A dicembre i vermi in Provincia
A dicembre i vermi in Provincia Rinviato il processo per i tre «anarco-punk» autori di un gesto «dadaista» A dicembre i vermi in Provincia Breve udienza, ieri, per rievocare l'episodio Altre lettere da docenti e dalpreside dell'istituto Tre ore di attesa nei corridoi, due battute davanti al giudice e tutti a casa. E' stato rinviato al 13 dicembre il processo a carico dei tre «anarco-punk» accusati di aver gettato vermi sulle teste dei consiglieri provinciali durante la seduta di giovedì 14 febbraio 1991. Il pretore, Quinto Bosio, ha deciso il rinvio ieri alle 15, quando ormai era chiaro che il pomeriggio non sarebbe bastato a dibattere le tante questioni che questo processo ha inaspettatamente sollevato. Gli imputati, Mario Frisetti, Enrico Maltese e Claudia Martini, devono rispondere dei reati di interruzione di pubblico servizio e oltraggio a corpo politico. Ma nella breve udienza di ieri, la difesa (avvocati Blengino, Catalano e Arnioni) è riuscita nel tentativo di andare al di là dell'episodio: oltre a discutere del fattaccio nell'aula di piazza Castello, s'è pure parlato dei motivi che hanno spinto i tre alla «performance batteriologica», e cioè lo sgombero ordinato dall'amministrazione provinciale di una chiesa occupata al Barroccino. Attraverso le deposizioni degli agenti di polizia è stato rievocato il gesto. Ha raccontato un teste che quel pomeriggio in piazza Castello c'era una manifestazione: «Tre persone si sono staccate dal gruppo. Le abbiamo riviste poco dopo sulla tribunetta del Consiglio quando siamo entrati per verificare che nessun incidente turbasse la seduta». Come ha ricordato il presidente della Provincia, Sergio Ricca, «dai banchi della giunta abbiamo visto piovere volantini, e subito dopo è arrivata quella cascata di vermi». Perché quel gesto? In attesa dell'interrogatorio degli imputati, una spiegazione l'ha fornita Ivan Grotto, assessore al Personale: «Il gruppo voleva in comodato quella chiesetta. Dopo una serie di incontri, ho spiegato loro che la soluzione era tecnicamente impossibile. Il loro è stato un gesto di ritorsione nei riguardi dell'amministrazione». Sono anche stati sentiti due dei 60 colleghi di Frisetti, docenti all'istituto per grafici pubblicitari, che in una lettera avevano solidarizzato con l'imputato de- finendo il lancio dei vermi «gesto dadaista». Kanno spiegato Marco Altecca e Giuseppe Piggioli: «La nostra adesione andava ai progetti che si stavano realizzando al Bar-rocchio, tra i quali un atelier grafico». Da alcuni insegnanti e dal preside dell'istituto .- il quale ieri aveva ironizzato sul «gesto dadaista» - abbiamo ricevuto ieri due lettere. Scrivono i professori che «il corpo docente da anni s'è fatto carico di gestire la didattica e l'organizzazione dell'istituto nonostante l'inefficienza dell'amministrazione scolastica». E aggiungono che si riservano di «manifestare "in quanto artisti" la propria indignazione con iniziative a carattere pubblico». Scrive invece il preside, Lucio Maio, a precisazione di quanto ci aveva dichiarato: «Si tratta di un istituto anomalo, gli insegnanti si possono considerare artisti e avere alle volte un comportamento anticonformista». I tre imputati, Claudia Martini, Mario Frisetti e Enrico Maltese
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