De Michelis: pronti i caschi blu italiani

Roma preme per una soluzione rapida della crisi jugoslava mentre scatta la I4a tregua Roma preme per una soluzione rapida della crisi jugoslava mentre scatta la I4a tregua De Michelis: pronti i caschi blu italiani La Farnesina propone: per i costi dell'operazione pace siamo disposti a pagare più della quota che ci spetta De Cuéllar parlano il linguaggio scettico e gradualista della diplomazia più disincantata: «L'Onu non è una macchina che può produrre un'operazione simile in 24 ore», ricordano. E De Michelis, che lo sa fin troppo bene, si allarma: «La questionetempo è fondamentale: guai a commettere di nuovo l'errore di far passare troppe settimane». Vance spiega che l'intervento dei «caschi blu» è subordinato al rispetto di una serie di condizioni - una tregua vera che non assomigli alle tredici treguefarsa che l'hanno preceduta, la fine dell'assedio a quaranta delle sessanta caserme federali dislocate in territorio croato da verificare in un nuovo incontro con serbi e croati, la settimana prossima. De Michelis replica, ribaltando i termini della questione: «E' l'intervento dell'Onu che deve portare alla pace, non viceversa». E' con lui il ministro della Difesa Rognoni, con un ragionamento lapalissiano: «Non possiamo restare inerti in attesa che la tregua si consolidi. Anche perché a quel punto non ci sarebbe più bisogno di alcun intervento». Alle parole, De Michelis fa seguire i fatti: l'Italia è pronta a contribuire con i suoi soldati alla forza Onu. Non solo: «Per quanto riguarda i costi dell'operazione, siamo disposti anche ad accollarci una quota superiore a quella che proporzio¬ nalmente ci spetterebbe». Gli uomini dell'Onu prendono atto fra i sorrisi, ma continuano a recitare il loro ruolo istituzionale, che impone cadenze più lente e mosse circospette. A un De Michelis che pone ai primi di dicembre il termine massimo per la partenza dei «caschi blu», De Cuéllar annuncia che il Consiglio di Sicurezza si occuperà della questione soltanto fra due settimane e che comunque «non è mai troppo tardi per agire bene», mentre Vance ribadisce la complessità strategica della missione: «Stiamo studiando una mappa dettagliata della Jugoslavia per decidere dove schierare le truppe, che dovranno insinuarsi sul territorio "a macchia di leopardo"». L'Europa aspetta, ma freme. E, al suo interno, c'è chi ha ancora più fretta degli altri: è la Germania di Helmut Kohl, che ieri ha detto che non aspetterà più l'adesione dell'intero continente per procedere al riconoscimento di Croazia e Slovenia: gli basta avere al suo fianco un paio di Paesi come l'Italia e l'Austria. E De Michelis? Disposto ad accelerare su tutto il resto, in tema di riconoscimenti schiaccia il freno: «Un'iniziativa di pochi e non di tutti renderebbe l'Europa poco credibile come mediatrice, condannando la Croazia alla dissoluzione». ROMA. De Cuéllar: «Dateci tempo». De Michelis: «Non ne abbiamo». Due politiche, prima ancora che due caratteri, si sono affrontate ieri pomeriggio all'ora della pennichella sui divani vellutati del Grand Hotel di Roma. L'accordo raggiunto sabato sera a Ginevra da serbi e croati davanti al rappresentante dell'Onu, Cyrus Vance, ha accelerato le speranze, ma anche le impazienze dei Paesi europei più vicini ai territori di guerra. Assurta per un giorno a capitale diplomatica della crisi jugoslava, Roma ha offerto un cielo londinese e temperature scandinave all'incontro fra Vance e il segretario generale dell'Onu, Perez de Cuéllar, poi raggiunti dal ministro degli Esteri italiano. Vance e De Cuéllar hanno parlato da soli per oltre un'ora e mezzo: l'ex segretario di Stato di Jimmy Carter, che in mattinata era salito al Quirinale da Cossiga, ha illustrato al suo diretto superiore i risultati dei colloqui di Ginevra, che prevedono una tregua praticamente immediata (termine ultimo: ieri notte) e l'invio nelle zone calde dei «caschi blu» dell'Onu. Ma è bastato l'arrivo di De Michelis al Grand Hotel perché sulla soddisfazione generale si innestasse il contrasto fra la prudenza delle Nazioni Unite e la preoccupazione italiana per i tempi dell'intervento. Vance e LA CEE A RIMORCHIO DEGLI USA possibile tracciare una linea che possa accontentare ambedue le parti. Alla Serbia l'Onu va bene se accetta i fatti compiuti della guerra. Alla Croazia invece va bene se non li accetta e anzi li cancella. Enucleate le difficoltà cui va incontro il progetto rappacificatore dell'Orni, resta il fatto che il centro di gravità negoziale della crisi si va ormai spostando lontano dall'Europa. Questo avviene per l'ostinato conservatorismo e il tremendo ritardo di riflessi delle diplomazie europee che, invece di agire in proprio, con azioni e idee proprie nella crisi, hanno