E Sofia vendette i fagioli per mandare soldi al pci

Dagli archivi bulgari: nel '58 un «aiuto» di 48 mila dollari Dagli archivi bulgari: nel '58 un «aiuto» di 48 mila dollari E Sofia vendette i fagioli per mandare soldi al pei Si è concluso il congresso di Firenze La Rete prepara le liste però ha solo una «star» Orlando è stato eletto coordinatore Ma rimane l'unico leader nazionale trale metterà a disposizione, fuori dal piano quinquennale, 800 tonnellate di fagioli per un valore, sul mercato interno, di 3 milioni e 40 mila leva. Il ministero del Commercio dovrà venderli sul mercato svizzero, per un controvalore in valuta di circa 80 mila dollari. Di questa somma, 48 mila dollari (oppure 206 mila franchi svizzeri) dovranno essere inviati a Roma per corriere diplomatico e consegnati nella forma più adeguata. I restanti 32 mila dollari dovranno essere investiti in merci per il consumo popolare (tende o altre merci ricercate) e rivendute sul mercato interno». Seguite per un attimo i termini dell'operazione: al consumo del popolo bulgaro, particolarmente affamato, il Politburo sottrae 800 tonnellate di legumi e per ripagarsi di quel furto importa merci che saranno pagate due, tre volte il loro valore, sempre dal popolo bulgaro. Un meccanismo che illustra l'economia del socialismo reale più di cento trattati. Ma il pei italiano non è soddisfatto. La storia dei rapporti italo-bulgari procede a grandi balzi, ogni tanto si ritrovano verbali lontani vent'anni uno dall'altro, ma sempre il comunista italiano si presenta nei panni del questuante. Lettera dell'11 aprile '84 intestata «pei - sezione Esteri». «Cari compagni, come da accordi sullo scambio di delegazioni vi proponiamo di ricevere nel vostro Paese due compagni dirigenti del pei con le loro consorti per un periodo di riposo dall'8 al 28 agosto. Gradiremmo sapere se sarà mare o montagna. Riceveremo in Italia nel periodo da voi prescelto un dirigente del pcb con consorte». Firmato, Antonio Rubbi. Note alla visita di Giancarlo Pajetta del 22 e 23 febbraio "71, colloquio con Ljubimir Petrovic. Convenevoli, panorama internazionale, situazione delle lotte proletarie,_ eccetera. Poi si arriva al dunque: «Ho con me il compagno responsabile delle attività economiche nel nostro comitato centrale - esordisce Pajetta -. Sappiamo come avanzano le vostre attività, e come gran parte dell'import-export dell'Urss passi attraverso le nostre associazioni. Ma (ne ho già parlato al compagno Petrov) non sempre noi, compagni italiani, ci sentiamo trattati alla pari. Non vogliamo chiedere privilegi, ma almeno indicarvi i partner commerciali di cui avere fiducia e che operano in modo onesto. Al contrario, verifichiamo che le vostre ditte si rivolgono sempre più spesso ad operatori privati, espressione del capitalismo che combattiamo». Lamentazione anche comprensibile, se non fosse per quanto lo stesso Pajetta sosterrà alcuni anni dopo in un incontro personale col leader storico del pcb. I due si vedono Il presidente de con 2 nella residenza di Bojana, il 10 settembre 1977. Todor Zhivkov saluta «l'attivista eminente e veterano del movimento socialista intemazionale», e per un po' discute con lui di internazionalismo e avanzata delle masse. Il verbale sarebbe uno fra i tanti se non venisse seguito da un'annotazione. «Più volte il compagno Pajetta ha insistito con il compagno Zhivkov perché la Bulgaria prenda in considerazione l'idea di approvvigionare il Paese con i prodotti Fiat. Allo scopo, propone la creazione di una società mista attraverso il movimento cooperativo». La cosa evidentemente non va in porto, ma poco dopo, se non della Fiat, il Comitato Centrale dovrà occuparsi di Giovanni Agnelli. C'è un'intera seduta dedicata alla questione, che non è di poco conto. Il presidente della Fiat si è recato in Bulgaria in 20 e 21 luglio 1978, è stato alloggiato a Bojana ed ha incontrato Zhivkov. Il Politburo - verbale 667 - si riunisce per affrontare il delicato problema delle spese: a chi imputarle? Agnelli non è un capo di Stato, non è un ambasciatore, non è un leader comunista. Risolve un intervento di Mladenov: «Ha alloggiato a Bojana che è residenza governativa». Le spese saranno imputate al capitolo «servizi ai diplomatici». SOFIA 00 giovani al «Symbol» di San Marino: vediamo se riusciamo a capirci Giuseppe Zaccaria FIRENZE DAL NOSTRO INVIATO La democrazia è faticosa e se ne sono accorti ieri Leoluca Orlando e i suoi retini: per sette ore di fila i 400 delegati della Rete sono restati inchiodati alle poltrone del cinema Capitol per riuscire ad approvare le regole interne di un movimento