«I miei remi hanno sconfitto il Pacifico»

«I miei remi hanno sconfitto il Pacifico» Dal Giappone agli Usa, 133 giorni d'inferno: nelle tempeste è come essere in una lavatrice «I miei remi hanno sconfitto il Pacifico» Al traguardo il navigatore solitario SAN FRANCISCO. Trèntacinque nodi di vento, pioggia, burrasca: in questo inferno di gelida schiuma Gerard d'Aboville sta per concludere un'impresa considerata disumana e inspiegabile: la traversata del Pacifico a remi. Il marinaio bretone, dopo 133 giorni di mare, dal Giappone agli Stati Uniti, ha quasi raggiunto la meta. Si trova di fronte all'estuario del fiume Columbia che segna il confine tra l'Oregon e lo Stato di Washington e lascia alle spalle una solitaria scia di oltre undicimila chilometri e almeno trentacinquemila capovolgimenti. Era partito 1' 11 luglio da Chiosi (Tokyo) a bordo di «Sector», una barca lunga 8 metri e larga 1,65. Due giorni dopo aveva subito il primo rovesciamento. «Sector» però possiede un sistema «autoraddrizzante» che le permette, con l'aiuto di pompe e l'azione delle onde, di ritornare in assetto normale quando si capovolge. Solo, in mezzo all'oceano, D'Aboville riusciva a comunicare via radio con i suoi assistenti, la moglie Cornelia e i due figli. Il 4 settembre, giorno del suo quarantaseiesimo compleanno, confessava: «Queste capriole mi prostrano. Quando c'è tempesta mi chiudo in cuccetta, ed è come se fossi in lavatrice. Quando esco per remare, sfruttando la spinta delle onde, rìschio: l'altro giorno ho rotto l'antenna radio, ieri la cintura di sicurezza si è attorcigliata al seggiolino e mi ha tenuto prigioniero capovolto sott'acqua. Prendevo fiato fra un'onda e l'altra, finché sono riuscito a liberarmi. Ora c'è il sole e va meglio». Ha vogato al ritmo di dodici ore il giorno, inframmezzate da spuntini a base di liofilizzati e lavori di manutenzione. «Se fa brutto - diceva - mi dedico alla pura sopravvivenza e questo oceano mi sembra vuoto, infinitamente più grande dell'Atlantico che ho attraversato a remi undici anni fa». Talvolta ha dovuto correggere la rotta, allungando il percorso, come quando si è spinto a Sud per evitare il ciclone Mireille. ' Ha vissuto i momenti più drammatici quando veniva investito dai tifoni. Raccontava il 18 settembre: «Mi sono capovolto sei volte di seguito senza tregua. La barca scivolava sulle onde, piroettava e sbatteva da tutte le parti. Ad un certo punto sono caduto a precipizio a più di 36 chilometri all'ora. La prua si è inabissata, sono stato scaraventato in avanti mentre una massa enorme di acqua ha investito la paratia del pozzetto. Ho creduto che si sfasciasse tutto». A fine settembre, grazie ai venti favorevoli, era riuscito a risalire a Nord dopo 21 rovesciamenti. Dieci giorni dopo aveva incontrato violente depressioni: «Non ho mai visto onde così mostruose - raccontava -, colonne d'acqua di 8-10 metri si sono accanite impietose contro Sector. Per fortuna lei sta bene e io ho soltanto dei lividi. Ho ripreso a vogare, punto decisamente a Nord anche se farà ancora più freddo». A fine ottobre aveva segnalato i primi momenti di sfiducia: «Ho percorso i tre quarti del viaggio e mi sento stanco: ho mal di schiena e il mio corpo comincia a reagire male alla dieta e alle condizioni di vita». L'umidità minacciava il funzionamento della strumentazione, alimentata sia con pannelli solari, sia dal movimento del carrello azionato dal vogatore. In vista degli Stati Uniti la velocità è aumentata (80 miglia al giorno) ma il maltempo e le onde, che in prossimità della costa si innalzano paurosamenti, ostacolano le ultime vogate. Ieri è stato avvicinato dal cugino, il velista Olivier De Kersuason, che lo aveva raggiunto con un peschereccio: «Non è stato facile avvistarlo - ha raccontato -, le onde erano altissime. Quando lo abbiamo visto era rovesciato. Azionando la pompa è riuscito a raddrizzarsi. La barca è lesionata e le condizioni di Gerard sembravano agghiaccianti, aveva il volto insanguinato. Non ha voluto nessun aiuto. Mi ha fatto un cenno di saluto ed è scomparso sottocoperta». Irene Cablati Gerard d'Aboville, marinaio bretone: ha vogato per dodici ore al giorno, percorrendo undicimila chilometri, rovesciandosi almeno trentacinquemila volte. Sopra il percorso dal Giappone all'America

Persone citate: Chiosi, D'aboville, Gerard D'aboville, Olivier De Kersuason

Luoghi citati: Columbia, Giappone, Oregon, San Francisco, Stati Uniti, Tokyo, Washington