Noi il desiderio e l'eros Breton & C. a nudo

Pubblicate sessantanni dopo le discussioni dei surrealisti sulla sessualità Pubblicate sessantanni dopo le discussioni dei surrealisti sulla sessualità Noi, il desiderio e l'eros Breton &C. a nudo Si può fare l'amore con una donna che non si ama? Siete monogami? Le predilezioni di Prévert e Sadoul, le erezioni «incomplete» di Aragon wtIN uomo e una donna j fanno l'amore. In che 1 misura l'uomo si rende I conto dell'orgasmo della x. I donna?». La questione tra le più misteriose nel rapporto erotico - oggi non provocherebbe imbarazzo e neppure solleciterebbe l'interesse di giovani poeti e artisti come avvenne più di sessant'anni fa quando alcuni surrealisti, interrogandosi tra di loro, avviarono una inchiesta sulla sessualità per chiarirne (d'oggettività, le inclinazioni individuali, il grado di coscienza», insomma per capire che parte aveva nell'amore. Succedeva in una sera d'inverno del gennaio 1928. A quella riunione in un piccolo appartamento di rue du Chàteau, dove in un caos di libri, oggetti e gatti vivevano Duhanel, Prévert e Tanguy, ne sarebbero seguite altre undici nell'arco di quattro anni, tutte a porte chiuse e tranne le prime due, pubblicate un po' in sordina su La Revolution surrealiste - inedite fino a poco tempo fa. Ora quelle Ricerche sulla sessualità, uscite l'anno scorso nella collana «Archives du Surréalisme» di Gallimard a cura di José Pierre, studioso del surrealismo e lui stesso surrealista dell'ultima generazione, arrivano in Italia nella «Biblioteca dell'eros» della casa editrice Es. Gettano nuova luce sul movimento surrealista e forniscono una interessantissima testimonianza sulla vita sessuale, sentimentale e psicologica di alcuni suoi protagonisti che sono anche tra i maggiori artisti del nostro secolo: Breton, Aragon, Eluard, Prévert, Quenau, Tanguy, Man Ray, Max Ernst. Guidati da un Breton intransigente maieuta, che soltanto Quenau e Aragon contraddicono in modo fermo, i dibattiti a volte sono pure divertenti. Quei trentenni spregiudicati e ribelli che vogliono cambiare il mondo cambiando la vita anche grazie a una rivoluzione sessuale, rivelano incertezze, ingenuità, pudori e soprattutto atavici atteggiamenti virili (maschilisti?) nonostante le buone intenzioni. All'epoca, non era ancora una consuetudine parlare di sessualità, indagare sul rovescio oscuro dei desideri cercando di ritrovare l'innocenza del piacere che, come andava sostenendo Freud, veniva compresso da tirannici divieti sociali con pessimi esiti per la salute mentale dell'individuo. E ci voleva coraggio per mettersi a nudo pubblicamente su argomenti scabrosi, dall'onanismo alla fellatio, dalle posizioni preferite ai tempi e modi del coito, dall'impotenza ai casi di ripugnanza, dalla zoofilia ad altre forme di Ancora sulla sanità Egregio signor Del Buono, a proposito della sua risposta: «La Sanità, nello sfascio c'entrano tutti» (7 novembre) devo dirle che sull'argomento e sullo specifico taglio con cui per la prima volta lo vedo affrontato da un giornalista, ritengo di avere qualche modesto titolo d'esperienza per valutarne appieno la valenza e il non banale significato. Nel senso che propone per la prima volta un invito alla riflessione sull'elementare fatto che le responsabilità sono assai più diffuse di quanto comunemente si pensi... Concordo pienamente sull'elenco dei soggetti interessati, a vario titolo e livello, nello sfascio della Sanità da lei sinteticamente citati. Tuttavia a questo elenco mi permetterei di aggiungere anche i «media». A cui penso di potere addebitare, se non altro, il taglio troppo spesso scandalistico e poco meditato con cui danno eccessivo spazio acritico, e quindi diseducativo, a singoli episodi che hanno solo il pregio di far notizia sul mo- perversione. Alle do- >^ dici riunioni parteciparono una quarantina di persone con y una media di dieci / partecipanti a seduta e soltanto nelle ultime tre intervennero alcune donne, nonostante fin dall'inizio la loro assenza fosse stata lamentata da Aragon. Anzi, il «folle di Elsa» - come si definì in numerose poesie d'amore dedicate a Elsa Triolet - non nasconde il suo disappunto per la «disuguaglianza tra uomo e donna» che viene fuori dalle risposte. Per esempio a proposito della simulazione dell'orgasmo. E ci tiene a ricordare agli altri che «nell'amore uomo e donna hanno uguali diritti». Eppure in Gilles, romanzo caricatura del surrealismo, Drieu de la Rochelle ridicolizzandolo nelle vesti di Galant lo sospettava di amori poco ortodossi. Il gioco dei punteggi Il gusto per le inchieste non è una novità per i surrealisti. Già ai tempi di Dada si interrogano su vari temi e su vari personaggi stilando lunghe liste in cui assegnando punteggi cercano di stabilire nuovi valori e di seppellire quelli vecchi. Il tutto all'insegna del gioco. E' pure nota l'importanza che attribuiscono all'amore. Al grido di: «Giù le zampe dall'amore», appena tre mesi prima sono intervenuti col documento Hands off love per difendere Chaplin dalla violenta campagna di stampa che i perbenisi.i americani gli avevano scatenato contro in occasione del suo secondo divorzio. Ora si l atta di andare più a l'ondo se^iLa