Caccia in città ai rapitori
Caccia in città ai rapitori Boss torinesi coinvolti nel sequestro della ragazza bresciana Caccia in città ai rapitori Molti indizi a carico della famigliaJerinò Due fratelli arrestati sei anni fa in città Si cercano a Torino i fratelli Jerinò, presunti rapitori di Roberta Ghidini. Da ieri mattina sono in corso discrete ma serrate indagini del nucleo interforze: accertamenti sulle frequentazioni dei sospettati, su tracce di loro recenti passaggi, su eventuali alloggi o locali a loro disposizione. Sotto inchiesta è una potente famiglia di Gioiosa Jonica, inquisita sul finire degli Anni 70 in una serie di rapimenti, da quello di Renato Lavagne a quelli di Gianni Bulgari, Tobia Matarazzi e Pietro Care. Carabinieri e polizia, dopo avere fermato Roberto Jerinò, 37 anni, a Gioiosa Jonica, sono ora in caccia di due suoi fratelli: Vittorio, 32 anni, e Giuseppe, 39 anni. Quest'ultimo è considerato il cervello della banda, mentre Vittorio sarebbe l'uomo che accompagnava Giovanni Fama, poi arrestato dalla polizia perché sorpreso a bordo di un'auto rubata nel Bresciano, entrata in autostrada a Desenzano dieci minuti dopo il rapimento di Roberta, e con nascosti nel bagagliaio tende, apparecchi ricetrasmittenti, sacchi a pelo. L'immagine del presunto Vittorio Jerinò è impressa nel videotape registrato da un monitor di controllo dell'autogrill «Badia al Pino Ovest», a dieci chilometri da Arezzo. Ai fratelli Jerinò porta anche un'altra, straordinaria coincidenza. La seconda auto blocca- ta dalla polizia sull'autostrada del sole, una Bmw con alla guida Salvatore Bava, (anche lui fermato per il sequestro), aveva la targa contraffatta ma apparterrebbe in realtà a Salvatore Seminara, cognato di Giuseppe Jerinò e stretto parente (forse fratello) di Angelo Seminara, a sua volta cognato del latitante Vittorio Jerinò, attualmente in carcere a Saluzzo dopo aver compiuto estorsioni ed essere stato coinvolto in un traffico di stupefacenti a Torino. Giuseppe e Roberto Jerinò erano stati arrestati a Torino il 16 ottobre 1975, al termine di una maxi operazione condotta dalla Criminalpol e dalla Mobi¬ le. Furono bloccati in un bar di corso Vittorio Emanuele 34 insieme con Salvatore Miolla e Salvatore Ursini. Giuseppe Jerinò, in quel momento, era inseguito da un ordine di cattura per il sequestro dell'industriale di Gretteria, Tobia Matarazzi, liberato quattro mesi prima dai carabinieri sull'Aspromonte. Gli Jerinò avevano una «base operativa» in via Belfiore (dove avevano anche nascosto le armi). Nel loro portafogli era stato trovato anche denaro proveniente dal sequestro di Gianni Bulgari. Arrestati, gli Jerinò erano entrati ed usciti dal carcere numerose vòlte (un loro fratello, Giorgio, è tutt'ora in galera), tornando spesso a Torino. Qui vivono ancora alcuni loro parenti, che sono in queste ore discretamente controllati. Alcuni accesamente sono stati disposti anche in Val di Susa, dove la cosca Ursini, ritenuta molto vicina a quella degli Jerinò, avrebbe stretti contatti con la manovalanza calabrese attratta al Nord dai lavori dell'autostrada del Fréjus. Gli investigatori ammettono: «Non ci sono indizi per pensare che Roberta sia qui, ma i tanti legami che gli Jerinò hanno in Piemonte ci consigliano di tenere gli occhi aperti». Angelo Conti Giuseppe (a fianco) e Roberta ferino furono arrestati nel 1975 in un bardi corso Vittorio con Salvatore Mioilae Salvatore Ursini. Entrarono e uscirono dal carcere (un fratello, Giorgio, è ancora in galera), tornando spesso a Torino
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