che fa della democrazia la sua stella polare. E così da ieri sera, dopo 9 mesi, la Rete ha il suo decalogo, ha una struttura organizzativa che somiglia a quella di un partito ed è guidata da una testa legittimata dal voto della base: Leoluca Orlando e Diego Novelli sono stati eletti, per acclamazione, coordinatore nazionale (cioè segretario) e garante (cioè presidente) e accanto ai due leader ci sarà un comitato nazionale (cioè una direzione) di 30 persone. Da oggi, ai vertici del movimeuto, si aprirà il dibattito su un tema che nei tre giorni dell'assemblea costituente è stato soltanto sfiorato: se e come lanciare la Rete nel mare delle prossime elezioni politiche. Sotto traccia si confrontano tre ipotesi: quella di Diego Novelli («Meglio non presentarsi subito, tra l'altro il prossimo Parlamento durerà poco»), quella di Nando Dalla Chiesa che preferirebbe presentare liste laddove il movimento è più consistente. E poi c'è Orlando, che continua a ripetere con con- Giancarlo Pajetta sollecitò i bulgari a usare società collegate al pei per l'export vinzione che «la Rete potrà essere presente col proprio simbolo quando in una realtà locale sarà capace di esprimere storie e identità riconoscibili», anche se poi, chi lo conosce bene, ritiene che la sua tentazione sia proprio quella di un lancio nazionale del movimento. Con le difficoltà che una proiezione nazionale comporta, visto che Orlando, insostituibile traino della Rete, potrà presentarsi capolista soltanto in tre circoscrizioni (Palermo, Roma e probabilmente il Veneto). La Rete intanto si è dotata del proprio regolamento interno, approvato ieri da una platea di delegati che hanno partecipato con pazienza e in gran numero alla lunghissima sfilza di emendamenti. La bozza preparata da Alfredo Galasso è piaciuta alla base che si è data uno statuto che tiene insieme in un originale coacervo - regole di tradizione leninista (il divieto tassativo dell'organizzazione del dissenso), altre di tradizione iper-garantista e radicale (la rotazione obbligatoria in tutti gli organismi dirigenti) e altre improntate ad una forte centralizzazione (Novelli, per esempio, sarà il supervisore ultimo di ogni iscrizione e di tutti gli statuti cittadini). Unica novità: il coordinatore nazionale non potrà restare in carica per più di 4 anni consecutivi: una norma votata dallo stesso Orlando, tra l'entusiasmo commosso dei suoi retini, [f. mar.] DALL'ITALIA Costa: spese svedesi per servizi africani ROMA. Dopo le fotografie degli statali assenteisti, il deputato liberale Raffaele Costa ha organizzato a Roma una manifestazione sulle «storture» nel funzionamento della pubblica amministrazione. Costa ha sottolineato «l'insoddisfazione di milioni di pubblici dipendenti poco incentivati e poco controllati, abbandonati dai politici, dimenticati a far nulla. In Italia - ha aggiunto - ci sono 4 milioni di statali: se fossero bene utilizzati avremmo i migliori servizi della Terra. Invece facciamo concorrenza al Terzo mondo pagando costi svedesi». [Ansa] «Mi perseguitano» E Boggio (de) querela VERCELLI. Il senatoi-e democristiano Carlo Boggio presenterà alla procura della pretura di Vercelli una denuncia contro il «persecutore» che da alcune settimane lo fa oggetto di minacce, intercettazioni telefoniche e pedinamenti. Boggio ha precisato di considerare «ridicole» le minacce: «Nella denuncia - ha sottolineato - accuserò invece questa persona di essere lo strumento di altri interessati a distruggermi sotto il profilo morale, attraverso la criminosa costruzione di falsi documenti che possano essere utilizzati per mettere in cattiva luce la mia dignità». [Ansa] Giovanni Moro: subito la legge sulla Sanità VICENZA. «Non bisogna perdere un minuto di tempo nel fare tutto ciò che è necessario alla Sanità». Lo ha detto Giovanni Moro, segretario del movimento federativo democratico, a un'assemblea organizzata a Thiene (Vicenza) dal Tribunale per i diritti del malato. «Il Parlamento - ha proseguito - deve decidersi a varare la legge di riordino delle Usi, facendo in fretta e assumendosene tutte le responsabilità». [r. i.] Digiuno radicale per i referendum ROMA. «I tre coordinatori nazionali della campagna referendaria radicale continuano il loro digiuno per difendere il diritto all'informazione dei cittadini italiani sul tema referendario e sulle attività del partito radicale». Lo ha ricordato ieri Marco Pannella. «L'informazione - aggiunge il leader radicale - viene sequestrata dal Capo dello Stato, falsando e usurpando ogni corretta e costituzionale formazione della volontà democratica nel Paese». [Ansa]