provocazioni e senza dare dei punti. Solo una vol¬ LETTERE AL GIORNALE s A fie trdiseSott«Amconl'undell raggiungerdell'intensiTra le altla reciprocpreferibile quella dellsessuale, esteriori dele e grida, tenza. Si didi pudorequello fisic«in età adusuperato» (ton non si ta, con una maniacalità da contabili, arrivano a percentualizzare la frequenza della simultaneità dell'orgasmo: 75% Man Ray; 10%-15% Sadoul e soltanto 1% Aragon e Breton i quali la considerano la cosa più desiderabile, ma anche «la più eccezionale» dal momento che per ottenerla, a differenza degli altri, rifiutano di «far ricorso a mezzi artificiali». «Ne faccio una questione morale - afferma Breton -. Il contrario sarebbe libertinismo». Lui, il più intransigente e il più attento a scavare nelle varie direzioni, è pure quello che manifesta la più ferma condanna della pederastia, argomento che viene affrontato la prima sera dopo che tra pareri diversi viene liquidata la questione dell'orgasmo. «Accuso i pederasti di proporre alla tolleranza umana un deficit mentale e morale che tende a erigersi in sistema e a paralizzare tutte le imprese che rispetto...», risponde un po' incollerito a Quenau che nota «nei surrealisti un singolare pregiudizio in proposito». A sostenere questa osservazione, contro gli altri che protestano d'accordo con Breton, quella sera ci sono soltanto Prévert e Tanguy. Stranamente, e forse a ragion veduta, a queste inchieste non partecipa Crevel, l'unico surrealista che - nel romanzo II mio corpo ed io, di qualche anno prima (fra breve lo pubblicherà Einaudi) - ha raccontato la sua tormentata esperienza di «diverso» insieme a una contraddittoria e ambi¬ : IL LUNEDI' DI 0.d raggiungerebbe dell'intensità». Tra le altre questioni ci sono la reciprocità dell'amore, l'età preferibile della donna amata e quella della prima esperienza sessuale, le manifestazioni esteriori del piacere quali parole e grida, la paura dell'impotenza. Si discute anche, a lungo, di pudore, distinguendo tra quello fisico che, dice Aragon, «in età adulta dovrebbe essere superato» (ma per esempio Breton non si mostrerebbe mai a una donna con addosso solo i calzini) e quello sentimentale che riguarda «ciò di cui è difficile parlare», soprattutto con una donna. E in proposito la discussione si anima quando Breton interroga su preliminari quali la svestizione propria e della partner. In mezzo a tante segrete abitudini sessuali e predilezioni erotiche rispunta prepotente l'amore. «Siete monogami?», domanda Max Ernst. «No, mai. Nessuna donna potrebbe soddisfarmi o rendermi monogamo!», esplode Quenau che pure vanterà un solo matrimonio e un figlio, eventualità all'epoca aborrita da tutti. Tra le questioni più scottanti c'è il concepimento. Tutti rifiutano l'idea di mettere al mondo figli. Ma il Breton che nel febbraio del 1928 dichiara: «La triste farsa cominciata con la mia nascita deve finire con la mia morte» riservandosi tuttavia di cambiare parere, nell'ultima seduta del primo agosto 1932 -, alla proposta di «eliminare sistematicamente l'idea di riproduzione per conservarsi completamente per la donna amata» risponde: «L'ho pensato a lungo. Credo che un errore di questo tipo abbia pasticciato la mia vita». Era reduce da un fallimento matrimoniale e ancora ne soffriva. Qualche anno dopo, alla seconda moglie Jacqueline Lamba avrebbe dedicato VAmour fou, dove traduceva l'idea espressa nel secondo manifesto per cui l'atto d'amore è il momento che annulla le contraddizioni, che confonde vita e morte. Alla loro figlia Aube avrebbe scritto una lettera, da aprirsi al compimento del sedicesimo anno, in cui alla fine le augurava «di essere follemente amata!». gua iniziazione sessuale. I surrealisti sono divisi sulla possibilità di fare l'amore con una donna che non si ama - e molti non ci riescono proprio ma quando, durante la seconda riunione, Quenau chiede bruscamente: «Che intendete per amare una donna?», nella stanza si avverte un po' di panico, vengono fuori mezze risposte, finché Breton spazientito dice: «E' curioso che nessuno lo sappia dire». Solo Aragon, che non si vergognerà in altra occasione di confessare le sue erezioni «incomplete», risponde: «Amare una donna significa considerarla l'unica preoccupazione della vita a causa della quale cadono tutte le altre». Il massimo dell'intensità Per quanto si cerchi di scavare gli aspetti più trasgressivi, per esempio vari tipi di perversione; per quanto ognuno indichi le parti più eccitanti del corpo femminile (seni e ascelle per Man Ray, seni e occhi per Breton, sesso e lombi per Sadoul, sedere per Prévert), non si trascurano gli aspetti psicologici. «Una donna che a priori potreste amare vi si concede nel momento in cui la desiderate. L'amereste di più o di meno - chiede Breton - di una che si fa desidera a lungo?». Se per Prévert è indifferente, la civetteria femminile che smonterebbe Quenau non dispiacerebbe affatto a Sadoul: solo allora il suo amore d.B. A fianco, sensualità e trasporto amoroso in un disegno di Marcel Duchamp Sotto, Louis Aragon: «Amare una donna significa considerarla l'unica preoccupazione della vita» «il massimo Paola Decina Lombardi

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