trovato più comodo appiattirsi sulla Realpolitik dell'amministrazione americana. Gli Stati Uniti hanno cercato fino all'ultimo di non creare eccessive difficoltà al dinamismo espansionistico della Serbia. Bush e Baker hanno visto nell'autoritarismo nazionalistico del comunista Milosevic, e della burocrazia militare che lo appoggia, una garanzia di stabilità attraverso la conservazione, sia pure esacerbata, della vecchia compagine multietnica jugoslava. In questa situazione di grande ambiguità spettava all'Europa comunitaria prendere attivamente e analiticamente atto delle nuove realtà dell'Europa postcomunista: la Slovenia e la Croazia andavano riconosciute per tempo e, per tempo, andava denunciato e internazionalmente isolato l'imperialismo bellico della Serbia. Invece, i Dodici hanno scelto e imboccato la linea perdente^ trasformandosi in plenipoteriziarì'della polìtica balcanica di Washington e mascherandosi dietro il rispettabile' alibi dell'unanimità comunitaria. Unanimità negativa, basata sostanzialmente sul rifiuto di distinguere nel conflitto jugoslavo l'aggredito dall'aggressore e quindi di offrire un appoggi^ politico più concreto agli sloveni e ai croati. L'umanitarismo, pure sempre apprezzabile, dell'Italia nei confronti dei profughi croati, è stato il massimo d'audacia che si è concessa una politica estera comunitaria nel suo complesso passiva e suddita delle visioni e degli interessi planetari degli Stati Uniti. Oggi, rendendosi conto dell'errore, Italia e Germania si preparano a seguire il consiglio del pontefice slavo riconoscendo, forse fra poco, la sovranità statale della Slovenia e della Croazia. Meglio tardi che mai. Ma se il riconoscimento fosse venuto al momento giusto, come un avvertimento alla Serbia, prima che questa si abbandonasse all'annientamento programmato di città e di popolazioni croate, non poco sangue e non poche distruzioni sarebbero stati evitati a regioni che per civiltà e cultura appartengono all'Europa più antica. Massimo Gramellini MEDIO ORIENTE padronito di Laslovo, nell'est della Croazia, a 18 chilometri da Osijek, dopo giorni di combattimenti casa per casa che hanno trasformato la cittadina in un ammasso di rovine. L'armata e i ribelli serbi hanno colpito nuovamente Karlovac, sede di una guarnigione federale situata una cinquantina di chilometri a Sud-Ovest di Zagabria. Le truppe federali e le unità irregolari serbe infine hanno sferrato due attacchi anche contro la città di Nova Gradiska, attorno alla quale gli scontri sono proseguiti per tutta il giorno. Frattanto il presidente croato, Franjo Tudjman, ha indirizzato un messaggio a Cossiga, Andreotti e De Michelis, come a tutti i capi dei governi e delle diplomazie mondiali, all'Orni ed al Papa, sostenendo che Belgrado intende sfruttare a suo favore un eventuale intervento delle forze di pace dell'Onu. «Accettando formalmente il dispiegamento di forze di pace dell'Onu sostiene Tudjman - la Serbia e l'esercito jugoslavo sperano di sfuggire all'isolamento internazionale, rinviare l'ipotesi di sanzioni e evitare il riconoscimento diplomatico di Slovenia e Croazia. Prima dell'arrivo delle forze di pace, gli aggressori stanno tentando di stabilire il controllo su tutto il territorio compreso nei confini di quella che viene definita "grande Serbia"». L'inviato Onu Cyrus Vance (a sinistra) con Perez De Cuéllar e De Michelis ieri a Roma {foto api [Agi-Ansa] Improvvisamente è mancato Giovanni Quercia Con Immenso dolore lo annunciano la figlia Cristina e familiari tutti. Funerali martedì 26 ore 10,00 Parrocchia Ss. Quirico e Giulitta. — Trofarsilo. 24 novembre 1991. Con profondo dolore la moglie Angela annuncia che il 23 novembre a Reno si e spento II ,. CONTE DR. ING. Alessandro Dandinl di anni 92 Illustre figura di educatore ed inventore; laureato nelle Università di Grenoble, Torino, Nevada e Quebec; più volte premiato per le sue opere ed invenzioni e nominato Italiano dell'anno 1989 in Nevada. i funerali avranno luogo martedì 26 novembre alle ore 13,30 nella chiesa di St. Therese of the Little Power. Riposerà al Mountain View Cemetery di Reno. dUSA) p— Reno (Nevada-USA), 24 novembre 1991. E' mancato Luigi Lupo anni 60 L'annunciano moglie, figlia, mamma, fratello, cognati, nipoti, amici e parenti tutti. i funerali in San Mauro nella chiesa di Sant'Anna Pescatori oggi alle ore 10. — San Mauro, 25 novembre 1991. E' mancata all'affetto dei suol cari Maria Angela Borgnino ved. Remogna Addio mamma. Tuo figlio, la nuora Cristina e II nipote Roberto. Funerali martedì 26 ore 11,45 nella cappella dell'ospedale Giovanni Bosco. — Torino, 24 novembre 1991. ANNIVERSARI 1988 1991 dott. Gugllemo Dellarone Sempre dovunque. 1989 1991 Giorgio Minuto Sei sempre con noi. AMPA e stam/uSEBA