'n,att' s'9n'f'ca cne e s,afo ro99Ìun'° un importante no drasticamente l'emissione di gas inquinanti. Nello stesso talizzata, oggi si propone come auto dalla potenza pura. l l l d dl b di ALFA 33 LA NUOVA DIMENSIONE DELLA SPORTIVITÀ obbiettivo. In ROMA. La partecipazione di soldati italiani ad una forza di pace Onu in Jugoslavia infrangerebbe la prassi consolidata negli anni di non inviare truppe di Paesi confinanti. Ma il governo, dopo aver consultato esperti di diritto internazionale, ha offerto di partecipare all'eventuale contingente di pace, anche con militari di leva, poiché non esistono norme Onu che lo vietano in modo esplicito. «L'unico requisito è che le forze del nostro Paese siano gradite alle parti in conflitto, cioè ai serbi e ai croati», ha spiegato ieri il portavoce della Farnesina Gianni Castellaneta. «E finora nessuno rdei due ha detto che non ci voleva». L'annuncio di un probabile invio di soldati italiani in Jugoslavia ha suscitato preoccupazione e interrogativi in Parlamento a cui il ministro degli Esteri Gianni De Michelis dovrà rispondere oggi in aula. Un'interpellanza presentata dai socialisti chiede chiarimenti «sugli scopi della missione, in considerazione del fatto che non si è ancora registrato un ampio e convinto consenso tra i partner europei». In questi giorni il governo italiano è infatti apparso di gran lunga il più favorevole ad un immediato intervento dell'Onu. Altri Paesi, come la Gran Bretagna, si muovono con più prudenza e chiedono che una forza di pace sia mandata solo quando la tregua si sarà consolidata. Londra ha già fatto sapere che in ogni caso si limiterà ad offrire un supporto logistico all'operazione, inviando unità della marina britannica nell'Adriatico. Il Cancelliere Helmut Kohl, da parte sua, ha anticipato che la Germania non parteciperà ad un contingente Onu a causa delle inevitabili tensioni che la fatti la marmitta catalitica trivalente e la sonda tempo lo scarto e il piglio sportivo dato dal motore boxer di presenza di soldati tedeschi provocherebbe in Jugoslavia. «La storia non si cancella con un colpo di spugna», ha detto, riferendosi ai ricordi dell'occupazione tedesca durante la Seconda guerra mondiale. Il governo italiano è invece pronto a includere anche militari di leva nel contingente di pace. E questa ipotesi, ventilata dal ministro della Difesa Virginio Rognoni, ha subito suscitato preoccupazione in Parlamento. «In linea di principio appoggio l'orientamento del governo», ha detto il presidente della commissione Difesa, Raffaele Costa. «Ma l'invio di ragazzi di leva mi lascia perplesso». La notizia si è già diffusa tra i familiari dei soldati di leva. E l'Associazione nazionale genitori dei soldati in servizio obbligatorio di leva (Angesol) ha mandato ieri una lettera ai ministri Rognoni e De Michelis ALF annunciando che farà «tutto ciò che la legge ci consente per impedirlo». Ma la formazione di una forza di pace Onu non è ancora scontata. L'inviato delle Nazioni Unite Cyrus Vance si recherà in Jugoslavia domenica per concordare con i presidenti di Croazia e Serbia, Tudjman e Milosevic, il dislocamento e la composizione della forza Onu. Dopodiché tornerà a New York per riferire al segretario generale Perez de Cuéllar, il quale prenderà una decisione. «Ma questo non avverrà prima del 10-15 dicembre», ammetteva ieri la Farnesina. E il processo «è ancora tutto in salita» a causa delle forti resistenze di alcuni Paesi del Consiglio di sicurezza, e in particolare della Cina, che invocano il principio di non ingerenza. Come aggirare l'ostacolo? Con il riconoscimento di Slovenia e Croazia da parte di un certo numero di Paesi, sostengono fonti diplomatiche. A quel punto non si tratterebbe più dì intervenire in una guerra civile in Jugoslavia, ma di interporre una forza Onu tra due Stati la Croazia e ciò che resta della Repubblica federale. A 33. LA NUOVA DIMENSIONE DELLA SPORTIVITÀ. Andrea di Robilant Profughi attraversano il ponte di Osijek, la capitale della Slavonia circondata dai serbi [foto api Sì croato ai caschi blu dentro la Repubblica ZAGABRIA. In un'intervista tv il presidente croato Franjo Tudjman ha accettato l'idea di far schierare la forza di interposizione delle Nazioni Unite nelle zone del conflitto all'interno della sua Repubblica. Finora le autorità di Zagabria, temendo un riconoscimento implicito delle conquiste territoriali dell'Armata e dei ribelli serbi, avevano sostenuto che la forza internazionale dovesse invece essere schierata alla frontiera tra Serbia e Croazia. [Agi] Vukovar, 450 cadaveri in due fosse comuni VUKOVAR. A Vukovar, in due fosse comuni, sarebbero stati ritrovati dall'esercito federale 450 cadaveri. Lo ha riferito la radio di Zagabria precisando che 150 corpi sono stati identificati mentre per gli altri 300 i medici serbi hanno richiesto la collaborazione croata. [Ansa] «I serbi trattengono 11.300 civili croati» ZAGABRIA. Il viceministro della Difesa croato Adanic ha detto che 11.300 civili croati sono trattenuti dall'esercito federale jugoslavo. La maggior parte è nelle mani dei federali dalla caduta di Vukovar, il 18 novembre. [Ansa] L'angelo di Vukovar in un carcere serbo VUKOVAR. E' detenuta nel carcere di Sremska Nitrovica, 50 chilometri a Ovest di Belgrado, la direttrice dell'ospedale di Vukovar, Vesna Bosanac, scomparsa dopo la caduta della città. La signora Bosanac, una pediatra di 42 anni, è stata arrestata il 18 novembre dalle truppe federali. [Ansa]