Ma dopo Goya quanti maestri

A Milano T800 spagnolo A Milano T800 spagnolo Ma dopo Goya quanti maestri ~f%] MILANO I ' ON «Espanaitalia» s'è I inteso «far conoscere 1 i scrive il direttore delle I relazioni culturali, Vattani - i più significativi aspetti della cultura dei due Paesi», favorendo anche la più «diretta collaborazione» tra istituzioni e operatori culturali, in vista d'una «crescente integrazione europea». Gli italiani sono andati a Madrid e a Barcellona, a Valencia e a Toledo con mostre d'arte, spettacoli teatrali e film. Di ritorno - dopo i capolavori del Museo di Bilbao esposti a Padova e a Roma - ecco l'Ottocento spagnolo a Milano, in Palazzo Reale: 77 dipinti di 53 autori, Da Goya a Picasso (fino al 1° dicembre, catalogo Mazzetta). L'arte del secolo scorso si vuole trionfi soprattutto in Francia - con i paesisti di Barbizon, Corot, gli impressionisti (sui quali, edito da Giunti, è appena uscito un ponderoso volume di Bernard Denvir) anche se, con Turner, Constable, Bonington e i Preraffaeliti, gli stessi inglesi hanno fatto storia (e che storia!). Poco dopo i Tedeschi aprono nuove vie con gli Espressionisti. Per l'Italia, considerata spesso area provinciale (comunque poco nota, a parte Segantini e i tre «parigini», Boldini, De Nittis, Zandomeneghi) si continua a perdere posizioni con Fattori e i Macchiaioli, inventando per il mercato un Pellizza «miliardario», mentre neppur si sospetta il vasto respiro europeo d'un Fontanesi. Scarsamente conosciuto è anche l'Ottocento spagnolo: al punto che di certi pittori - da José Jimenez Aranda a Mariano Fortuny, da Martin Rico Ortega a Zuloaga - almeno in Italia se ne poteva sapere di più all'epoca delle prime Biennali di Venezia o delle Secessioni romane cui partecipavano. Si comprende, quindi, come a far da richiamo alla mostra, che s'apre con Goya (17461828), sempre vincente, non si sia esitato a mobilitare anche Picasso (1881-1973), altro grande, ma non ancora così genialmente rivoluzionario quando dipinse i due ritratti e l'azzurrino Nudo femminile esposti ora a Milano. Ben più pertinente l'avvio (introdotto in catalogo da José Luis Diez): protagonista Goya. Pittore di corte, ma pronto alla più rabbiosa denuncia, divulgata anche dall'opera grafica: compresi I Capricci, dalla forte Aranda: «Schiav Altre mostre Messina. Arrigo Arte Contemporanea. Gianni Dessi (fino al 10 dicembre). Personale di un giovane, ma ormai affermato, artista della post-transavanguardia romana, dotato di una particolare sensibilità per le atmosfere sature di mistero e di presenze inquietanti. Genova. Galleria Orti Sauli. Giovanni Job - Mito, graffiti e calce (dal 28 novembre all'8 gennaio 1992). Un artista che, partendo dalla citazione di frammenti di decorazione mu- in vendita» carica sociale, riproposti in questi giorni dai Salamon (Milano, fino al 30 novembre), con un commento poco conosciuto ispirato dall'autore. L'itinerario della mostra di Palazzo Reale passa poi per la pittura di Corte sotto Ferdinando VII e Isabella II d'Aragona, dove poteva dimenticarsi la «stravagante modernità» di Goya in favore dell'eclettico accademismo di Lopez, primo pittore del re, con ritratti d'indubbia maestria. Più aggraziato appare il temperato neoclassicismo di Zacarias Gonzàles Velasquez (1763-1843) che ritrasse la figlia Ana Maria al pianoforte, mentre col Ritratto di José M. Bernitez Bragana, cognato dell'autore, R. Tejeo Diaz firmava una delle più espressive testimonianze di un'epoca. Piegava intanto verso il neoclassicismo davidiano il Cincinnato di J. A. Ribera: bravo, ma con un riserbo che gli nocque. A Goya guardavano ancora Leonardo Alenza, autore d'una grottesca Satira del suicidio romantico, ed E. Lucas Velasquez (18171870), più giovane d'un decennio e fedele nel reinterpretarne le corride come nella più mordace critica anticlericale. Agghiacciante scenografia, la Garrota vile di Casas Corbó. Incalza, in quest'epoca, l'evoluzione del gusto: con ascendenze fiamminghe o inglesi (J. Perez Villaamil), si manifesta anche nel sensuale realismo courbettiano dei nudi di Alsina. Quasi un capitolo richiedono gli Spagnoli in Italia. Tratti più tradizionali hanno il «costumbrismo» andaluso dei Dominguez Bécquer e del più dotato de Guzmén, cui fa riscontro il romantico Gutierrez de la Vega che vuol farsi erede di Murillo. Altri filoni: il «purismo» catalano (Lorenzale, Espalter, Clave), i ritratti di Madrazo, con l'indimenticabile Isabel A. e il «preziosismo» di Mariano Fortuny. Un sodo plasticismo distingue Aranda: Schiava in vendita, vien definita «uno dei più bei nudi femminili di tutta la pittura spagnola dell'Ottocento». Non meno intriganti le affinità con gli italiani: tra Bernete e Signorini, Sorella e Tito, con Scipione cui fa pensare Rosita Gutierrez ritratta a Parigi nel ' 15 da Zuloaga. Dove la Maja desnuda dipinta sul ventaglio, di prepotenza riporta ancora una volta a Goya. ava Angolo Dragone «Profonda pelle» di Paola Pezzi e (qui accanto) «Clivia» di Vangi rale ligure, ne sconvolge il senso e la memoria sovrapponendovi dei graffiti, segno del presente, e poi larghe pennellate di calce per coprire, e preservare, le immagini per il futuro. Catalogo Mazzotta. Milano. Galleria Toselli. Paola Pezzi (fino al 30 dicembre). La giovane artista bresciana presenta una preziosa serie di sculture da muro, prevalentemente elaborate con terrecotte e vecchi tessuti, su cui interviene con mi colore dai toni dimessi, «poveri» ma caldi, che ci ricordano un clima arcaico, di sottile arguta poesiaForlì. Oratorio di San Sebastiano. Giosetta Fioroni e Elisabeth Mercier (fino al 30 dicembre). Particolarmente felice l'accostamento dei celebri «teatrini» della Fioroni e delle sculture, con una forte matrice poetica e fantastica, della Mercier. Testo di Anna Maria Sauzeau. Marisa Vescovo